Verhoeven, Paul
Regista nederolandese, nato ad Amsterdam il 18 luglio 1938. Affermatosi in Europa come cineasta tra i più controversi e scandalosi, per il gusto dell'eccesso e la rappresentazione iperbolica della violenza, V. ha trovato in seguito, nei generi americani, un ambito dove far convivere la propria personalità artistica con i dettami degli studios. Nei suoi film sesso e violenza sembrano essere i parametri con cui giudicare gli uomini, e la rappresentazione che egli ne offre sullo schermo è sempre vitalistica e di forte impatto.
Laureato all'università di Leiden, prestò il servizio militare nella Marina, dove cominciò la propria carriera come documentarista. Dopo aver lavorato in televisione, riscosse un notevole successo con il suo film d'esordio, Wat zien ik? (1971; Gli strani amori di quelle signore) che, attraverso la vita di due prostitute, indaga sul mondo del sesso a pagamento. La predilezione del regista per temi e situazioni di intenso impatto emotivo, che affrontano i lati più oscuri della sessualità, risultò però particolarmente evidente nelle opere successive, da Turks fruit (1973; Fiore di carne), racconto di una carnale e cupa storia d'amore tra uno scultore (Rutger Hauer, che diventerà il suo attore-feticcio) e una giovane sessualmente disinibita, a Keetje Tippel (1975; Kitty Tippel… quelle notti passate sulla strada), ritratto eccessivo e barocco di una prostituta di fine Ottocento, da Spetters (1980; Spetters o Spruzzi), cruda storia di depravazioni giovanili, il cui lato melodrammatico è nascosto da una messa in scena ai limiti della pornografia, a De vierde man, noto anche come The fourth man (1983; Il quarto uomo), onirico thriller a sfondo sessuale, ricco di risvolti cinefili.Segnalatosi già al di fuori dell'Olanda con Soldaat van Oranje (1977; Soldato d'Orange), nel suo primo film realizzato negli Stati Uniti, Flesh + Blood (1985; L'amore e il sangue), V. ricostruì in uno scenario di fantasia, dominato da sadismo e sopraffazione, l'Europa del secolo. Ma la sua prima, vera opera hollywoodiana, con cui ha ottenuto anche la nomination all'Oscar per la miglior regia, è un film di fantascienza, Robocop (1987), in cui rie-labora, non senza autoironia, la figura del cyborg, enfatizzando il connubio di carne e macchina. Dato il grande successo del film, ha quindi ottenuto la regia di Total recall (1990; Atto di forza), interpretato da Arnold Schwarzenegger. Tratto da un complesso racconto di Ph.K. Dick, è abilmente diretto da V. che riesce a impiegare al meglio gli effetti speciali.
Abbandonata la società del futuro, si è misurato con il thriller, ottenendo un altro grande successo con Basic instinct (1992), film che ha lanciato Sharon Stone, sfruttandone le doti di perfetta dark lady, ma che ha suscitato anche numerose polemiche, a causa della raffigurazione esplicita di brutalità ed erotismo; ma sia qui, sia nel seguente Showgirls (1995), ambientato nel mondo corrotto delle spogliarelliste, la rappresentazione dell'osceno serve a V. per criticare l'ipocrisia della società statunitense, dominata dalla mercificazione del sesso, ma incapace di parlarne per il suo puritanesimo.
Altrettanto incompreso è stato Starship troopers (1997; Starship troopers ‒ Fanteria dello spazio), con cui V. è tornato alla fantascienza realizzando una dura satira antimilitarista, ancora diretta contro la società americana. Con Hollow man (2000; L'uomo senza ombra), rivisitazione paradossalmente molto fisica della mitica figura dell'uomo invisibile, il regista ha comunque riconquistato il suo pubblico, confermando al tempo stesso l'irriducibile pessimismo della sua opera.
R. Van Scheers, Paul Verhoeven, London 1997; R. Menarini, Paul Verhoeven, in Hollywood 2000. Panorama del cinema americano contemporaneo. II. Autori, a cura di L. Gandini, R. Menarini, Genova 2001, pp. 309-16.