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ROZĪTIS, Pāvils

di Marta RASUPE - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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ROZĪTIS, Pāvils

Marta RASUPE

Poeta e narratore lettone, nato il 1° dicembre 1889 nel distr. di Liepa nella Vidzeme, morto a Riga il 20 febbraio 1937. Ebbe una giovinezza stentata e dura. Frequentò il ginnasio di Valmiera, ricordata poi nel suo più bel romanzo, e studiò lettere all'univ. libera di Sanjavskij a Mosca (1910-1914). Durante gli anni della prima guerra mondiale soggiornò nel Caucaso; tornato a Riga, fu (1921-35) redattore di varie riviste e periodici e negli ultimi due anni direttore della Biblioteca Municipale.

Il suo temperamento, irrequieto e a volte contradditorio, si rivelò maggiormente nella lirica. Dei suoi sette volumi di poesie i più importanti sono Zobens un lilija ("La spada e il giglio", 1920), e Mans Korans ("Mio Corano", 1923), credo dell'uomo moderno che per cultura e tradizioni cristiane appartiene a Dio, ma è spinto proprio dalla cultura e dal suo intellettualismo verso tutto ciò che è di Satana; questa lirica, espressa in forme classiche, è pervasa da un senso di fatalità ineluttabile. Nelle novelle e nei racconti (circa cinquanta), rappresentò il travaglio dell'uomo del dopoguerra; le più note raccolte sono: Krāces ("Cascata", 1925), Mezgli ("I nodi", 1933), Skaidas ("Schegge", 1935). Scrisse molti romanzi: Divas sejas ("Due volti", 1921), Uguns celi ("Le vie di fuoco", 1924), Ceplis ("La fornace". 1928), e l'ultima sua opera, Valmieras puikas ("I ragazzi di Valmiera", 1936), ambientato nella cittadina sul fiume Gauja, e ove si rievoca il tempo degli studî ginnasiali in una realistica e pittoresca visione, nella quale rivivono anche personaggi e figure della vita politica del tempo. Notevole anche un volume di prose, Kulturas slāpes ("La sete della cultura", 1920), che contiene i ritratti spirituali di quattro scrittori lettoni.

Bibl.: E. Sūna, Pavils Rozitis, in Ritums, Riga 1926; R. Egle, Latvju L???irika, Riga 1934; J. Grīns, in Daugava, Riga 1937; A. Švābe, nella Latvju Enciklopedija, (Stoccolma 1953); E. Blese, Storia della letteratura lettone, in Storia della lett. baltiche a cura di G. Devoto, Milano 1957.

Vedi anche
prosa Espressione linguistica orale o scritta, non vincolata dalle regole metriche e ritmiche proprie della poesia; il termine è riservato specialmente all’espressione letteraria. prosa d’arte Nel linguaggio della critica letteraria, la prosa tipica dei frammentisti, in voga in Italia negli anni precedenti ... romanzo In linguistica e in filologia, lo stesso che neolatino (➔ neolatine, lingue); filologia romanzo, quella che ha per oggetto di studio, soprattutto comparativo, i testi letterari, antichi ma anche moderni, redatti nelle lingue romanze, e la cultura che essi esprimono. poesia Arte di produrre composizioni verbali in versi, cioè secondo determinate leggi metriche, o secondo altri tipi di restrizione; con una certa approssimazione si può dire che il significato di poesia è individuabile, nell’uso corrente e tradizionale, nella sua contrapposizione a prosa, in quanto i due termini ... Satana Il demonio, e in particolare il principe dei demoni, Lucifero. Nella Bibbia, Satana è generalmente nome comune dell’‘avversario’, l’‘oppositore’; tuttavia in alcuni testi (Zaccaria 3, 1-2; Giobbe 1, 6-12; 2, 1-7; I Cronache 21, 1) diventa nome proprio dell’avversario per eccellenza; nel giudaismo successivo ...
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