pecca
Solo nella Commedia e nel Detto, sempre in rima.
Nel lessico di D. ha senso più grave che non nella lingua moderna, giacché non vale " difetto " o " mancanza ", ma " peccato ", secondo il significato che questo vocabolo ha nel linguaggio teologico.
È usato a proposito di tutte e tre le categorie di peccati note alla teologia morale. A due di esse si allude in If XXXIV 115, dove Cristo è definito come l'uom che nacque e visse sanza pecca, perché, nato senza peccato originale, non commise in vita peccati attuali. Indica invece il peccato abituale, e cioè lo stato dell'anima che persiste a lungo nella colpa commettendo più volte peccati attuali analoghi, in Pg XXII 47 e in Detto 402 fortemente pecca / que' che d'orgoglio ha pecca (si noti la rima equivoca). Altro esempio in If XXXII 137.