Vecchiali, Paul
Regista e sceneggiatore cinematografico corso, nato ad Ajaccio il 20 aprile 1930. Amore, tenerezza, anarchia sono i temi di un'opera incentrata su una scrittura filmica in cui il disagio si intreccia con l'attenzione al dettaglio, alla malattia, al silenzio e alla paura in una rappresentazione della vita come melodramma, universo chiuso dove i fatti sono al limite della verosimiglianza e si costituiscono come incontro con il destino, in analogia a quello che nel teatro di Jean Genet era la drammaturgia del circo.
Conseguita la laurea in ingegneria all'école polytechnique di Parigi, vi insegnò per alcuni anni, per poi occuparsi di cinema come critico dei "Cahiers du cinéma" e aiuto regista. Il suo esordio, Les petits drames (1961), precisò subito il modello che avrebbe poi seguito: produzione indipendente e a basso costo e intento sperimentale, senza distinzioni tra lungometraggio e cortometraggio (Les roses de la vie, 1962; Maladie, 1978) o prodotto televisivo seriale (Les jurés de l'ombre, 1989). Successivamente in L'étrangleur (1970), girato dal punto di vista di un assassino, il realismo si perde nello specchio oscuro dove si sdoppiano il giorno e la notte; mentre in Femmes femmes (1974) ricordi, dolori ed entusiasmi di due donne costituiscono la favola amara di un sogno che trova una dimensione trascendente. In Change pas de main (1975) l'iterazione dell'erotismo nel gioco della finzione scopre il piano onirico dei gesti ripetuti in un rituale quasi sadico portato all'estrema esasperazione.
Nelle opere della fine degli anni Settanta (La machine, 1977, e Corps à cœur, 1979, Corpo a cuore) i ritmi della scrittura filmica accompagnano i personaggi nella comprensione del diverso e del diritto ad amare, ma l'amour fou (su cui sarà incentrato anche Rosa la rose, fille publique, 1986, Una dona per tutti) mette improvvisamente in discussione lo stile, di un realismo minuzioso fino al delirio, del regista. In C'est la vie (1981) lo spaesamento si propone in una ballata sulla follia del vivere, mentre Trous de mémoire (1984) ritrova i passi perduti e le parole non dette tra un uomo e una donna scavando nelle emozioni per tracciare un disegno freddo e straniato. In Le café des Jules (1989) V. osserva l'atmosfera a lui cara dei bistrots e ne trae il senso panico di un'attesa, trasferita sullo schermo come inquietudine indefinita. In Encore. Once more (1988; Once more. Ancora) l'amore tra due uomini e il calvario della malattia si inscrivono in atmosfere dal sapore del cinema di Jean Grémillon o di Jacques Demy. L'impure (1991) traccia il ritratto di una solitudine in una Parigi anni Trenta, secondo il gusto del romanzo popolare. Du sueur et du sang (1994) è un inventario di memorie, l'apologo di un giovane pugile che accetta la sconfitta per il sogno di acquistare un violino. Tutto ritorna, come in un caleidoscopio, in à vot' bon cœur (2004); il film è una metafora sul cinema, sulle incertezze e le pause che la lavorazione comporta, durante le quali la forza della volontà si trasforma in pensiero.