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paventare

di Fernando Salsano - Enciclopedia Dantesca (1970)
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paventare

Fernando Salsano

Con il valore assoluto di " provar timore e smarrimento ", è attestato in If IV 17 Come verrò, se tu paventi / che suoli al mio dubbiare esser conforto?: l'Ottimo evidenzia l'assenza di una causa determinata, " hai paura d'alcuno futuro male ". Si noti che il soggetto espresso tu ha ufficio intensivo, oltre che per la relativa che segue, in quanto proprio Virgilio aveva (II 121-123) condannato vaghi timori di D. (" arguit eum de vilitate et pusillanimitate ", Benvenuto).

La forma assoluta ritorna in XXI 133 Non vo' che tu paventi (dove però è evidente il riferimento ai demoni che minaccian duoli), e in Vn XXIII 6 maravigliandomi in cotale fantasia, e paventando assai, dove lo smarrimento si riferisce al generale stato d'animo in cui si attua la visione della morte di Beatrice.

In Rime LXVIII 37 partirassi col tormentar ch'è degna, / sì che non ne paventa, il non temere il castigo è stilnovistica iperbole affermante la supremazia dell'amore.

Vocabolario
paventare
paventare v. intr. e tr. [lat. *paventare, der. di pavens -entis, part. pres. di pavere «temere, aver paura»] (io pavènto, ecc.; aus. avere). – 1. letter. a. Aver paura, sentirsi intimorito: come verrò, se tu paventi Che suoli al mio dubbiare...
pavènto
pavento pavènto s. m. [der. di paventare], ant. – Spavento, paura, timore: maestro, se non celi Te e me tostamente, i’ ho pavento D’i Malebranche (Dante); Altero capitan sanza pavento, Accorto, saggio e pro’, Pier da Farnese (Sacchetti)....
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