TILLICH, Paul
Teologo protestante, nato a Starzeddel (Brandeburgo) il 20 agosto 1886, morto a Chicago il 22 ottobre 1965. Compì studi universitari dì filosofia e teologia dal 1904 al 1912 a Berlino, Tubinga, Halle, Breslavia; fu cappellano militare negli anni 1914-18, libero docente di teologia all'università di Berlino dal 1919 al 1924, professore di teologia nelle università di Marburgo, Dresda, Lipsia (1924-29), professore di filosofia e sociologia nell'università di Francoforte, dove assunse nel 1929 la cattedra che era stata di M. Scheler e donde dovette allontanarsi nel 1933 per aver sostenuto la tesi del socialismo cristiano. Trasferitosi in America su invito di R. Niebuhr, insegnò teologia a New York (fino al 1955), Harvard (fino al 1961), Chicago.
Partito da lavori sul tardo Schelling (Die religionsgeschichtliche Konstruktion in Schellings positiver Philosophie, ihre Voraussetzungen und Prinzipen, Breslavia 1910; Mystik und Schuldbewusstsein in Schellings philosophischer Entwicklung, Gütersloh 1912), T. non ha più abbandonato alcune fondamentali suggestioni scaturenti da quegli studi: un profondo interesse ontologico-esistenziale e la connessione filosofia-teologia. Questa connessione è uno dei segni più evidenti di quella "posizione di frontiera" (cfr. On the boundary. An autobiographical sketch, New York 1966; trad. it., Brescia 1969) e di quel "metodo di correlazione" che, rispettivamente, T. visse e teorizzò. La definizione di fede come "cura ultima" (ultimate concern) si riferisce alla ricerca dell'essere come "fondamento" e "abisso"; la religione non è, pertanto, secondo T. - che su questo punto polemizza con Otto e Schleiermacher, pur risentendone profondamente l'influsso - una facoltà particolare dello spirito, ma l'atteggiamento fondamentale del medesimo, sempre teso alla riconnessione col fondamento. Da ciò l'interesse di T. per la teologia delle religioni (v., per es., The future of Religions, New York 1966; trad. it., Brescia 1960) e per la teologia della cultura (da Religionsphilosophie der Kultur [con G. Radbruch], Berlino 1919, 19682, a Theology of culture, New York 1959): a differenza e in polemica con Barth, T. è portato dai suoi presupposti a vedere la cultura come forma storica della religione. Nella cultura si producono i "simboli" religiosi, che però T. ritiene sia sempre necessario sottoporre all'esame del "principio protestante", onde evitare che il simbolo diventi esso stesso un idolo. Il particolare protestantesimo di T. si esprime anche nel convincimento della "giustificazione per grazia attraverso la fede". L'opera in cui maggiormente convergono tutti i motivi del pensiero di T. è la Systematic theology, voll. 3, Chicago 1951-1963. Tra le altre numerosissime opere: Das Dämonische. Ein Beitrag zur Sinndeutitng der Geschichte, Tubinga 1926; Kairos. Ideen zur Geisteslage der Gegenwart, Darmstadt 1926; The shaking of the foundation, New York 1948, 19582; The Protestant Era, Chicago 1948; The courage to be, New Haven 1952, 19616, trad. it., Roma 1968; The dynamics of faith, New York 1957, trad. it., Roma 1967; A history of Christian thought, ivi 1968, trad. it., Roma 1969.
Bibl.: Tra i numerosissimi scritti su T. ricordiamo: G. Tavard, P. Tillich and the Christian message, New York 1962; B. Gherardini, La seconda Riforma, vol. II, Brescia 1966, pp. 282-365; C. J. Armbruster, The vision of P. Tillich, New York 1967; B. Mondin, P. Tillich e la transmitizzazione del cristianesimo, Torino 1967; T. Wernsdörfer, Die entfremdete Welt. Eine Untersuchung zur Theologie P. Tillichs, Zurigo-Stoccarda 1968; R. Bertalot, Una teologia per il XX secolo, Roma 1971; N. Bosco, P. Tillich tra teologia e filosofia, Milano 1974; S. Scabini, Il pensiero di P. Tillich, ivi 1977.