Pavia
Città della Lombardia, capoluogo di provincia. Sorta forse già all’epoca del predominio ligure, la città crebbe poi a opera dei galli, prendendo il nome di Ticinum. Nel 2° sec. a.C. fu sottomessa dai romani e, grazie alla sua felice posizione sull’asse delle comunicazioni fra Gallia Transpadana e i Paesi d’oltralpe, dopo che Cesare ebbe conferito la cittadinanza romana alle regioni padane, divenne municipio importante. Piazzaforte tra le maggiori dell’Italia settentr., costituì l’ultimo punto d’appoggio di Oreste contro Odoacre (476); nel corso della guerra greco-gotica (535-553) resistette vittoriosamente con Vitige all’assedio dei bizantini (538); caduta Ravenna (540), fu scelta dai goti come sede del comando supremo delle milizie e del governo. I bizantini conservarono alla città (che in quel periodo cominciò a chiamarsi Papia) l’acquisita importanza, accresciutasi con la fondazione (4° sec.) della diocesi. Nell’Italia longobarda P. acquistò preminente importanza politica, culturale e religiosa, quest’ultima accentuatasi dopo la conversione al cattolicesimo della corte longobarda (598). Conquistata da Carlomagno (774), nel periodo franco-carolingio e sotto gli imperatori di Sassonia fu tra i pochi mercati di scambio fiorenti in Valle Padana, e il centro amministrativo di un regno italico istituzionalmente autonomo nel Sacro romano impero d’Occidente. Ma nell’11° sec. P. si ribellò alla dominazione imperiale: Enrico II, incoronato re d’Italia, dovette abbandonare P. dopo l’insurrezione della popolazione (1004). A Corrado II, sceso in Italia per cingere la corona imperiale (1026), furono chiuse le porte cittadine; P. tornò all’obbedienza dell’impero solo dopo due anni. Si svilupparono allora le libere istituzioni cittadine e nel 12° sec. si ebbero i primi consoli. Intanto, dopo la formazione del Comune di Milano iniziò una plurisecolare lotta tra i due centri lombardi, con l’obiettivo da parte delle ricche borghesie cittadine della conquista dei mercati padani e delle arterie commerciali transalpine. Sempre contro Milano, all’epoca di Federico Barbarossa P. seguì le parti dell’impero, ottenendo ampie libertà comunali (1164). Nel 13° sec., con lo sviluppo economico e demografico, aumentarono le lotte interne fra i nobili e il popolo. Prevalsero a lungo i nobili, che trasformarono P. nel fulcro della potenza ghibellina in Lombardia (in lotta contro le città guelfe capeggiate da Milano); il crollo ghibellino avviò la decadenza politica della città, costretta a sottomettersi allo Stato visconteo milanese nel 1359. Galeazzo II Visconti fece di P. il massimo centro di cultura nel principato. Quando, nelle guerre di predominio fra gli Asburgo e la Francia di Francesco I, la città contrastò le aspirazioni francesi a impadronirsi del ducato milanese, ebbe a soffrire per diverse prove; così pure quando fu saccheggiata (1515), allorché il presidio spagnolo vi resistette agli assalti francesi (1522; 1525) e per l’espugnazione compiuta dal maresciallo Lautrec (1527). Il dominio spagnolo, affermatosi con la Pace di Cateau-Cambrésis (1559), rafforzò il carattere militare di P., ridotta a uno fra i tanti centri del ducato milanese; gravi danni soffrì sotto la dominazione austriaca per l’assegnazione (1743) dell’Oltrepò pavese e della Lomellina al ducato di Savoia. L’occupazione francese fu contrassegnata dall’insurrezione contro le milizie di Bonaparte e dalla conseguente repressione (1796). Nel 1859 la città fu annessa al regno di Sardegna.