PELI (fr. poils; sp. pelo; ted. Haare; ingl. hair)
Formazioni cornee, filiformi della pelle dei Mammiferi, caratteristiche di questa classe, come le penne lo sono per la classe degli Uccelli. I peli hanno una distribuzione caratteristica sul corpo (flumina pilorum) che presenta differenze specifiche e individuali. Speciali qualità di peli sono le vibrisse, le setole, gli aculei, ecc. (v. mammiferi; tegumentario, sistema).
I peli si formano nel follicolo pilifero, il quale rappresenta una specie d'invaginazione dell'epidermide che s'affonda nel derma e raggiunge talora gli strati superiori dell'ipoderma. Per un certo tratto l'epidermide conserva tutti i suoi strati, e cioè fino allo sbocco della ghiandola sebacea (colletto del follicolo). Al disotto il rivestimento epiteliale del follicolo è costituito da uno strato basale e da alcuni strati di elementi del reticolo malpighiano. Attorno a questa guaina epiteliale il derma si condensa in fasci circolari e longitudinali, che formano la parete connettivale del follicolo. La guaina epiteliale presenta all'estremità inferiore una depressione, nella quale penetra del tessuto connettivo ricco di vasi, che costituisce la papilla del pelo. Dalle cellule dello strato basale che ricoprono la papilla, nascono, per fenomeni di attiva moltiplicazione e per successiva differenziazione, i varî strati del pelo e le cosiddette guaine proprie del pelo. Queste, che originano più particolarmente dalle cellule basali poste sui lati della papilla, si vanno differenziando in tre strati che, a cominciare dall'esterno, sono lo strato di Henle, lo strato di Huxley e la cuticola della guaina. Spostandosi verso l'alto, le cellule si caricano di granuli di cheratoialina e finiscono col cheratinizzarsi completamente. La cuticola è formata di un solo strato di cellule lamellari, embricate dall'alto in basso, in senso contrario a quelle della cuticola del pelo.
Il pelo ha uno scapo o porzione libera e una radice infissa nel follicolo. La costituzione è pressoché uniforme, tranne che in vicinanza del cosiddetto bulbo, il quale è rappresentato da un rigonfiamento, che offre nella superficie inferiore una cavità in cui s'innicchia la papilla, ed è costituito da cellule nucleate cariche abitualmente di pigmento. Queste cellule vanno rapidamente perdendo i caratteri di vitalità e corneificandosi; il pelo assume così la sua struttura cornea e appare formato da uno strato esterno di cellule lamellari embricate dal basso in alto, da uno spesso strato di cellule fusiformi, ancora nucleate, pigmentate di solito intensamente e fortemente stipate (sostanza corticale), da uno strato centrale di cellule cubiche, nucleate, piuttosto lasse, in mezzo alle quali penetra facilmente dell'aria (sostanza midollare). Quest'ultima sostanza cessa di regola a una certa distanza dall'uscita del pelo dal follicolo. I follicoli piliferi sono di regola impiantati con leggiera obliquità nella cute. Alla parete connettivale del follicolo, dal lato dove questo forma con la superficie un angolo ottuso e dove è situata la ghiandola sebacea, s'impianta il muscolo erettore del pelo, che ha la funzione, contraendosi, di raddrizzare il pelo. I follicoli sono già costituiti nella vita fetale ed è dubbio che nuovi follicoli si possano formare nella vita extrauterina. Sulla superficie cutanea si distinguono peli a completo sviluppo e peli lanugginosi (poils follets dei Francesi). I primi sono in alcuni punti normalmente abbondanti e fitti (capillizio, sopracciglia e ciglia e, nell'adulto, regione ascellare e pube). Nel maschio adulto di regola si trovano peli grossi più o meno folti oltre che sulla faccia (barba, baffi) su gran parte delle altre regioni della cute (ne rimangono prive di solito le regioni flessorie ed estensorie di alcune articolazioni). Nella donna normale non si notano peli grossi all'infuori delle regioni sovraccennate. Solo in casi più o meno rari la donna, dopo la pubertà o verso la menopausa, può presentare peli grossi alla faccia e in altre regioni (arti inferiori specialmente), che in essa abitualmente ne sono sprovviste. Si possono avere anche zone pelose circoscritte o diffuse per nei pelosi di origine congenita. In casi di cosiddetto irsutismo (v.), tanto nel maschio che nella femmina, la pelle può essere universalmente o in gran parte coperta di peli grossi. La sezione dei peli e la loro conformazione sono varie da razza a razza (v. capigliatura).
I peli sono più abbondanti al capillizio, dove se ne possono contare fino a più di 250 per cmq. Sono più numerosi nei soggetti a pelle poco pigmentata.
I peli lanugginosi sono visibili specialmente alle braccia e all'areola mammaria. Il loro diametro è circa la metà di quello dei peli a sviluppo normale; alcuni non presentano sostanza midollare, in altri è presente in proporzione ridotta. Nella vita fetale il corpo è ricoperto di lanuggine fine che cade poco prima o poco dopo la nascita. I peli sono disposti sulla superficie cutanea in serie secondo certe linee curve che irradiano da un centro (vertice). Le dimensioni maggiori sono quelle dei peli della barba, poi, in scala discendente, quelle dei peli del pube e dei baffi, del sopracciglio, dello scroto, dell'ascella, i capelli, le ciglia, le vibrisse o peli dell'orificio nasale. Il diametro è diverso anche da razza a razza. Così pure la lunghezza: i peli sono corti nella razza nera; lunghi nei pellirosse.
Il colorito dei peli è vario e riportabile in generale a sei tipi: nero, bruno, castagno, rosso, biondo dorato, bianco di lino. Ma le sfumature di tinta sono molteplici. P. Broca ne ha distinto fino a 52. Il colorito dei peli è di regola in rapporto con quello di altri organi pigmentati e con la tinta generale della pelle. Col tempo il pelo tende a perdere il suo pigmento parzialmente o totalmente; la penetrazione di aria fra gli elementi della sostanza midollare e corticale accentua la decolorazione (canizie). I primi peli a depigmentare sono quelli del capillizio; gli ultimi quelli del pube. Lo sviluppo e l'accrescimento del pelo, la muta, le alterazioni di struttura e di pigmentazione avvengono sotto l'influsso del sistema nervoso vegetativo e in relazione alla funzione di ghiandole endocrine (in particolar modo delle ghiandole sessuali, della tiroide, delle capsule surrenali e dell'ipofisi). Questo influsso si esercita variamente a seconda dei diversi distretti pilari. La vita dei peli è limitata. Essi sono soggetti pertanto a una muta fisiologica, che nell'uomo è continua e non periodica come in altri animali. Nel bambino, secondo F. Pinkus, cadrebbero 90 peli al giorno, nell'adulto da 38 a 108, nel vecchio circa 120. Quando un pelo cade, in generale si atrofizza la papilla. Il pelo non più nutrito muore; le cellule della sua zona inferiore appaiono completamente cheratinizzate; il bulbo prende una forma clavata; spostandosi grado grado verso l'orifizio del follicolo e perdendo le sue connessioni con le pareti finisce con l'essere eliminato. Esso è sostituito da un pelo nuovo, il quale si forma da un gettone epiteliale che deriva dallo strato basale della guaina del follicolo e dentro il quale si adatta una protuberanza connettivale ricca di vasi che costituirà la nuova papilla. Il pelo nuovo crescendo spinge verso l'esterno il pelo vecchio. Il pelo che si riforma acquista un diametro uguale o maggiore del precedente; quando rimane più sottile vuol dire che la parte tende a sguarnirsi di peli. La durata di accrescimento di un singolo pelo è valutata da 2 a 4-5 anni. I peli più rigogliosi (capo) crescono da 10 a 20 cm. all'anno. Nella donna la lunghezza massima verrebbe raggiunta alla pubertà. Pare che i peli crescano, secondo alcuni autori almeno, più d'estate che d'inverno, più durante la notte che durante il giorno; sembra pure che il raderli ne aumenti l'accrescimento e il diametro. Vi è chi ritiene che i peli possano, per un certo periodo, continuare a crescere anche nel cadavere; forse trattasi di parvenza dovuta al disseccarsi dei tessuti. I peli sono molto più numerosi e compatti al capillizio che in altre zone. Nell'età avanzata i peli del capillizio tendono, nella grande maggioranza dei casi, a cadere, e si può avere un'alopecia parziale che si può ritenere fisiologica. Alopecie parziali o totali si possono poi avere per una quantità di cause diverse. Mancanze complete o totali di peli si possono verificare per fatti di agenesia congenita, come pure alterazioni della normale struttura e conformazione per fatti di disgenesia (Moniletrix, peli torti, peli giganti, ecc.).
Botanica.
Nei vegetali i peli o tricomi sono produzioni del tessuto epidermico, che presentano forma e struttura varia in rapporto alle loro molteplici funzioni. Nei casi più semplici risultano di singole cellule che sporgono debolmente in forma di protuberanze coniche dette papille: queste determinano l'aspetto vellutato dei petali di molti fiori (viola del pensiero, tropeolo, ecc.). Talora l'estroflessione è più accentuata e assume la forma di tubo come si osserva, p. es., nei peli radicali.
Più spesso i peli sono pluricellulari, semplici o ramificati, e presentano forma diversa: così nelle Felci prendono l'aspetto di laminette e si chiamano palee, nell'eleagno e nell'olivo sono squamiformi, nelle querce e nella violacciocca sono stellati. Generalmente in essi si distingue una parte impiantata nell'epidermide, il piede, e una parte libera, il corpo del pelo, la cui membrana può essere sottile, costituita di cellulosa quasi pura (cotone) oppure spessa, impregnata di lignina o di sostanze minerali (silice, carbonato di calcio), i peli allora sono rigidi e s'indicano più comunemente col nome di setole (zucca).
Le cellule che li costituiscono possono essere vive o morte: nel secondo caso in genere contengono aria e si presentano bianchi. Non di rado, in determinati stadî del loro sviluppo, possono contenere cloroplasti (Salvinia, Rubus, Aesculus), elaioplasti (pappo di Gaillardia), cristalli di ossalato di calcio (Labiate) e anche alcaloidi e glucosidi nelle piante la cui epidermide presenta tali principî attivi.
Le funzioni dei tricomi sono svariate: di protezione (contro l'eccessiva traspirazione, contro gli sbalzi di temperatura, ecc.), di sostegno, di assorbimento, di secrezione, di disseminazione, di percezione di stimoli esterni.
Sono quasi sempre presenti negli organi giovani, talora scompaiono negli adulti: le foglioline delle gemme sono molto spesso rivestite di un fitto feltro di peli che aumentano la funzione protettiva dell'epidermidelle piante xerofile hanno le foglie ricoperte di abbondanti peli morti e a seconda del loro sviluppo si presentano pubescenti, tomentose, lanose: tali rivestimenti costituiscono in questi vegetali non solo una difesa contro gli animali fitofagi, ma anche un adattamento all'ambiente, servendo a limitare il processo della traspirazione, perché gli spazî compresi tra i singoli peli si saturano facilmente di vapor d'acqua impedendone l'ulteriore eliminazione; le piante crescenti all'ombra, non avendo bisogno di limitare la traspirazione, sono invece, per lo più, glabre.
Anche gli abbondanti rivestimenti pelosi delle piante alpine e di molte piante tropicali rappresentano un adattamento all'ambiente, servendo di difesa contro le troppo forti variazioni di temperatura.
Nella Rubia, nei Galium e in altre piante scandenti, i peli rigidi, ricurvi a uncino, servono di sostegno.
Importantissima e specifica è la funzione dei numerosi peli a pareti molto sottili, che presenta l'epidermide della radice nella zona detta assorbente: essi infatti servono ad assorbire l'acqua coi sali minerali disciolti circolante nel terreno, poiché il loro succo cellulare, a concentrazione costantemente più elevata di quella delle diluitissime soluzioni che circolano nel terreno, svolge una notevole forza succhiante capace di attirare nell'interno del pelo i liquidi esterni.
Peli capaci di assorbire acqua si trovano anche nelle parti aeree di molte piante (Heliotropium luteum, Centaurea argentea, ecc.). Una particolare categoria di peli è costituita dai peli ghiandolari che di solito risultano di un peduncolo più o meno sviluppato e di un'estremità ingrossata a capocchia, che è la ghiandola propriamente detta. Si trovano in varî organi di molte piante e secernono svariate sostanze come olî eterei, resine, zuccheri, mucillagini, ecc. Nelle infiorescenze pistillifere del luppolo i peli ghiandolari si presentano in forma di piccola coppa giallastra e secernono la luppolina (v. luppolo). A questa stessa categoria si possono ascrivere i caratteristici peli delle ortiche: essi provengono da una cellula epidermica che s'ingrossa notevolmente e viene circondata dalle cellule vicine le quali si dispongono a coppa, mentre le cellule poste vicino al piede del pelo si moltiplicano costituendo una specie di sostegno. Il corpo del pelo verso l'estremità si assottiglia e termina con una punta ricurva; le sue pareti sono molto rigide perché imbevute di carbonato di calcio ad eccezione dell'apice in cui la membrana è silicizzata. Urtando, anche lievemente, l'estremità di questi peli, la punta si rompe, prende la forma di ago da iniezione e penetra nella pelle versandovi il contenuto del pelo, che è molto irritante e provoca il fenomeno dell'urticazione. In alcune specie tropicali questo principio è più attivo e abbondante, perciò può riuscire pericoloso determinando disturbi gravi.
Alcuni peli ghiandolari secernono acqua, cioè funzionano da apparecchi per l'eliminazione dell'acqua in eccesso (v. idatodi).
Notevole è l'importanza dei peli nella disseminazione di molti frutti e di molti semi: i frutti di molte Medicago hanno peli rigidi a uncino che, attaccati alle vesti dell'uomo o ai peli degli animali, compiono lunghi viaggi in modo da cadere lontano dal luogo di origine. I peli morbidi e flessuosi dei semi del cotone, dell'oleandro, del pioppo, le code piumose degli achenî di taluni anemoni favoriscono invece la disseminazione anemofila.
Un'ultima categoria di peli infine è costituita dai peli tattili presenti sui petali, sugli stami, sulle foglie e specialmente sui cirri: essi sono capaci, per la struttura del loro sensibile protoplasto, di percepire e di trasmettere gli stimoli di contatto: risultano, in genere, di piccole papille o di peli a pareti sottili con protoplasma spesso vacuolizzato in cui è talvolta contenuto un cristallino che, secondo G. Haberlandt, servirebbe a rinforzare, coi suoi angoli, un'improvvisa pressione deformatrice.
Bibl.: E. Strasburger, Trattato di botanica, 4ª ed., 1932; F. Netolitzky, Die Pflanzenhaare, in K. Linsbauer, Handbuch der Pflanzenanatomie, IV, 1932.