COVILHAM (o Covilhão), Pedro de
Viaggiatore portoghese, nato a Covilhã (prov. di Beira), il cui nome è legato ai primi rapporti che ebbe, nei tempi moderni, l'Etiopia con l'Occidente. Il re Giovanni II gli affidò, insieme con Affonso de Payva, una missione in Oriente intesa a deviare verso il Portogallo il commercio delle spezie e ad attivare relazioni con il favoloso paese del Prete Gianni, ossia con l'Abissinia, mentre Bartolomeo Diaz si accingeva alla grande impresa che lo portò alla scoperta del Capo di Buona Speranza. I due messi partirono da Santarem il 7 maggio 1487, muniti delle più larghe commendatizie del sovrano portoghese per i principi con i quali avrebbero potuto entrare in rapporto e provvisti d'una carta che rappresentava lo stato delle conoscenze nuovamente acquistate sui paesi bagnati dall'Oceano Indiano: forse una copia del Mappamondo di fra Mauro. Per la via del Mediterraneo, toccando Barcellona, Napoli, Rodi, essi giunsero ad Alessandria e quindi al Cairo, da dove passarono nel Mar Rosso e per Tor e Suākin pervennero ad Aden. Qui i due viaggiatori si divisero e, mentre il de Payva si dirigeva in Etiopia, il C. andò in India spingendosi sino a Calicut, da dove ritornò poi nel Mar Rosso e al Cairo, dopo aver perlustrato la costa orientale d'Africa sino a Sofala, che egli primo europeo avrebbe visitato. Al Cairo il C. apprese la morte del compagno e ricevette da apposito messo lettere del re del Portogallo, al quale inviò un rapporto sui paesi sino allora visitati. Tornato quindi nuovamente al Mar Rosso fu a Gedda, visitò la Mecca, Medina, il Sinai e si recò poi a Zeila da dove penetrò in Abissinia (1490). Ebbe quivi buone accoglienze dal re, che gli conferì poteri e onori ma non volle mai permettergli di ripartirne. Quando pertanto giunse alla corte del sovrano etiopico, l'ambasciata portoghese condotta da Rodrigo di Lima (1520) e della quale faceva parte Francisco Álvarez, vi trovò ancora il C., che, conoscitore espertissimo ormai della lingua e dei costumi del paese, le fu di grande vantaggio. L'Álvarez apprese dal C. stesso il racconto dei suoi viaggi e delle sue vicende, che riportò nella relazione da lui stesa (v. álvarez, francisco). Il C. rimase in Abissinia, dove morì non sappiamo con precisione in quale anno.