REYNAUD, Paul
Uomo politico francese, nato a Barcelonnette (Basses-Alpes) il 15 ottobre 1878. Deputato nel 1919, fallì alle successive elezioni; rientrato alla Camera nel 1934, terrà ormai un atteggiamento tutto proprio che finirà col renderlo un isolato. Uomo di destra, ne combatterà, di fatto, tutte le tesi: nel 1934 si schierò contro la parità aurea e vide la soluzione della crisi nella svalutazione del franco, nel 1935 - seguendo le idee di Ch. De Gaulle - si fece alla Camera appassionato assertore della creazione di forze motorizzate, nel marzo 1938 fu l'unico non marxista che accolse lo sfortunato appello di L. Blum per un governo di unione nazionale; dopo Monaco abbandonò l'Alleanza democratica rompendo clamorosamente con P.-E. Flandin e facendosi catalogare fra i bellicisti. Sulla base della sua critica economica, nel senso del più ortodosso liberismo, si formò il gabinetto Daladier, ma dal 10 aprile al 1° novembre 1938 ebbe il dicastero della Giustizia e, quando passò alle Finanze, la situazione internazionale era ormai tale da falsare le regole del libero giuoco economico.
Divenuto presidente del Consiglio il 21 marzo 1940, non conservò pempre un'energia pari alle difficoltà del momento e il 16 giugno si ritirò di fronte alla volontà della maggioranza del ministero di chiedere l'armistizio. Arrestato il 6 settembre 1940, fu sottoposto al processo di Riom e poi consegnato ai Tedeschi. Sotto la IV Repubblica, è stato eletto il 2 giugno 1946 alla seconda Costituente, che respinse la domanda comunista d'invalidazione, e il 10 novembre 1946, all'Assemblea nazionale.
Bibl.: Oltre l'apologetico, La France a sauvé l'Europe, Parigi 1947, del R. stesso, v.: Pertinax, Les fossoyears, New York 1943 (assai parziale); F. Goguel, La politique des partis sous la IIIe République, Parigi 1946; A. Garosci, Storia della Francia moderna, Torino 1947.