Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Nel panorama delle avanguardie della prima metà del XX secolo, l’opera di Paul Klee si caratterizza per l’originalità poetica e stilistica. Sebbene accetti i principi compositivi dell’arte astratta, Klee li interpreta non come un punto di arrivo ma come punto di partenza per una rifondazione della pittura di figurazione. Obiettivo finale dell’artista è quello di liberare la propria sensibilità e capacità intuitiva allo scopo di tradurre in immagini quel ricco mondo di forme, figure, simboli e colori che ci rivelano le componenti magiche e misteriose della vita.
Paul Klee nasce a Münchenbuchsee, in Svizzera. La famiglia si trasferisce nel 1880 a Berna. Qui Klee inizia, influenzato dai genitori, entrambi musicisti, a suonare il violino. Nel 1898 si stabilisce a Monaco per studiare pittura all’Accademia, dove sarà ammesso solo nel 1900. Alla fine dell’ottobre del 1901 intraprende, insieme allo scultore Hermann Haller (1880-1950), il suo primo viaggio in Italia, soggiornando a Roma, Napoli e Firenze. Tra il 1901 e il 1905 realizza una serie di acqueforti di ispirazione simbolista e un gruppo di 26 acquerelli su vetro, che sono esposti alla mostra internazionale della Secessione di Monaco del 1906. Nel 1909 partecipa alla XIX rassegna della Secessione di Berlino e, nel 1911 si stabilisce a Monaco, dove si svolge la sua prima mostra personale alla Galerie Tannhauser.
A Monaco frequenta Alfred Kubin e gli artisti del Blaue Reiter – Vasilij Kandinskij, August Macke, Franz Marc, Alexej Jawlensky, con i quali nel 1912 espone 17 opere alla seconda mostra del gruppo espressionista. Durante il suo lungo periodo di formazione si reca anche a Parigi, dove stringe amicizia con Robert Delaunay e frequenta l’ambiente cubista, caratterizzato dalle figure di Georges Braque e Pablo Picasso.
Grazie alla vendita di alcuni disegni e acquerelli, nel 1914 può compiere un viaggio in Tunisia insieme agli amici pittori August Macke e Louis Moilliet. Questa esperienza risulterà decisiva nella definizione della sua ricerca pittorica: “Questo è il momento più felice della mia vita: il colore e io siamo una cosa sola. Sono pittore”. Infatti, la percezione della ricchezza cromatica dei paesaggi africani lo porta a realizzare piccoli acquarelli astratti molto luminosi, esposti al ritorno dal viaggio al primo salone della Nuova Secessione di Monaco.
Negli anni immediatamente successivi una serie di mostre (Berlino, Monaco, Zurigo) permette a Klee di riscuotere un notevole successo di pubblico e critica, facendo in pochi mesi salire considerevolmente le quotazioni delle sue opere. Al termine del primo conflitto mondiale realizza nuove opere, tra cui Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte (al Kunstmuseum di Berna), nella quale inizia a sperimentare un superamento delle tradizionali barriere linguistiche e formali, attraverso composizioni astratte che combinano parole (poesia) e colori (pittura). Questa ricerca prosegue con il ciclo Quadri-poesia, anticipazione di ricerche artistiche che saranno sviluppate negli anni Sessanta dall’arte concettuale, dalla narrative art e dalla poesia visiva. Diversamente da quanto già fatto da cubisti e futuristi, che inserivano semplicemente lettere e numeri nelle loro composizioni, Klee segue un nuovo procedimento che parte dalle diverse forme geometriche (cerchi, triangoli, archi) per arrivare a determinare colori e forme.
Nel 1920 è chiamato da Walter Gropius alla Bauhaus di Weimar, dove dirige la legatoria, i laboratori di pittura su vetro e, dal 1927, un corso di pittura. Durante questo periodo ha modo di approfondire le sue teorie riguardo l’essenza dell’atto creativo, la costruzione dell’immagine, i meccanismi della percezione, e soprattutto la fondamentale relazione tra processo creativo e mondo naturale. Per Klee, infatti, l’avvicinamento dell’arte alla natura non può avvenire attraverso l’imitazione, ma nella ricerca e riproduzione delle leggi della creazione. Klee sostiene che “per l’artista la comunicazione con la natura resta la più essenziale delle condizioni. L’artista è umano; è egli stesso natura; parte della natura all’interno dello spazio naturale”.
Nel 1924, con Kandinskij, Lyonel Feininger e Jawlenskij fonda il gruppo Die Blaue Vier (I Quattro Azzurri) che terrà molte mostre, soprattutto negli Stati Uniti. Nel 1925, a causa del trasferimento del Bauhaus, si sposta a Dessau dove vive a casa di Kandinskij. Nello stesso anno partecipa alla rassegna di pittura surrealista alla Galerie Pierre di Parigi e, per la prima volta, la Nationalgalerie di Berlino acquista una sua opera.
Nel 1929 realizza uno dei suoi dipinti più noti Strade principali e secondarie, in cui appare chiaro come per Klee l’astrazione pittorica si manifesti attraverso rappresentazioni di tipo ideografico. Il quadro, prospettiva di una città immaginaria costruita attraverso linee incrociate, appare come una riflessione sulle nuove realtà metropolitane, che diventano per l’artista svizzero paesaggi da indagare e rappresentare in termini fantastici.
Nel 1930 interrompe la sua collaborazione con la Bauhaus, per accettare, l’anno seguente, la cattedra di pittura all’Accademia di Düsseldorf. L’avvento al potere di Hitler porterà nel 1933 al suo licenziamento, e alla presentazione di ben 17 sue opere nella mostra dell’“arte degenerata” organizzata dal regime nazista nel 1937. Diventa quindi inevitabile un suo trasferimento in Svizzera, dove realizzerà fino al 1940, anno della sua morte, un’immensa quantità di opere (nel 1939 più di 1200), caratterizzate dall’uso di colori cupi e forme dai marcati contorni neri.
Essenziali per comprendere il vastissimo ed eterogeneo lavoro dell’artista svizzero sono i Diari, scritti tra il 1898 e il 1918, e il suo lavoro teorico e didattico La Confessione creatrice (1918-1920), Quaderno di schizzi pedagogici (1925), e Teoria della forma e della figurazione, pubblicato solo nel 1956, comprendente 11 brevi saggi sulla concezione dell’arte e un corso di lezioni riguardo il divenire della forma, svolte alla Bauhaus di Weimar tra il 1921 e il 1922. Dalla lettura di queste pagine, emerge chiaramente come Klee tenti costantemente di unire alla personale ricerca poetica una più generale teoria del fenomeno creativo, della percezione, del movimento, dei valori simbolici nella forma, nei segni, nella luce e nel colore.
Se la ricerca artistica di Klee si è sempre caratterizzata per un superamento dei limiti tradizionali della pittura (portandolo spesso a confrontarsi con filosofia, poesia e scienze naturali), un discorso a parte va fatto riguardo al rapporto privilegiato che durante tutta la vita ebbe con la musica. Oltre a espliciti riferimenti nei titoli e all’inserimento di segni musicali nelle opere pittoriche e grafiche, il direttore d’orchestra e compositore Pierre Boulez nel suo libro Paul Klee e la musica (1989), ci ricorda come l’attenzione del pittore svizzero sia soprattutto rivolta allo studio e alla trasposizione delle strutture tipiche della musica ad altre forme d’espressione. In proposito Klee dichiara: “È certo che la polifonia esiste in campo musicale. Il tentativo di trasporre quest’entità nell’arte plastica non avrebbe in sé niente di notevole. Ma utilizzare le scoperte specifiche compiute dalla musica in alcuni capolavori polifonici, penetrare profondamente questa natura cosmica, uscirne con una nuova visione dell’arte e seguire l’evoluzione di queste nuove acquisizioni nel campo della rappresentazione plastica è già molto di più. La simultaneità fra più temi indipendenti costituisce una realtà che non esiste unicamente in musica – benché tutti gli aspetti tipici di una realtà siano validi in una sola occasione –, ma trova le sue basi e le sue radici in qualsiasi fenomeno e ovunque”. Senza cercare, quindi, impossibili trasposizioni o forzati parallelismi fra il mondo dei suoni e quello delle immagini, Klee rileva come sia possibile e utile metterli in relazione dal punto di vista strutturale, e in particolare rispetto all’idea di polifonia, intesa come unica possibilità di rappresentazione del mondo in termini di simultaneità delle sensazioni.