PELASGI (Πελασγοί, Pelasgi)
Secondo gli antichi, i Pelasgi erano una popolazione abitante la Grecia e altri territorî (Caria in Asia Minore, Creta, Sicilia, Italia meridionale, Etruria, ecc.) in un periodo anteriore all'immigrazione in Grecia delle genti elleniche. Delle vicende di questi Pelasgi si sapevano dare confuse notizie, p. es., che un loro gruppo avesse emigrato dalla Tessaglia in Atene e da Atene in Lemno e si sapevano indicare resti di costruzioni, sopratiutto di mura, p. es. il muro pelasgico di Atene. Su queste confuse notizie antiche, gli storici moderni del secolo XIX eressero molte teorie sull'origine, la stirpe, la lingua, la civiltà dei Pelasgi: notevole specialmente la fortuna che i Pelasgi ebbero nella storiografia italiana del primo Risorgimento per rivendicare origini antichissime e indipendenti da influssi greci alla civiltà d'Italia (Cuoco, Micali, Gioberti, ecc.). La ricerca linguistica e gli scavi archeologici, rivelando, almeno in parte, l'esatta natura delle civiltà preelleniche, cioè dimostrando per un lato l'esistenza di una civiltà minoico-micenea, per un altro lato chiarendo origini e affinità etniche dei popoli dell'Italia antica, hanno tolto ragione di essere al mito pelasgico. L'analisi filologica è sopraggiunta poi in un secondo momento a completare l'opera di distruzione col dimostrare il carattere leggendario delle tradizioni antiche sui Pelasgi: sono a questo proposito fondamentali le ricerche di E. Meyer e L. Pareti.
Sul carattere leggendario delle tradizioni sui Pelasgi occorre intendersi. I Greci avevano un vago ricordo di genti di stirpe diversa preesistenti alla loro immigrazione; ma della storia, lingua, religione, residenza esatta di queste popolazioni non avevano più alcuna nozione. Perciò accrebbero e deformarono i loro ricordi con costruzizioni congetturali non sfornite di una loro logica, ma in sostanza fantastiche. La base di queste fantasie, l'esistenza dei Preelleni, ha dunque un banale nucleo di verità, ma tutti i particolari sono privi di valore, a cominciare dal nome stesso di Pelasgi. Infatti, il nome di una regione della Tessaglia, la Pelasgiotide, ci dice ancora che i Pelasgi non erano null'altro che gli abitanti di questa regione. E poiché d'altro lato Pelasgi è parola perfettamente greca connessa con πέλαγοι "pianura" e significa "abitanti della pianura" in contrapposto a Macedoni (cfr. μακεδνός "eccelso", quindi "abitante in montagna), resta anche dimostrato che gli abitanti della Pelasgiotide erano dei parlanti greco, cioè Greci il cui nome venne a poco a poco sostituito da quello più generico di Tessali. Ora appunto questo fatto che il nome Pelasgi sparisse e fosse sostituito da altro nome diede la spinta a credere i Pelasgi una popolazione sparita e perciò di stirpe non greca: si scambiò insomma la sparizione di una denominazione con la sparizione del popolo correlativo. Ma, trasformati così i Pelasgi in Preelleni, era chiaro che essi non dovevano avere abitato solo la Tessaglia, ma dovevano avere occupato la maggior parte di quei luoghi, in cui era logico supporre che gli Elleni, arrivando nelle loro migrazioni, avessero trovato popolazioni preesistenti. Aiutarono a fissare tutte queste localizzazioni dei Pelasgi le omofonie della toponomastica greca. In genere i Greci diedero sempre molta importanza alle somiglianze tra nomi proprî: due persone o due luoghi che avessero nomi identici o affini non potevano non essere in relazione. Ora in particolare se si scorgeva che i nomi di alcune città della Tessaglia ritornavano in altre regioni della Grecia, si riteneva senz'altro che quelle regioni fossero state occupate da Pelasgi. L'analogia aiutava poi a estendere ulteriormente le sedi dei Pelasgi, perché se in una regione si collocavano i Pelasgi, era naturale supporre che ci fossero stati anche in regioni vicine. Si aggiungano poi altre omonimie, come quella del citato muro pelasgico di Atene che non aveva nulla a che fare con i Pelasgi, e si vedrà quanti motivi concorressero a organizzare la distribuzione dei Pelasgi nel mondo greco. Ma non basta ancora. I Greci, come di solito interpretavano la sparizione di un nome etnico quale sparizione del popolo correlativo, così non riuscivano a concepire il lento assorbimento di una gente per opera di altre genti: perciò, se i Pelasgi erano spariti dal mondo greco, dovevano essere emigrati. Donde una quantità di leggende sulle emigrazioni pelasgiche e relative localizzazioni in zone barbare e poco conosciute.
Le tradizioni sui Pelasgi si spiegano in sostanza con queste semplici osservazioni: e si noti che se molte di esse sono di origine popolare, le più sono elaborazioni dotte, di logografi (v.) e mitologi, soprattutto di Ecateo ed Ellanico. Non resta ora che dare qualche esempio concreto del metodo con cui la fantasia greca ha lavorato sui Pelasgi. La poesia omerica conosce ancora i Pelasgi di Tessaglia e più precisamente considera pelasgica la città di Larisa e ritiene che essa fosse alleata dei Troiani durante la guerra. Di qui tutta una serie di congetture. Se Larisa era detta da Omero pelasgica, erano pelasgiche di origine tutte le Larise sparse nel mondo greco: già solo perciò nuclei pelasgici erano collocati in Attica, Argolide, Creta, Troade, Eolide, Magna Grecia, ecc. Di più non si poteva credere che Omero alludesse alla Larisa tessalica come alleata dei Troiani e così si preferì pensare che il centro dei Pelasgi fosse in Asia Minore nella Larisa della Troade, o in quella dell'Eolide. E chi preferì quest'ultima localizzazione giunse a concludere che tutti gli Eolî erano di origine pelasgica, come a dire non Greci! D'altro lato Omero parlava anche di una "pelasgica Argo" e anche qui alludeva a una regione della Tessaglia. Ma naturalmente si ritenne che egli accennasse ad Argo nel Peloponneso e a poco a poco tutto il Peloponneso diventò pelasgico. Infine Omero accennava anche a Pelasgi in Creta in un passo dell'Odissea (XIX, 178), che probabilmente è molto tardo e risente già delle fantasticherie sui Pelasgi: comunque, se anche si debba credere che i Pelasgi della Tessaglia avessero mandato una colonia in Creta, Omero non intendeva di parlare di Creta come interamente pelasgica, che fu la conseguenza tratta dalla sua allusione. Per un'ulteriore conseguenza si osservarono omofonie tra la toponomastica cretese e la toponomastica italica e poiché occorreva spiegare come mai i Pelasgi non erano più a Creta in tempo storico, si concluse che i P. dovevano essere venuti in Italia: se a Creta c'era un fiume Messapio e in Italia la Messapia, per es., la spiegazione più ovvia era che i Pelasgi erano venuti da Creta a portare il nome di Messapia in Italia. Altrettanto facile è rendersi conto delle tradizioni sull'Attica, dove, come sappiamo, esisteva una Larisa e, ai piedì dell'Acropoli di Atene, un muro pelasgico: un argomento di troppo per collocare i Pelasgi ín Atene. Ma in età storica i Pelasgi non c'erano più, ed ecco supporre che fossero emigrati a Lemno, collegata all'Attica da una serie di omofonie. E poiché Omero non parla di Pelasgi in Atene e tanto meno in Lemno, si credette anche di poter concludere che i Pelasgi fossero venuti in Atene dalla Tessaglia dopo l'età omerica. Infine era ovvio che s'identificassero con i Pelasgi di Lemno gl'indigeni dell'isola, che furono in parte assoggettati in parte dispersi dalla conquista ateniese del sec. VI. Così si credeva di trovare ancora in età storica dei Pelasgi in un'isola del mondo greco. Né la conquista ateniese di Lemno mancò di accrescere anche la leggenda pelasgica, perché a giustificarla s'immaginò che si volesse vendicare l'oltraggio fatto alle donne ateniesi, che íesteggiavano Artemide in Braurone, dai Pelasgi costretti ad abbandonare l'Attica e a rifugiarsi in Lemno.
Un altro esempio di particolare interesse potrà essere offerto dall'omonimia (o quasi) di Gyrtone nella Pelasgiotide di Tessaglia con parecchie città (quale Kyrtone in Beozia, Gortina in Creta, Crotone in Magna Grecia) perché da tale omonimia dipende la localizzazione dei Pelasgi prima a Cortona e poi in genere in Etruria.
Erodoto (I, 57, cfr. la citazione che di questo passo fa Dionigi di Alicarnasso in Antichità romane, I, 29, con una lezione esatta del testo erodoteo ignota ai codici esistenti) ritiene che la sola Cortona fosse pelasgica, cioè pensa a un'isola pelasgica nel territorio etrusco. Ellanico invece, e altri dopo di lui, giungono ad asserire che tutti gli Etruschi (o Tirreni) fossero Pelasgi, stabilendo così l'equivalenza tra il nome di Tirreni e quello di Pelasgi. Donde la conseguenza che alcuni mitografi più tardi ritennero tirreniche, cioè etrusche, molte zone pelasgiche: per es., si favoleggiò che il muro pelasgico di Atene fosse stato costruito dai Tirreni. Altre ovvie identificazioni furono poi fatte tra Pelasgi, Lelegi e Carî appunto perché si ritenevano tutti e tre popoli preesistenti ai Greci.
Bibl.: E. Meyer, Forschungen zur alten Geschichte, I, Halle 1892, p. i segg.; K. J. Beloch, Griechische Geschichte, I, ii, 2ª ed., Strasburgo 1913, p. 45 segg.; G. Busolt, Griechische Geschichte, I, 2ª ed., Gotha 1893, p. 164 segg.; L. Pareti, Pelasgica, in Rivista filol. class., XLVI (1918), pp. 153-206, 307-44; id., Le origini etrusche, I, Firenze 1926, p. 13 segg.