PAUSA (fr. silence; sp. pausa; ted. Pause; ingl. rest)
Quando nel corso d'una composizione musicale la serie dei suoni (vocali o strumentali, principali o secondarî) è interrotta per una durata di tempo più o meno lunga, si ha l'effetto che viene detto pausa. Pausa significa, quindi, nel linguaggio musicale, cessazione temporanea di suono; essa può accadere in qualunque momento della composizione musicale e può avere diversa importanza a seconda della sua durata e a seconda della posizione che è da essa occupata (tempo forte, tempo debole della battuta) nel discorso musicale. Poiché lo sviluppo d'un canto non può essere concepito senza che esso dia luogo a un'alternativa di suoni e di pause, è evidente che, in qualunque epoca e in qualunque scuola, sistemi di pause sono stati conosciuti e praticati. Non in tutte le epoche e in tutte le scuole, però, i sistemi di pause hanno avuto un uguale svolgimento, né hanno dato vita a un uguale corredo di segni.
Così, p. es., il canto fiorito nei primi secoli del Medioevo, sino verso l'anno Mille, e che ebbe la sua migliore forma nel canto gregoriano e la sua più ricca e complessa interpretazione nella notazione neumatica, non conobbe segni particolari di pausa indicanti regolari e ben determinate interruzioni di suoni, sebbene l'armonico sviluppo degl'incisi, delle mezze frasi e delle frasi desse luogo, necessariamente, nel discorso musicale, a una serie regolare di pause (morae vocis) di diversa durata. Parimenti, l'interpretazione moderna del canto gregoriano (secondo l'insegnamento benedettino) pur ammettendo pause di durata diversa e segni diversi di pausa, non dà ai segni stessi un valore preciso sebbene essi indichino interruzioni di suono più o meno lunghe. Per contro, segni di pausa d'indubbio significato furono conosciuti e praticati nella musica ellenica. Questa conobbe, infatti, e usò i segni di pausa corrispondenti ai primi e più semplici valori di durata; e conobbe, quindi, e praticò il segno di pausa corrispondente alla durata d'un tempo primo (chronos protos), nonché i segni di pausa indicanti le durate di due, di tre, di quattro, di cinque tempi primi; e rappresentò le pause stesse per mezzo d'un Λ solo o con segni supplementari.
Un vero e proprio sistema completo di pause e di segni relativi si ebbe, però, soltanto quando, dopo il primo millennio dell'era volgare, sorse il canto a più voci simultanee e con esso il contrappunto con suoi variati e multiformi artifici; quando, cioè, sorse la necessità di dare a ogni suono come a ogni pausa (nonché ai segni di notazione relativi) un preciso e ben determinato valore di durata. Allora, intorno al valore della breve, che fu considerata dagli antichi come la generatrice di tutto il sistema mensurale medievale, apparvero i valori della longa e della semibreve (maggiore e minore) e poi quelli della minima e della semiminima; e intorno al segno della pausa della breve sorsero, dapprima, i segni di pausa della longa perfetta e della imperfetta e poi quelli delle semibrevi maggiore e minore. Si affermò, quindi, allora, il principio che i segni delle pause tanti spazî del rigo occupano quanti tempi valgono; e sorse il primo sistema completo di pause e di segni relativi, sistema che può essere detto franconiano e che venne formato nel modo seguente: a) finis punctorum; b) longa perfecta; c) longa imperfecta; d) brevis recta; e) semibrevis maior; f) semibrevis minor; cui corrisponde il quadro riprodotto dalla Abbreviatio Magistri Franconis a Johanne dicto Balloce in H. de Coussemaker, Scriptorum de musica medii aevi, I, p. 252.
Ma lo sviluppo sempre più complesso della musica misurata e l'aumento progressivo delle figure, cantabili, di piccolo valore non concedevano lunghe soste al sistema franconiano. Questo, infatti, si sviluppava, nei secoli tra il XIV e il XVI, parallelamente a quello delle figure cantabili, tendendo ad aumentare sempre più il numero dei valori inferiori a quello d' un tempo di breve. Si stabilivano, così, oltre al valore fisso della semibreve, i valori di pausa della minima e della semiminima (all'ultimo dei quali veniva dato, per la sua brevità, il nome di suspirium); e mentre tramontavano i lunghi valori di pausa delle longhe perfette e imperfette e mentre rimanevano in uso, dell'antico sistema franconiano, soltanto le figure delle pause di breve e di semibreve, sorgevano i nuovi valori di pausa della fusa (o semisuspirium) e della semifusa (cioè della croma e della semicroma) ai quali, assai più tardi, dovevano aggiungersi, a completare il quadro delle pause musicali, i valori e i segni delle pause di biscroma e di semibiscroma. Si alterava, allora, anche la forma primitiva dei segni di pausa. Ai tratti rigidamente verticali che caratterizzavano le forme delle pause di longa, di breve e di semibreve, nel sistema franconiano, si aggiungevano i tratti uncinati con i quali venivano rappresentati i valori più piccoli della minima; e dalla fusione delle vecchie con le nuove forme sorgeva il sistema attuale.