Vedi PAVIMENTO dell'anno: 1973 - 1996
PAVIMENTO (v. S 1970, p. 601)
Non ê stato ancora raggiunto un consenso generale sulla terminologia relativa ai vari tipi di p. usati nell'antichità. I termini utilizzati dagli autori greci e latini (in part. Plin., Nat. hist., XXXVI, 184-189; Vitr., VII, 1) e nelle iscrizioni sono stati ampiamente dibattuti, ma l'interpretazione corretta di termini quali lithòstroton e scutulatum rimane controversa. Alcune espressioni diffuse nella letteratura archeologica moderna sembrerebbero utilizzate in modo improprio (come opus signinum, opus vermiculatum, opus figlinum), mentre altre non hanno nessun fondamento nell'uso antico (come opus segmentatum).
Tipologicamente i p. antichi possono dividersi, sulla base della tecnica di esecuzione, in due gruppi principali: 1) quelli in cui viene creato uno strato superficiale uniforme; 2) quelli in cui la superficie superiore è ottenuta mediante l'accostamento di singoli elementi in diversi materiali. Il gruppo 1 comprende: a) i p. in terra battuta descritti da Plinio e Vitruvio; b) i p. di stucco (che possono essere dipinti); c) diversi tipi di p. in impasto/malta (battuti). Questi ultimi sono spesso indicati in generale come signina, anche se tale termine dovrebbe essere probabilmente riservato solo alla malta rossastra con aggiunta di piccoli frammenti di ceramica (cocciopesto), utilizzata non solo per i p. ma anche per impermeabilizzare altre superfici. La malta può essere pure mista a frammenti di lava (un tipo comune nelle città campane, a volte chiamato lavapesta) o a polvere di travertino per formare un battuto bianco comune a Roma. Il gruppo 2 comprende: a) p. lastricati di materiali diversi (lastre di pietra o di marmo, mattoni e terracotta). I p. di opus sectile, formati da frammenti di calcare o marmo tagliati secondo diverse forme geometriche o ornamentali (v. vol. VII, p. 145, s.v. Sectile, opus) ne possono essere considerati come un sottogruppo (2, a, 1); b) comprende p. realizzati con tecniche di mosaico vero e proprio (v. vol. V, p. 209, s.v. Mosaico), che utilizzano frammenti più piccoli, di materiali diversi, posati in opera nella malta: I) mosaici di ciottoli; II) mosaici di tessere; III) p. di scaglie informi di calcare o marmo (p. di scaglie, terrazzo). Frammenti di ceramica possono sostituire le scaglie in questo sottogruppo o possono essere utilizzati come tessere, tagliati in quadrati regolari; tessere quadrate di ceramica possono essere anche poste in opera di taglio in un ordito a canestro, dando origine forse a un gruppo distinto (2, b, IV: questa tecnica è chiamata a volte opus figlinum, sebbene non esistano prove dell'applicabilità di questo termine ai pavimenti).
Si trovano anche combinazioni di gruppi diversi o fenomeni di contaminazione: così sono frequenti, soprattutto nell'Italia repubblicana, combinazione di malta (1, c) e mosaici di tessere (2, b, II), mentre a Delo sono spesso abbinati mosaici di tessere e p. di scaglie (2, b, II e 2, b, III); l’opus sectile (2, a, I) è utilizzato a volte per la composizione centrale in un p. di malta (1, c) o in un mosaico di tessere (2, b, II). I p. di malta (1, c) sono spesso decorati mediante l'aggiunta sulla superficie di materiali diversi, secondo una tecnica che in un certo modo è assimilabile a quella del gruppo 2, b: alcune tessere, in genere bianche o (meno spesso) nere, possono essere disposte casualmente ovvero a formare un motivo, mentre a volte frammenti irregolari, di dimensioni maggiori, di calcare o marmo (scaglie) sono posati isolatamente sulla superficie. Talvolta scaglie di questo tipo compaiono assieme a tessere bianche o nere, spesso rettangolari: questa tecnica è stata spesso identificata come lithòstroton, ma recenti indagini indicano che tale termine indicava piuttosto un p. di pietra o marmo (2, a). Tracce di uno strato di rifinitura di stucco/intonaco colorato (e levigato) si individuano a volte sia sui p. di cemento sia su quelli di scaglie. Un altro segno del reciproco influsso tra i diversi tipi di pavimentazione si può cogliere non solo nell'adozione di motivi decorativi propri di tipi diversi (p.es., mosaici di tessere e p. di malta), ma anche nell'imitazione vera e propria in un tipo degli effetti caratteristici di un altro: così mosaici di tessere possono imitare l’opus sectile o le lastre di marmo, mentre lo stucco dipinto imita l’opus sectile nei teatri di Leptis Magna e Caesarea Maritima.
Mondo greco ed ellenistico. - Le principali linee di ricerca e le scoperte più importanti hanno interessato il campo del mosaico di ciottoli e i primi mosaici di tessere (v. mosaico). Nello stesso tempo si è meglio documentato l'uso di altri tipi di pavimentazione. L'opera di Bruneau (1972) studia i diversi tipi di p. usati a Delo, e insieme ai mosaici di ciottoli e tessere cataloga i p. di scaglie, quelli di ceramica e quelli di malta. Quest'ultimo gruppo, di ridotta entità, è attestato prevalentemente in luoghi caratterizzati da legami con l'Italia, mentre i p. di ceramica sono connessi soprattutto a funzioni pratiche; i p. di scaglie, al contrario, rappresentano il più ampio gruppo singolo dopo i p. di semplice terra battuta. La maggior parte di essi è eseguita con grandi frammenti di marmo bianco, materiale di scarto di botteghe di scultori o architetti, anche se a volte sono utilizzate pietre colorate. Le scaglie compaiono isolatamente o in combinazione con altri materiali, e in questo caso i p. sono bordati da pannelli o fasce di mosaici di tessere, di maggior pregio. Semplici p. di scaglie sono stati portati alla luce in altri siti della Grecia (Olinto, Verghina-Palatitsa); il loro uso risale almeno al IV sec. a.C. e si può proporre un rapporto tra questi e la tecnica del mosaico irregolare, visto come un antecedente di quello di tessere.
Italia e Mediterraneo occidentale. - Le scoperte più significative per le prime fasi della storia delle pavimentazioni sono scaturite dai recenti scavi a Cartagine, dove frammenti ed esempi in situ hanno mostrato che già prima del 146 a.C. era utilizzata un'ampia gamma di tipi di pavimentazione: p. di malta, cui poteva essere aggiunta una grande quantità di ceramica variopinta che conferiva un aspetto policromo, e che potevano presentare sulla superficie una decorazione di tessere; p. di scaglie di calcare bianco, caratterizzati da frammenti di dimensioni notevolmente inferiori rispetto a quelli utilizzati a Delo; mosaici di tessere regolari; mosaici di ceramica; infine p. costituiti da frammenti di marmi variopinti allettati nel cemento. La maggior parte dei tipi elencati è databile alla prima metà del II sec., ma alcuni sono forse più antichi.
I p. di malta con tessere sono ampiamente utilizzati nella città punica di Kerkouane (Capo Bon), distrutta intorno alla metà del III sec.; su tre p. le tessere compongono il «simbolo di Tanit». P. simili sono attestati in altre città puniche: a Selinunte, dove lo stesso simbolo compare per due volte, prima del 250 a.C. circa; a Cagliari e in diversi altri siti dell'area punica della Sardegna, senza però elementi cronologici. Infine sono ampiamente diffusi nella regione di Cartagena in Spagna, anche qui però senza prova di una datazione antica. Sembrano sempre più numerosi gli elementi in favore di un'origine cartaginese di questo tipo di pavimentazione, che si sarebbe diffuso da qui in Sicilia, nell'Italia meridionale e a Roma.
Bruneau (1982) ha avanzato dubbi sull'attribuzione a Catone il Censore della locuzione pavimenta punica riferita a tali p., ma il brano (Fest., p. 244 Müller) mostra comunque che Catone condannava i pavimenta come un esempio del lusso tipicamente punico adottato dai Romani privi di amor di patria.
In Sicilia un numero sempre maggiore di ritrovamenti ha documentato l'uso esteso di battuti del tipo signinum, decorati con tessere in una grande varietà di schemi, che vanno dalla semplice dispersione a complessi motivi geometrici, quali meandri o rosette, con alcuni elementi figurati e, a volte, iscrizioni. Diffusi erano anche i p. di scaglie (terrazzo) a volte abbinati a mosaici di tessere. È probabile che l'isola abbia svolto un ruolo importante nello sviluppo e nella diffusione dell'uso decorativo di tali pavimenti. Mancano tuttavia studi complessivi e la cronologia di conseguenza è spesso incerta. La presenza di p. di questo tipo è attestata comunque a Megara Iblea e a Morgantina almeno nel III sec. a.C., e il periodo di maggiore diffusione è compreso probabilmente tra il II e il I sec. a.C. Tra i principali siti in questione si ricordano Agrigento, Camarina, Solunto, Siracusa, Monte Iato, Eraclea Minoa, Taormina.
Anche nell'Italia meridionale sono ampiamente documentati p. simili, almeno negli ultimi due secoli prima di Cristo. La gamma dei tipi di pavimentazione a Pompei ed Ercolano e la loro caratteristica distribuzione all'interno della casa sono state studiate da M. De Vos (1979, 1991 e Bastet, De Vos, 1979, pp. 107-117), che ha evidenziato il ruolo relativamente secondario svolto in quei centri dal mosaico di tessere e soprattutto da quello figurato. Uno studio monografico della Morricone Matini (1971) è dedicato ai p. di Roma e dintorni eseguiti con tessere o scaglie di calcare o marmo aggiunte al signinum o al battuto bianco, per i quali è proposta una tipologia di motivi decorativi. Un altro lavoro della stessa studiosa (1980) è dedicato ai p. di Roma con frammenti di marmo o di pietra inseriti nei battuti o su un sfondo di tessere; questi ultimi sono identificati con gli scutulata che, secondo Plinio (Nat. hist., XXXVI, 185), furono posati in opera nel Tempio di Giove Capitolino dopo il 149 a.C., ma tale proposta resta controversa. Il periodo in cui a Roma questo tipo raggiunse la massima diffusione, come per i battuti con decorazione di tessere, ha inizio verso la metà del II sec. a.C. e prosegue fino alla tarda età repubblicana; altrove in Italia esso continuò a essere usato fino al I sec. d.C. L'uso dei p. di malta in generale si mantiene comune in Italia nell'età imperiale, ma per l'accresciuta diffusione dei mosaici di tessere essi occupano prevalentemente ambienti secondari e vengono scelti soprattutto per fini pratici, e pertanto con minore attenzione agli aspetti decorativi.
L'impero romano. - Sebbene il mosaico di tessere sia stato il tipo di pavimentazione che maggiormente si affermò attraverso la diffusione nelle provincie delle case di tipo romano e della loro decorazione, anche altri tipi di p. tuttavia attestano la presenza di botteghe e l'adozione di gusti romani, almeno nell'alto impero.
Battuti decorati con tessere e p. di scaglie disposte su un fondo di tessere compaiono in diverse località della Gallia e della Spagna e sono caratteristici soprattutto delle regioni che furono romanizzate per prime. Li troviamo pertanto diffusi in modo particolare a Vienne, dove si sarebbero potuti affermare già prima della fine del I sec. a.C.; altri esempi compaiono nella Gallia meridionale e molto più raramente nelle provincie settentrionali. In Spagna sono comuni nella regione di Cartagena nel I sec. a.C.-I sec. d.C., attorno a Barcellona e ad Ampurias. P. simili sono attestati nella Cartagine romana, a Utica e in altri siti dell'Africa settentrionale, dove non sappiamo in che misura la loro presenza sia dovuta alla sopravvivenza delle tradizioni puniche.
Un'altra tecnica che sembra caratteristica delle provincie africane è quella dei p. di ceramica noti come opus figlinum, soprattutto nella variante in cui le tessere ceramiche, in genere ritagliate da pareti di anfore, sono allettate di taglio a gruppi di due o tre per formare un ordito a canestro. Questo tipo è attestato, tra l'altro, a Utica ed è usato almeno dal II al IV sec. d.C. In generale, con la sempre più ampia diffusione delle botteghe di mosaicisti in tutto l'impero, la maggior parte degli altri tipi di pavimentazione viene limitata a specifiche funzioni pratiche, a eccezione del più prestigioso opus sectile.
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