PEANA
. Fu originariamente un canto lirico religioso, dedicato al culto di Apollo, e prese il nome dal ritornello, ἰὴ παιάν, in cui echeggiava il soprannome del dio Apollo, il "curatore", "il salvatore". L'antico carattere catartico e magico che si attribuiva alla danza e al canto rituale, diede solennità e mistero a questo genere lirico negl'inizî dell'arte. E fu genere antichissimo, come si vede dai poemi omerici; di tradizione micenea, ché sappiamo essere stato in onore a Creta, in età remota. Originariamente il peana, come dice Proclo, fu riservato al culto di Apollo e della sorella Artemide; ma poi si scrissero e cantarono peani per altri dei olimpici; solo gli dei ctonici, le divinità della terra e degli inferi non ebbero peani. Più tardi il primitivo carattere cultuale si attenuò e si composero peani per uomini illustri; dapprima per Lisandro, poi per i diadochi, Tolomeo di Lago, Antigono, Demetrio Poliorcete. Il culto ellenistico dei sovrani aveva cancellato il limite preciso e invalicabile fra l'uomo e il dio; ché il principe era considerato come emanazione vivente della divinità sulla terra. Del resto, già dal tempo di Omero, peana era anche semplicemente canto di vittoria (Il., XXII, 211). Un peana cantarono i Greci dopo la battaglia di Salamina. E fu anche canto iniziale di banchetti, a suon di flauto. Lo strumento più indicato, soprattutto in antico, per il peana era però la lira, il sacro strumento della musica apollinea. Il ritmo più antico del peana era il metro peonico, che ne aveva anche comune il nome. Poi si adoperarono anche altri metri. Il coro che cantava il peana era di regola di uomini, in casi particolari di giovanetti e di fanciulle. Sappiamo di peani di Stesicoro (Ateneo, VI, 250 B), ma nei frammenti giunti a noi non ve ne è sicura traccia. Di Pindaro gli antichi possedevano un intero libro di peani; fortunate scoperte di papiri ci hanno restituito ampî frammenti di questi suoi canti lirici. Essi furono composti per il culto di Apollo, dietro commissione di varie città, Tebe, Abdera, Ceo, Delfo, ecc. Non differiscono molto, per il carattere della poesia, dagli epinici, e anche in essi la parte più brillante è il mito. Nella letteratura latina il carme 34 di Catullo, bellissimo, in lode di Diana, quello simile di Orazio (I, 21) e lo stesso Carmen Saeculare oraziano offrono ottimi esempî del come i maggiori poeti latini abbiano saputo adattare al carattere dell'arte latina questo genere della lirica greca.
Bibl.: Per il peana greco vedi: A. Fairbanks, A Study on Greek Paean, Cornell Studies, 1900. Per i frammenti dei peani di Pindaro v. le recenti ediz. di Pindaro dello Schröder e del Puech, i frammenti ellenistici nell'Anthologia lyrica Graeca del Diehl, e nei Collectanea Alexandrina del Powell.