peak load pricing
Tariffa applicata da particolari servizi di pubblica utilità (come elettricità, telefonia, trasporto pubblico locale ecc.), caratterizzati da una domanda discontinua nel tempo (per es., oraria, stagionale), che in alcuni periodi (detti ‘di morbida’ o off peak) è al di sotto della capacità produttiva, mentre in altri (detti ‘di punta’ o peak load) è al livello di piena utilizzazione di quest’ultima, e le cui condizioni tecniche di produzione rendono l’output (➔) non accumulabile. La quantità massima erogabile del servizio è dunque limitata dalla capacità produttiva: oltre un certo limite il costo marginale diventa crescente e tende a infinito.
Nella generalità dei casi, le tariffe sono fissate ex ante, potendo tenere conto dell’andamento della domanda, e non possono essere modificate ex post; ma, in presenza di prezzi rigidi, se la domanda eccede la capacità produttiva, si corre il rischio che l’erogazione sia razionata, ossia che non si possa usufruire del servizio per cui si è disposti a pagare il prezzo pattuito. D’altro canto, se il razionamento non è mediato dal prezzo, talora si generano inefficienze, in quanto potrebbero restare esclusi dal consumo coloro per i quali il servizio ha un maggiore valore. Il regolatore ha dunque il compito di determinare l’ottimo livello di capacità produttiva e la struttura tariffaria ottimale dei servizi con domanda variabile nel tempo.
Sono stati elaborati numerosi modelli di regolamentazione del p. l. p. ‒ tra cui va ricordato in particolare quello di M.P. Boiteux (➔) ‒ per individuare un criterio di ripartizione ottimale nel tempo dei costi di impianto, in modo da massimizzare l’utilità collettiva. Il risultato generale a cui è pervenuta la letteratura sull’argomento consiste nell’adozione di tariffe differenziate in relazione al periodo di utilizzo (per es., variare il prezzo dei biglietti ferroviari per fasce orarie), soluzione che consente di incentivare l’utilizzo fuori dalle ore di punta (quando il costo del servizio è minore perché non richiede incrementi della capacità produttiva) e disincentivarlo nelle ore di punta. Nelle fasi off peak, la tariffa ottimale riflette il costo marginale di breve periodo (costi operativi), mentre nei periodi di punta quello di lungo periodo, al fine di recuperare gli elevati costi fissi. Questo significa che l’intero costo della capacità produttiva ricade sugli utenti delle ore di punta, mentre gli altri si limitano a pagare il costo marginale del servizio. La tariffa nei periodi di punta è più elevata in quanto la domanda è più rigida. La strategia del p. l. p. si dimostra più efficiente rispetto a una strategia del prezzo uniforme, fissato a livello della media dei costi nei due periodi (come si verificava prima della deregolamentazione). La scelta di una siffatta struttura tariffaria non tiene, tuttavia, conto di come il surplus (➔) aggregato che in tal modo si genera sia distribuito tra gli utenti. Sul piano redistributivo un aumento della tariffa nelle ore di picco potrebbe non essere desiderabile dal punto di vista sociale (per es., pendolari a basso reddito che si recano al lavoro servendosi del trasporto pubblico locale). Le politiche di p. l. p., secondo gli stessi principi, sono applicabili anche a imprese private (alberghi, cinema ecc.).