PAUSON (Παύσων)
Pittore, probabilmente ateniese e contemporaneo di Polignoto.
Aristofane (Acharn., 854 e Pluut., 602) lo dice cattivissimo (ὁ παμπόμηρος) e "compagno di mensa della povertà"; Aristotele (Polit., viii, 5, 7) un artista non ἠϑικός, che dipingeva gli uomini meno belli di quanto non fossero in realtà (Poet., 2). Il giudizio sulla sua produzione appare del tutto negativo in un passo di Temistio (Orat., xxxiv, ii, p. 41) che riecheggia con ogni probabilità l'opinione più corrente: tutt'intera la produzione di P. non valeva un solo πινάκιον di Zeusi o Apelle. Al nome di P. è legato anche un aneddoto (Ps.-Luciano, Demosth. encom., 24; Aelian., Var. hist., xiv, 15): egli avrebbe disegnato un cavallo corrente, circondato da una nuvola di polvere; solo capovolgendo il quadro appariva un cavallo ἀλινδούμενος, che si voltolava - cioè - nella polvere, come aveva richiesto il cliente.
Come del tutto probabile è l'identificazione del P. citato da Aristofane (che già gli Scholia glossano come "pittore") coll'artista di cui parla Aristotele, così è anche probabile l'identificazione col pittore di quel P., o Pason, che ritorna in un altro passo di Aristotele (Metaph., 105o) a proposito di un Hermes (cfr. anche Comm. di Alexander ad Aristotele, i, 588, dove P. è detto ἑρμογλύϕος).
P. ci appare come una figura ben nota nell'Atene della metà del V sec. a. C.; la sua produzione, forse più virtuosistica che artistica, e in maggior misura il suo carattere dovettero apparire irritanti ai più dei suoi contemporanei.
Bibl.: J. Overbeck, Schriftquellen, 1078-9; 1110-5; E. Pfuhl, Mal. u. Zeichn., II, Monaco 1923, p. 646 s.; G. Lippold, in Pauly-Wissowa, XVIII, 1949, c. 2425, s. v.