PEITHINOS (ΠΕΙΘΙΝΟΣ)
Ceramografo attico, attivo circa l'ultimo decennio del V sec. a. C. È noto attraverso una sola opera firmata, la coppa di Berlino 2279, ripetutamente studiata per la singolare qualità artistica e per l'interesse delle rappresentazioni. Peraltro i tentativi di avvicinare a questa opera di un linguaggio così peculiare e caratteristico, altri vasi, non possono dirsi completamente convincenti.
La coppa di P. rimane oggi un pezzo di eccezione, senza sicuri collegamenti, e J. D. Beazley non riconosce altri vasi che possano con certezza riferirsi a questo pittore. Anzi quel Gruppo di P. che in un primo tempo lo stesso studioso aveva isolato in Attische Vasenmaler comprendendovi opere vagamente associabili a questa, è stato sostituito da un più convincente Gruppo del Pittore di Chelis, nella cui compagine può trovar posto anche l'opera di Peithinos. Se infatti è possibile dedurre, come per una sorta di riduzione, il linguaggio della coppa di P. da certi aspetti dell'abbastanza variegato Gruppo di Chelis, non è consentito risalire dalla squisita e raggelata freddezza di P. sino al dinamismo e alla multiforme vitalità attestata dagli altri prodotti del gruppo. Immobile ed elaboratissima, la pittura di P. anche come espressione artistica sembra un punto di arrivo senza possibilità di sviluppo. Il gruppo di Peleo e Teti nel tondo ci appare come un mero intrico decorativo, la cui intima assenza di fervore, di drammaticità, di tensione, è sommersa nel superbo decorativismo lineare. La stessa mancanza di vitalità, di tensione si avverte nei gruppi delle pareti esterne della coppa: da un lato conversazioni trepide tra giovani e donne, dall'altro amplessi di giovani e fanciulli, puri blocchi inerti di sontuosi drappeggi che scandiscono lo spazio con le loro masse a ripetizione, accentuando la greve atmosfera erotica dell'opera.
Bibl.: P. Hartwig, Meisterschalen, Stoccarda 1893, tav. 25, p. 231 ss.; J. C. Hoppin, Red-fig., II, 335; E. Buschor, in Furtwängler-Reichhold, III, p. 20 ss.; E. Langlotz, Zeitbestimmung, Lipsia 1920, p. 89, 73, 77; J. D. Beazley, Red-fig., p. 81.