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peccato

Dizionario di filosofia (2009)
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peccato


Dal lat. peccatum, der. di peccare «peccare». Condotta umana qualificabile come negativa dal punto di vista religioso, cioè in riferimento non solo ad altri esseri umani, ma anche al divino. Nella religione dell’antico Egitto, assiro-babilonese, greca e romana, il p. (violenza contro i congiunti, avidità, menzogna, mancanza di rispetto del rito) lacera la comunità ed esige espiazione. Nelle religioni dualistiche (zoroastrianesimo, mandeismo, manicheismo) il p. dipende dall’ignoranza e il suo superamento, non a tutti accessibile, richiede purificazione fisica e spirituale. L’opposto dell’islam (che significa lett. «devozione») è il p. come infedeltà all’unico Dio e disobbedienza alla legge. Nell’induismo e nel buddismo alla base del p. vi sono l’affermazione di sé, l’odio, l’ira; il taoismo accentua la corrispondenza tra il p. e il male fisico, mentre per il confucianesimo fondamento del p. è la «disumanità» (bu ren). Nelle religioni africane e dell’America Centrale (Aztechi, Maya) la liberazione dal p., collegato all’impurità del corpo, richiede previamente una confessione pubblica. Nella Bibbia ebraica (Pentateuco, Profeti, Agiografi) il p. – qualificato in senso generale come ra’ in quanto opposto al tov («bene»), ossia le misure divine – viene diversamente denominato in relazione ai singoli casi: per es., con la radice ht’ si indica un’azione il cui risultato è negativo, con la radice sgh un’azione compiuta non intenzionalmente, con la radice psh’ un’azione che implica rottura o rivolta. Nella letteratura rabbinica (Midrash, Kabbalah), nel pensiero ebraico medievale e moderno, come nei testi biblici, la questione del p. si intreccia con quelle della libertà umana, della sofferenza del giusto, della presenza di Dio nel mondo, dell’era messianica, dell’immortalità dell’anima. Il p. è per l’ebraismo contingente e secondario rispetto al bene anche quando esso, posto al centro dell’attenzione, viene classificato, ricondotto all’«istinto cattivo» (Talmud babilonese, Suk 52b), considerato entro la storia del popolo. Nel cristianesimo il p. viene assunto come punto di partenza della salvezza: nei Vangeli sinottici Gesù chiama a sé prevalentemente coloro che hanno commesso il p., annunciando loro il perdono e la loro appartenenza al Regno e invitando alla fede; il Vangelo di Giovanni (1, 29) considera Gesù come colui che, privo di p., libera dal p. il mondo; Paolo procede nelle sue lettere dalla critica del p. e dalla richiesta di purificazione (I Lettera ai Tessalonicesi, 4, 3-8) alle idee del legame tra p. e morte e del superamento del p. attraverso la fede in Cristo (I Lettera ai Corinzi, 15, 20-22) fino alle nozioni del p. originale «entrato nel mondo» a causa di Adamo (Lettera ai Romani, 5, 12-14), cui funge da termine correlativo la «legge» (6, 7-13), e della «giustificazione» mediante la passione e resurrezione (8, 31-34). Nella teologia cristiana – dai padri della Chiesa fino agli scolastici – il problema del p. è discusso in connessione con i temi della natura del p. di Adamo, dei vari tipi di p., del rapporto tra intelletto e volontà, della libera scelta umana e della predestinazione divina. I teologi della Riforma (Lutero, Melantone, Calvino, Zwingli) pongono a fondamento del p. la mancanza di fede, spostando l’accento dalle opere all’interiorità di chi le compie. Il Concilio tridentino (1545-63) accentua invece il valore dei sacramenti come mezzi di salvezza dal p.; arminiani, sociniani, neologi, razionalisti e i filosofi illuministi dei secc. 17° e 18° si opporranno alla visione di un uomo che sfugge al p. solo mediante l’adesione a una Chiesa o per fede in Cristo, pur riprendendo il concetto del p. come colpa contro gli uomini e Dio. Con Rousseau il p. si trasformerà nella conseguenza negativa di una cultura e di una società che dovrebbero essere profondamente rinnovate affinché l’uomo sviluppi la sua libertà e moralità.

Vedi anche
male In senso ampio, tutto ciò che arreca danno turbando comunque la moralità o il benessere fisico ed è perciò temuto, evitato, oggetto di riprovazione, di condanna o di pietà, di compassione ecc. filosofia Il problema filosofico del male è dibattuto attraverso tutta la storia del pensiero. Di fatto, mentre ... fede diritto fede pubblica Bene giuridico protetto dalle norme disciplinanti i delitti di falso (➔ falsità). È definita pubblica la fede integrante un fenomeno collettivo permanente, un peculiare atteggiamento morale o un costume sociale, privata quella che costituisce un fatto contingente e individuale. ... giustificazione editoria Nelle arti grafiche, l’operazione che permette, mediante l’adeguata utilizzazione degli spazi fra caratteri e segni, e, in altezza, delle interlinee di spaziatura, di ottenere la giustezza prevista nel progetto di una pagina di composizione. Operando a mano, con caratteri mobili, la giustificazione ... ira Improvviso e violento moto dell'animo, di carattere passionale e non temperato dalla ragione, che tende a sfogarsi con parole veementi, talvolta con offese, con una punizione eccessiva o con la vendetta, contro la persona che, volontariamente o involontariamente, ci ha provocato; nella dottrina cristiana ...
Altri risultati per peccato
  • veniale, peccato
    Enciclopedia on line
    Nella teologia morale cattolica, trasgressione di una legge di importanza secondaria; è sempre un’offesa a Dio, ma, a differenza del peccato mortale, cui si contrappone, non priva l’anima della grazia ed è emendato con una pena temporanea.
  • peccato
    Enciclopedia dei ragazzi (2006)
    Emanuela Prinzivalli La violazione delle norme divine Il termine peccato, rispetto ad altre parole di significato analogo – quali colpa, delitto, trasgressione, errore –, ha un’accezione religiosa che mette in rapporto la colpa umana con il sacro o la divinità, ed è quindi collegato a una punizione ...
  • PECCATO
    Enciclopedia Italiana (1935)
    (fr. péché; sp. pecado; ted. Sünde; ingl. sin) Marcel SIMON * È, in senso generalissimo, ogni colpa considerata sotto l'aspetto religioso: colpa che può essere concepita come la violazione sia di un sistema di forze sacrali, sia di una legge divina, che a sua volta può essere tacitamente ammessa ...
Vocabolario
peccato
peccato s. m. [lat. peccatum, der. di peccare «peccare»]. – 1. a. In generale, trasgressione di una norma alla quale si attribuisce un’origine divina o comunque non dipendente dagli uomini: il concetto di peccato si colloca sempre in ambito...
peccare
peccare v. intr. [lat. peccare, di origine incerta] (io pècco, tu pècchi, ecc.; aus. avere). – 1. Commettere peccato: p. mortalmente, venialmente, commettere peccato mortale, veniale; p. di gola, di avarizia, di superbia; p. contro Dio,...
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