PAVIA (XXVI, p. 542; App. I, p. 922; II, 1, p. 511)
Al censimento del 1951 il comune di P. aveva una popolazione "residente" di 63.683 persone; di queste, 57.021 vivevano raccolte nel centro urbano. Al 15 ottobre 1961 la popolazione del comune era salita a 73.503 abitanti. Oltre al naturale incremento demografico (aumento del 15% rispetto alla popolazione del 1951) lo sviluppo topografico della città deve essere ascritto essenzialmente all'urbanesimo, cioè alla nota tendenza verso la concentrazione urbana delle popolazioni rurali. La forza attrattiva di Pavia, come centro industriale, commerciale e amministrativo, risulta senza dubbio considerevole, almeno nel confronto con altre città lombarde e padane, che dal 1951 a oggi hanno registrato uno sviluppo proporzionalmente minore. P., in altre parole, cresce con un ritmo d'aumento molto superiore a quello di Cremona (4%), superiore a quello di Como (7%), Bergamo (8%) e Mantova (8%), paragonabile invece a quello di Brescia (13%). Fuori dalla Lombardia, neppure Ferrara e Padova aumentano nelle medesime proporzioni.
Fino al 1931 lo sviluppo topografico della città si è manifestato verso ponente e verso settentrione, incuneandosi tra due corsi d'acqua: il Naviglio e il Navigliaccio; lo stesso avvallamento del Navigliaccio fu tuttavia superato per la sistemazione della vasta area ospedaliera del Policlinico. Dopo il 1931 fu accordata la preferenza ai quartieri nord-orientali, situati al di là del Naviglio (Città giardino). Anche il sobborgo meridionale d'oltre fiume, detto Borgo Ticino, va prendendo consistenza ad onta del sito basso, esposto alle escrescenze fluviali.
La città trae ricchezza da un'agricoltura irrigua altamente evoluta e organizzata in forme capitalistiche, e da una solida base di industrie locali. Gli addetti alle industrie manifatturiere cittadine sono 16.000: una buona metà lavora nella meccanica. Due complessi emergono nettamente sugli altri, la Necchi per le macchine da cucire, e la Snia Viscosa per tessili artificiali cellulosici. La produzione pavese di macchine da cucire corrisponde ai tre quinti della produzione totale italiana.
Bibl.: A. Pecora, Pavia: saggio di geografia urbana, in Rivista geografica italiana, LXI (1954), pp. 277-322.