pauroso (pauruso, in rima)
Qualifica la persona o cosa che incute paura: If II 90 de l'altre [cose, che non hanno potenza di fare altrui male, v. 89] no, ché non son paurose (ma si veda l'interpretazione del Chimenz: " non ‛ che mettono paura ', ma ‛ da doverne aver paura ' ", che appare più adatta a giustificare il ché causale preferito, senza forti appoggi, al pronome relativo).
In Vn III 3 io discernea una figura d'uno segnore di pauroso aspetto a chi la guardasse, propriamente si tratta di quella ‛ paura ' (v.) che Amore, secondo il canone stilnovistico, provoca nell'innamorato. A questo rapporto amore-timore si riferiscono infatti le seguenti attestazioni in cui p. ha valore soggettivo, qualificante cioè colui che prova paura: Vn III 1 [Beatrice] volse li occhi verso quella parte ov'io era molto pauroso, e XIV 12 9. Così anche in Rime LXV 10 riconfortando gli occhi paurusi, dov'è da sottolineare la rima siciliana con chiusi, e in Rime dubbie XIV 5.
Il medesimo valore attivo si riscontra nella forma sostantiva di Fiore CLXXXVIII 14 così gli faccia forte il pauroso.