PEDIATRIA (XXVI, p. 592; App. II, 11, p. 513)
La varietà dei problemi affrontati in questi ultimi anni e il conseguente ampliamento del campo di studî di questa disciplina rendono quanto mai opportuna una revisione della sua tradizionale definizione, non corrispondendo più il significato etimologico del termine pediatria agli argomenti che vi sono considerati. Le malattie del bambino infatti non rappresentano il solo campo di studio compreso nella disciplina pediatrica. Questa riguarda anche la biologia dello sviluppo normale oltre che patologico del bambino dalla nascita alla pubertà. Senza questo studio verrebbe a mancare alla p. il fondamento necessario ai molteplici compiti ch'essa deve assolvere. In verità si potrebbe parlare piuttosto di una "paidologia", cioè scienza del bambino, in quanto essa studia (secondo la definizione lungimirante di G. Mya) la "fisiopatologia dell'età dello sviluppo", cioè del periodo della vita in cui hanno luogo le più grandi modificazioni evolutive nelle strutture e nelle funzioni dell'organismo.
Va anche tenuto presente che la p. - a differenza delle altre specialità cliniche che riguardano un solo apparato, se non un solo organo - comprende tutto l'organismo in evoluzione fra la nascita e la pubertà ed entro questi confini di età è una clinica generale, anzi la più generale delle cliniche, in quanto nulla di ciò che riguarda il periodo della vita considerato le è estraneo.
Siccome poi è la sola disciplina che studî anche le peculiarità normali di questo periodo, così si è assunta il compito di eseguire, organizzare o stimolare ricerche relative alla morfogenesi fra la nascita e la pubertà. Per considerazioni analoghe la p. provvede allo studio del divenire funzionale, ossia della fisiogenia, delle funzioni digerenti, del metabolismo, dell'evolversi dell'equilibrio ormonico, delle acquisizioni neuropsichiche.
In nessun'altra età della vita gli studî sull'alimentazione sono stati tanto approfonditi come da parte pediatrica, con particolare riguardo al neonato (anche immaturo), al lattante, e alle varie età del bambino, nelle comunità infantili, in varie condizioni di penuria (nei periodi bellici e nelle zone depresse).
L'importanza dei fattori vitaminici e delle avitaminosi si è rivelata nel bambino in maniera particolarmente evidente in rapporto con la rapidità della crescita e con l'uniformità della razione, che caratterizza l'allattamento artificiale, con alimenti sterilizzati.
La carenza di proteine animali e di singoli aminoacidi con le sue conseguenze di arresto della crescita, di edema distrofico, d'ipoproteinemia e alterazione del tracciato elettroforetico, di riduzione della produzione di enzimi digestivi e di anticorpi, e la conseguente disergia verso infezioni intercorrenti caratterizzano l'alimentazione infantile in vaste regioni del globo e nelle aree depresse del nostro paese.
I disturbi della nutrizione rappresentano purtroppo ancora in Italia una causa di alta mortalità infantile, specie nella stagione estiva e i consultori per lattanti hanno ancora da assolvere in questo senso un importante compito educativo e sociale.
Varie affezioni infantili rivelano la labilità del ricambio idricosalino propria dell'età e dànno luogo a crisi elettrolitiche, che in rapporto con le modificazioni dell'ambiente interno possono mettere in imminente pericolo la vita e richiedere la fleboclisi a gocce con soluzioni riparatrici.
L'accrescimento che consente di valutare l'efficienza dell'alimentazione e studia i rapporti armonici o meno fra età cronologica, età staturale o scheletrica ed età ponderale, è stato oggetto di ricerche pediatriche fino dalle origini della disciplina. Oggi questo ramo di studî assume il nome di "auxologia", e tiene conto dei diversi canali, in cui ha luogo l'accrescimento a seconda delle varie costituzioni individuali, da considerare come varietà normali. Le deviazioni dalla norma, entro certi limiti, vanno col nome di "disauxie" e, oltre questi limiti, di "auxopatie". Si mette così in opera una diagnostica e una terapia auxologica.
L'endocrinologia, a cominciare dalle conseguenze delle endocrinopatie materne sul neonato, a quelle proprie del bambino nelle sue diverse età, fino alla modificazione dell'equilibrio endocrino del periodo pre-pubertario e della pubertà, con le rispettive deviazioni, costituisce un altro ramo verde della pediatria.
Lo studio della genetica in quanto riguarda disposizioni od affezioni ereditarie riconoscibili fino dai primi anni di vita e le consultazioni relative alle previsioni intorno all'ulteriore figliolanza di una coppia di genitori, incombe al pediatra.
Così pure lo studio dei gemelli nelle loro peculiarità ed eventuali concordanze, quando sono monocorî, rivelatrici della unicità della massa ereditaria, va ad integrare lo studio delle diatesi e malattie eredo-familiari.
Analogamente l'indagine sui gruppi sanguigni e sull'incompatibilità materno-fetale, come causa della malattia emolitica del neonato, per i provvedimenti d'urgenza che propone mediante la salasso-trasfusione, interessa il pediatra e da lui richiede consigli per il neonato e per le gravidanze successive.
In un senso più generale, l'assistenza al neonato e all'immaturo richiede da parte del pediatra dapprima un'attenta e stretta collaborazione con l'ostetrico e poi una serie di provvedimenti tipicamente pediatrici per la lotta contro la mortalità perinatale, che si mantiene ancora elevata, e per la profilassi di tutte quelle cause (dall'anossia all'emorragia endocranica, all'ittero nucleare) che possono avere conseguenze gravi per il sistema nervoso nei riguardi della paralisi cerebrale spastica e dell'epilessia.
La diatesi essudativa con le sue manifestazioni eczematose precoci fino dai primi mesi di vita e le adenoido-tonsillopatie delle età successive; la diatesi endoteliare con la disposizione alle manifestazioni emorragiche (dalla glomerulonefrite alla porpora atrombopenica o morbo di Schonlein-Henoch); la diatesi allergica con le sue più comuni espressioni dall'orticaria all'asma bronchiale, si rivelano più o meno precocemente al pediatra, e richiedono trattamenti, i quali implicano la sua responsabilità per la salute delle età successive.
Le emopatie del bambino comprendono una larga parte dell'ematologia costituzionale (dalle itteroanemie legate ad alterazioni morfologiche del globulo rosso), oltre a quelle che riguardano le affezioni acquisite (dall'anemia megaloblastica del lattante alle leucemie acute). Fra le diatesi emorragiche legate ad emopatie, occupano un posto a parte le trombopenie costituzionali e quelle acquisite, sintomatiche o da autoimmunizzazione. Le coagulopatie dell'età infantile richiedono oggi un'attrezzatura particolare per la diagnostica e il trattamento. Le endoteliopatie (dalle nefriti emorragiche alla malattia reumatica) vengono marcatamente influenzate dalle infezioni streptococciche tonsillari e richiedono da parte del pediatra trattamenti profilattici rispetto alle frequenti recidive che le malattie stesse comportano anche oltre l'età pediatrica.
Le malattie infettive proprie dell'infanzia (morbillo, scarlattina rubeola, varicella, parotite), lasciando immunità, sono assai meno frequenti nelle età successive. La difterite e il tetano hanno una frequenza ridotta dove si pratica regolarmente la vaccinazione con anatossina difterica e tetanica. La vaccinazione antipertossica e l'antitifica esercitano pure una notevole influenza preventiva. Alla vaccinazione jenneriana si deve se il vaiuolo non è più una malattia dei nostri climi. Le malattie da esotossine come la difterite e il tetano risentono specificamente la terapia con i rispettivi sieri antitossici.
Le infezioni di origine bacterica (dalla pertosse al tifo addominale, alla meningococcia, alla meningite da bacillo di Pfeiffer), trattate con mezzi antibiotici o chemioterapici (rispettivamente cloromicetina, sulfonamidici, ecc.), hanno attualmente una prognosi assai più favorevole che in passato.
Le broncopneumoniti da pneumococco, facilmente debellate mediante i sulfamidici e la penicillina, sono state sostituite dalla pneumopatia staffilococcica, resistente alla maggior parte degli antibiotici con complicanze più o meno gravi (pneumatoceli, empiemi, ecc.).
L'infezione tubercolare nel bambino è in gran parte sdrammatizzata mediante l'uso di streptomicina e isoniazide fino alla guarigione definitiva della miliare e della meningite tubercolare. I compiti della profilassi rimangono però invariati, anzi sono accentuati dalla possibilità che il contagio avvenga da parte di adulti già trattati con streptomicina e isoniazide e quindi con ceppi già divenuti resistenti a questi farmaci. La profilassi verso il contagio e la vaccinazione antitubercolare costituiscono ancora i cardini della lotta contro la tubercolosi del bambino.
La lue congenita si previene sempre meglio mediante il trattamento penicillinico nella madre gestante e nel neonato.
Le infezioni di origine virale presentano ancora problemi non risolti dal punto di vista sia profilattico sia terapeutico.
Il trattamento della poliomielite dopo che si è dichiarata la fase paralitica si limita a provvedimenti di riabilitazione con risultati più o meno parziali. La vaccinazione col vaccino inattivato (secondo Salk) ha ridotto l'incidenza della malattia sui vaccinati ad 1/3 in confronto coi non vaccinati. I risultati appaiono più decisivi mediante il vaccino attenuato (secondo Sabin), che ha effetti immunizzanti più rapidi, che possono esplicarsi in corso di epidemie; ma si tratta ancora di garantirne l'assoluta innocuità.
La malattia da virus Coxsackie nelle sue varie forme (dall'erpangina alla pleurodinia, alla mialgia, alla meningo-encefalite) consente ormai una diagnosi clinica, che richiede pur sempre una conferma virologica.
Le varie affezioni virali e in particolare le forme di meningite linfocitaria benigna, di coriomeningite, di meningo-encefalite, richiedono ormai l'istituzione di centri virologici dedicati alla diagnostica clinica, accessibili a tutti i reparti pediatrici.
Difetti di sviluppo mentale e deviazioni del comportamento possono essere diagnosticati in base all'esame psicometrico e caratterologico, che va praticato da parte di un'équipe costituita dal pediatra e dallo psicologo, dal neuropsichiatra infantile e dall'assistente sociale. Si possono così riconoscere le alterazioni psichiche che s'intrecciano con sofferenze fisiche nelle affezioni psico-somatiche, fornire consigli medico-pedagogici relativi al recupero dei tardivi e alla correzione delle alterazioni affettive. La prevenzione di questi disordini costituisce un'igiene mentale che può evitare deviazioni gravi nelle età successive.