peak oil
Picco di produzione del petrolio. Il petrolio (➔ ) è una fonte energetica primaria, non rinnovabile e disponibile in quantità finita. Il tasso di produzione di ogni risorsa limitata non può crescere all’infinito ma è destinato a raggiungere un valore massimo, il picco di produzione, oltre il quale inizia a declinare (➔ anche petrolifera, industria). Il padre della teoria del picco del petrolio (peak oil) fu il geologo statunitense M. King Hubbert (1903-1989), che nel 1956 ne espose i fondamenti nel saggio Nuclear energy and the fossil fuels. L’evoluzione del tasso di produzione di una risorsa finita è descritto da una ‘curva a campana’, in cui si possono distinguere più fasi. La prima è caratterizzata da una crescita esponenziale e si verifica quando la risorsa è abbondante e l’estrazione richiede investimenti modesti. Nella seconda fase iniziano a essere ricavate le risorse più difficilmente accessibili con un incremento sensibile dei costi: il tasso di produzione continua a crescere, ma meno rapidamente rispetto alla fase precedente. Quindi, gli investimenti necessari per aumentare la produzione sono così elevati da non essere più sostenibili, si raggiunge così il punto di picco. La quarta fase descrive il declino, in cui la produzione continua, ma a tassi esponenzialmente decrescenti. Con i dati sulle riserve di petrolio disponibili all’epoca, Hubbert applicò il modello alla produzione statunitense e mondiale, concludendo che il picco sarebbe stato raggiunto tra il 1965 e il 1970 negli Stati Uniti ed entro il 2000 nel mondo. Da allora tale punto è stato chiamato picco di Hubbert.
Le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 (➔ anche crisi economica), sebbene non avessero molto a che vedere con la stima sulla produzione mondiale del petrolio, contribuirono a evidenziare la gravità del problema dello sfruttamento delle risorse non rinnovabili. La teoria di Hubbert pone, infatti, la questione della transizione dall’era in cui il petrolio è estraibile a bassi costi e di buona qualità a quella in cui non sarà più disponibile. L’autore dedica una parte del lavoro all’energia nucleare, l’unica fonte, secondo il geologo americano, in grado di sostituire il petrolio e di assicurare una disponibilità adeguata per migliaia di anni. Dopo le crisi petrolifere degli anni 1970, il prezzo del greggio iniziò una rapida e continua discesa, e la teoria di Hubbert fu messa in discussione. Due furono gli elementi di criticità principali che emersero nel dibattito scientifico: la teoria non considera adeguatamente l’impatto dei mutamenti tecnologici sulla stima delle riserve e trascura l’influenza del prezzo sulla domanda e sull’offerta di petrolio. Un incremento della domanda provoca un aumento del prezzo che da un lato favorisce i miglioramenti delle tecniche di estrazione e la ricerca di nuovi giacimenti, dall’altro stimola gli utilizzi efficienti della risorsa e determina una riduzione della domanda e un maggiore interesse verso le fonti alternative e le fonti rinnovabili. Gli studi successivi hanno prodotto previsioni diverse dell’anno in cui potrebbe verificarsi il picco a livello mondiale: alcuni ricercatori hanno previsto il 2010, altri il 2020, altri ancora lo hanno collocato non prima del 2035. Comunque entro un termine temporale da consentire ai governi di organizzare il processo di sostituzione verso altre risorse. La differenza nelle previsioni è imputabile sia alle diverse ipotesi utilizzate nella stima delle riserve recuperabili, sia alle valutazioni soggettive dell’impatto che variabili tecnologiche ed economiche possono avere nella determinazione dei risultati. Tutte le analisi soffrono, inoltre, della scarsità di informazioni sulle riserve dei Paesi dell’OPEC (➔).
L’ASPO International riunisce scienziati e studiosi indipendenti che si occupano dello studio del picco del petrolio e dell’impatto socioeconomico e ambientale del declino del tasso di produzione. Fondata nel 2000 dal geologo britannico C. Campbell, l’ASPO International ha sezioni in molti Paesi europei ed extraeuropei. L’ASPO Italia è nata formalmente nel 2003 con gli stessi scopi e obiettivi dell’ASPO International, ma si differenzia per una maggiore attenzione al ruolo delle fonti rinnovabili (➔ rinnovabili, fonti) nel processo di transizione dall’era dei combustibili fossili.