Vedi PAUSIAS dell'anno: 1963 - 1996
PAUSIAS (v. vol. V, p. 997)
Alle fonti va aggiunto un epigramma frammentario pervenuto attraverso un papiro, che descriveva un quadro di Apelle concludendo con ima lode per «colui che ha dipinto i fiori»: evidentemente P. usava decorare con i suoi caratteristici girali le cornici che racchiudevano le tavole degli altri pittori della scuola di Sicione. Un esempio è offerto dal mosaico di Pella con il motivo di acanto che circonda la scena della Caccia al cervo, attribuita a Melanthios (v.).
Si accrescono le informazioni sulla decorazione dei soffitti con cassettoni dipinti, secondo il procedimento escogitato da P.: le iscrizioni di Delo li definiscono «quadri da soffitto» (πίνακες όροφικοί), e la pittura funeraria ne fornisce esempi ad Alessandria e in Etruria, non lontani dal tempo del pittore. In particolare, il motivo centrale nella decorazione interna delle coperture, sia di ambienti domestici che sacri, sarebbe stato il cerchio iscritto nel quadrato, che appare letteralmente riflesso dai pavimenti a mosaico di ciottoli nella patria stessa del pittore, a Sicione, come a Corinto, Megara e Olinto.
A Delo vengono indicati come πρόσωπα, i lacunari ornati con «volti» umani, il che ci riporta a un preciso ordine di testimonianze: le teste femminili, talora assimilabili ad Afrodite, che emergono da girali di acanto. Come ornamento secondario dei vasi apuli, il motivo appare col Pittore dell’Ilioupèrsis, in coincidenza con l'inizio dell'attività di P. (370-360 a.C.). Attorno al 330 è attestato in grande scala nel mosaico di ciottoli a Durazzo. L'apoteosi della donna tra le corolle rammenta un altro soggetto di P., l'amata Glicera ritratta insieme agli intrecci da lei prodotti nell'attività di ghirlandala e variati dalla fantasia del pittore: la ceramica italiota continua a fornire prove esuberanti del floreale sicionio, combinato con eroti (anch'essi presenti nel catalogo di P.) e altre figure o gruppi mitologici.
Potrebbe dunque risalire a P. il maggiore impulso nella diffusione dei girali, che rappresentano uno dei temi fondamentali dell'arte applicata, al passaggio tra la classicità e l'ellenismo (Jucker, 1961; Robertson, 1975). È stata inoltre stabilita la pertinenza alla seconda metà del IV sec. di un motivo frequente, ma parimenti destinato a una lunga fortuna fino alla tarda antichità: la c.d. ghirlanda rettilinea, o festone rigido, avvolto da nastri, identificato nella Tomba François di Vulci e nella pittura di un ipogeo di Monte Sannace in Apulia, datato dal corredo attorno al 300 a.C.
La verifica in queste pitture monumentali dei valori cromatici e luministici che già apparivano legati agli ornamenti vegetali nella ceramica apula, e particolarmente nei vasi detti di Gnathia (v.), conferma che i toni smaglianti del bianco e del giallo per accentuare le luci appartenevano originariamente all'encausto di Pausias.
Bibl.: H. Jucker, Das Bildnis im Blätterkelch, Olten-Losanna-Friburgo 1961, p. 197 ss., figg. 126-128; J. J. Pollitt, The Ancient View of Greek Art, New Haven-Londra 1974, pp. 252, 353, 408, 427, 441; M. Robertson, A History of Greek Art, Cambridge 1975, pp. 487-490; E. Keuls, Plato and Greek Painting, Leida 1978, pp. 141, 143; P. Moreno, La pittura tra classicità ed ellenismo, in R. Bianchi Bandinelli (ed.), Storia e civiltà dei Greci, VI, Milano 1979, pp. 490-492; Pline l'Ancien, Histoire naturelle, XXXV (a cura di J.-M. Croisille), Parigi 1982, pp. 88-90, 230-233; D. Salzmann, Untersuchungen zu den antiken Kieselmosaiken, Berlino 1982, p. 57; Ch. Aellen, A. Cambitoglou, J. Chamay, Le Peintre de Darius et son milieu (Hellas et Roma, IV), Ginevra 1986, p. 220, fig. alla p. 221; p. 145, fig. alla p. 148; p. 132, figg. alle pp. 21 e 125; p. 196, fig. alla p. 24; p. 81, figg. alle pp. 17 e 80 (figure femminili e teste tra girali, come ornamento secondario di vasi apuli); P. Moreno, Pittura greca, Milano 1987, pp. 136-140, figg. 140-143; M. Andronikos, Η ζωγραφική στην αρχαία Μακεδονία, in AEphem, 1987, pp. 361-382, in part. p. 364; A. Rouveret, Historie et imaginaire de la peinture ancienne, Roma 1989, pp. 196, 242, 255, 267, 291, 439, 472-473, 479, 483, 491, 494, 496; A. D. Trendall, Red Figure Vases of South Italy and Sicily, Londra 1989, p. 80, fig. 146; p. 85, fig. 179; p. 86, figg. 186-187; p. 87, fig. 190; p. 88, figg. 197-198; p. 89, fig. 204; p. 90, fig. 209; p. 91, fig. 210; p. 92, fig. 222; p. 94, fig. 231; p. 95, fig. 236; p. 96, fig. 238; p. 97, fig. 248; p. 98, fig. 251; p. 99, fig. 257; p. 101, fig. 268; (teste, figure o gruppi tra girali, su vasi apuli); I. Vokotopoulou, Οι ταφικοι τύμβοι της Αινείας, Atene 1990, pp. 40-41, figg. 14-17, tavv. I-IV, XIII, XV, XXI, XXV (teste femminili tra girali, con riferimento a P.); S. G. Miller, The Tomb of Lyson and Kallikles, Magonza 1993, p. 48, nota 75.