pelare
Nel senso proprio di " privo di peli ", al participio con valore predicativo: per aver ‛ dato di cozzo ' a una volontà superiore, Cerbero porta... pelato il mento e 'l gozzo (If IX 99).
Si vedano le diverse spiegazioni che del fatto danno alcuni commentatori: " fu Cerbero da Ercule preso per la barba e da lui gli fu tutta strappata ", Boccaccio; " signum servitutis, quia catenae iniectae sunt ad guttur et collum eius ", Benvenuto; " imperò che quando Ercole lo tirò con le catene che avea gittate alle sue tre gole, li fece cadere li peli dal mento e dal gozzo ", Buti; gli altri seguono ora l'una ora l'altra di queste interpretazioni. In Rime dubbie XXX 15 è riferito alla cornacchia che, rivestitasi di penne, viene spogliata da tutti gli altri uccei, che la pelar sì ch'ella rimase ignuda. Con valore estensivo, significando " conciar male " (Petronio), nel Fiore: Ardimento a Paura dea ghignata, / e Sicurtà la deggia sì pelare / ched ella non vi sia ma' più trovata (LXXXIV 13).
Nel Fiore il verbo è di solito nel senso metaforico di " spillar denaro " a qualcuno: Chi 'l su' amico pensa di pelare / ... quella cotal dovria l'uon maneggiare, secondo i consigli della Vecchia (CLXXIV 1), con ripresa nel sonetto successivo: E al pelar convien aver maniera (CLXXV 1; così anche CLIX 2; CLX 13). Più ricca di sottintesi l'occorrenza di LVII 13: la donna, lusingata dall'amante, 'mmantenente pensa a gir pelando / colui che prima tanto l'ha lodata. V. anche DIPELARE.