pay-per-read
loc. s.le m. inv. Importo dovuto dall’utente della rete telematica per avere accesso a un servizio di lettura.
• da qui all’estate dell’anno prossimo tutti i siti Internet del gruppo [News Corporation] che diffondono news, o comunque contenuti giornalistici, diventeranno a pagamento. Non solo il «Wall Street Journal», pioniere assoluto del pay-per-read, ma anche il «Times» e il «Sun» di Londra, il «New York Post», i canali Fox News, forse anche la sua costellazione di quotidiani e periodici in Australia. (Giancarlo Radice, Corriere della sera, 7 agosto 2009, p. 23, Cronache) • Infine, proprio il pagamento. Dall’abbonamento per avere sostanzialmente accesso a una biblioteca (con la «tessera digitale» per entrare nel catalogo) al «pay-per-read» simile al modello del mondo fisico, ma potenziato dalla capacità di usare la leva del prezzo in maniera più flessibile del mondo digitale. (Antonio Dini, Sole 24 Ore, 28 gennaio 2010, Nòva24, p. 5).
- Espressione inglese composta dal v. tr. (to) pay ‘pagare’, dalla prep. per e dal v. tr. (to) read ‘leggere’.