PECE
. Il residuo della distillazione del catrame e della ripetuta distillazione degli olî di antracene costituisce la pece, che forma circa il 50-60% del peso del catrame. La pece ha la composizione seguente: C: 85-92%, H: 4,6-4,8%, N + O + S: 3-7%, ceneri fino a 2,5%. Essa costituisce una massa nera, di una consistenza variabile da quella della cera fino a quella del vetro; la pece molle rammollisce a circa 40° e fonde a 50°, la pece media a 60° e 70°, la dura (densità 1,25-1,27) a 80° ÷ 90° fino a 100.
Per gli apparecchi di distillazione e le modalità di esercizio, v. Catrame. Con la distillazione nel vuoto si hanno peci migliori. Nelle grandi distillerie, invece di portare la temperatura a 350° si completa la distillazione facendo arrivare vapore surriscaldato a 275°, quando circa la metà degli olî di antracene è passata. Con ciò si evita la pirolisi di prodotti che bollono alle temperature superiori, i quali passano quindi inalterati, e si ottiene una pece migliore, più dura, e che si avvicina come aspetto al coke.
Quando la distillazione è terminata, e la pece ha raggiunto la consistenza desiderata, a seconda degli usi a cui è destinata, avviene la colata, o direttamente, o facendo passare la pece attraverso un refrigerante. La colata si può fare in fosse di muratura: tale metodo è però poco economico. Migliore è la colata in forme o in padelle: le forme sono di ferro battuto, con le connessioni spalmate di creta, per poter staccare il blocco facilmente, mentre le padelle sono costituite da pezzi in ferro battuto tenuti insieme da viti, allentando le quali la pece, quando è fredda, si stacca.
Distillazione della pece. - Distillando la pece si ottiene un coke che si utilizza per fare elettrodi per le industrie elettrochimiche e metallurgiche. La distillazione si fa nel vuoto, in storte di ghisa riunite in batteria in uno stesso forno; sopra 300° passa un olio bruno, da 350° l'olio passa mescolato a resine, da 375° in poi passano solo resine. La formazione del coke non comincia che quando sono passate queste; il coke deve essere ulteriormente arroventato per un lungo tempo; verso la fine dell'operazione si fa passare nelle storte vapore surriscaldato per eliminare le ultime tracce di resine. I rendimenti sono del 50-60% in coke; si ottengono inoltre 30-40% di olio, 6-8% di resina e gas che servono per il riscaldamento delle storte. Il coke è di un colore grigio chiaro, duro, fragile, non contiene che poche materie volatili, al massimo 3-3,5% (mentre il coke di petrolio può contenerne oltre l'11%); ha meno dell'1% di ceneri; il peso specifico è 1,35-1,65.
Recentemente si è riusciti a mettere a punto la distillazione in forni in muratura, costituiti da camere basse, larghe, ermeticamente chiuse, che possono essere riempite con 6 tonn. di pece; il riscaldamento avviene dal basso, ed è condotto in modo da evitare un surriscaldamento alle pareti e quindi la decomposizione della pece. A operazione finita, per mezzo di fori posti negli sportelli dei forni, si manda aria, che brucia i componenti volatili residui. Ai prodotti volatili condensati si fa subire un'ulteriore cokificazione; si porta cosí la resa totale al 68%. Il coke ottenuto è di struttura compatta e non contiene che 0,5% di ceneri e 0,5% di materie volatili. I distillati possono servire per il riscaldamento.
Usi della pece. - L'industria che assorbe la più grande quantità di pece è quella della brikettazione della polvere di carbone; per tale uso la pece migliore è quella di media durezza, che è quella che si ottiene principalmente nelle distillerie di catrame. Per questo uso si fabbrica anche la pece artificiale, che si ottiene interrompendo la distillazione, dopo eliminata la porzione degli olî leggieri e facendo gorgogliare a lungo una corrente di aria a 100° condensando i prodotti trascinati con un refrigerante; si ha in tal modo un'ossidazione e un addensamento della massa, e si ottiene una pece a forte potere agglomerante, poiché non si è avuta decomposizione pirogenica, né formazione di carbone. Si può aumentare il potere agglomerante, o diminuire la durezza di una pece, filtrandola a 120°, su filtri a pressione, o diluendola con olî di distillazione, medî o pesanti. La pece per brikettazione non deve dare più del 40% in coke, deve essere solubile in CS2 per 74-90%, avere un potere calorifico di almeno 8550 cal. Per la brikettazione si usano polveri di carboni magri, detriti di ligniti, ecc., mescolati con 6-8% di pece. Si porta la pece in un cilindro con agitatore e riscaldatore che la rammollisce, e si distribuisce sopra una piastra che porta degli stampi in cui la massa viene fortemente compressa.
La pece può essere utilizzata anche in altri modi: unita con olî di antracene serve per fare coperture impermeabili, cartoni catramati, tubi di asfalto; unita con olî leggieri serve nelle vernici per costruzioni in ferro; l'asfalto puro di pece è usato in lavori di elettrotecnica. Si usa anche come legante per i costituenti delle massicciate stradali, in sostituzione del bitume naturale (v. asfalto); tali pavimentazioni riescono però scadenti.
Farmacologia. - La Farmacopea italiana (1929) registra: la pece bianca o pece di Borgogna (Pix burgundica: sostanza solida, gialla, quasi opaca, con odore e sapore di trementina; si ottiene dal tronco e dai grossi rami della Picea excelsa Link; serve per la preparazione dell'empiastro adesivo); la pece greca o pece resina o colofene (Colophonium, masse giallo-rossicce semitrasparenti, fragili, residuo solido della distillazione della trementina; serve per la preparazione dell'empiastro di cantaride); la pece liquida o catrame vegetale, o catrame di Norvegia (Pix liquida, sostanza della consistenza della trementina, agglutinante, nerastra; serve per la preparazione dell'acqua di catrame).