PAURA
. È un'emozione (v.) difensiva, che ha l'alleata naturale nella collera, emozione offensiva. I suoi gradi sono diversi, dallo scoramento allo spavento; e diversi gli aspetti, dal pavor nocturnus del fanciullo al panico collettivo, al terrore che uccide e impietra, provocando la fulminea rigidità cadaverica simboleggiata dalle statue dei Niobidi, e dimostrata dagli stampi dei sepolti di Pompei. La paura, emozione universale ed ereditaria in ogni specie animale e in ogni razza umana, comporta modificazioni cardiaco-circolatorie, ora di maggiore eccitabilità, ora d'inibizione; affrettarsi o rarefarsi del polso; costrizione dei vasi sanguigni (pallore) o loro dilatazione; ipertensione o ipotensione arteriosa; affollamento del respiro o sua sospensione; secrezioni in aumento (sudore) o in arresto (mestrui, latte); accelerato o paralizzato il movimento gastro-enterico; fuga, oppure immobilità; tremore "per troppi spiriti animali, o per troppo pochi", direbbe Cartesio; spasmo vescicale; dilatazione pupillare (midriasi). Controversia annosa, tra fisiopsicologi, se da ogni espressione somatica della paura risulti confermato il teleologico principio darwiniano delle "attitudini utili". In questo consentirebbero fenomeni fisiologici della paura, ancora più intimi, rilevati negli ultimi tempi da sperimentatori americani (W. B. Cannon, R. Elliot, ecc.) avendo essi verificato maggiore versamento di glucosio e di adrenalina nel circolo sanguigno, sia di gatti atterriti dal cane; sia di studenti al momento di un esame difficile; sia di campioni sportivi in procinto d'una gara solenne. Zucchero e adrenalina, provviste propizie agli sforzi del cuore e alle violente azioni neuro-muscolari della difesa (fuga o controaggressione).
Bibl.: A. Mosso, La paura, Milano 1884; oltre i lavori sperimentali su ricordati.