BONGIOVANNI, Pellegra
Nacque a Palermo ai primi del sec. XVIII da Vincenzo, un mediocre pittore dalla vita errabonda, dal quale venne condotta ancora fanciulla a Roma, dove apprese musica, danza e pittura, come affermerà più tardi ella stessa nell'opera che la rese famosa ai suoi tempi: Risposte a nome di Madonna Laura. Era frutto di un paziente culto delle belle lettere e della poesia petrarchesca, che le valse la stima della colonia dell'Accademia degli Arcadi di Palermo, nella quale fu accolta col nome di Ersilia Gortinia.
Poche sono le notizie sulla sua giovinezza. Andò sposa all'avvocato Iacopo Rossetti, dal quale ebbe una figlia, Marianna. Godé fama di donna virtuosa, tanto da essere lodata nel Cicerone del Passeroni. Raggiunse una notevole fama letteraria negli ultimi quindici anni della sua vita, allorché le lodi tributatele dal Quadrio e dal Crescimbeni trovarono una eco nella nativa Sicilia e molti letterati dell'isola si tennero in onore di sottoporre alla sua attenzione le loro opere per averne consigli e giudizi, come il marchese Casimiro Drago per la traduzione delle Bucoliche di Virgilio e il poeta giocoso Bernardo Bonaiuto che, richiesto alla B. un parere sulle sue composizioni, ricevette una lunga risposta in versi. Un successo personale raccolse la poetessa il 14 giugno 1764 in occasione dell'adunanza tenuta dagli Arcadi nella villa romana del cardinale Alessandro Albani per l'acclamazione di Giuseppe II re dei Romani.
Morì nel 1770.
La sua notorietà resta legata alle Risposte a nome di Madonna Laura alle Rime di messer Francesco Petrarca, pubblicate a Roma nel 1762e l'anno successivo a Milano. L'opera non si segnala in alcun modo per originalità di intenti, costituendo la poesia della B. una irrilevante testimonianza della fortuna del Petrarca nel Settecento: rappresenta tutt'al più una curiosità il constatare con quanto impegno la rimatrice riesce a costruire le "risposte" attenendosi fedelmente agli schemi metrici e alle stesse parole-rima del modello.
Per testimonianza del Quadrio, la B. si cimentò altresì nella composizione di drammi musicali, Aristodemo e Aminta, quasi sicuramente perduti, e di un oratorio a quattro voci, La madre della patria s. Rosalia (Palermo 1764), con musica di Michele Maurici, che venne cantato sul carro della santa patrona di Palermo in occasione di una carestia che infieriva sulla città. L'operetta, strutturata sul modello del melodramma metastasiano, porge occasione all'autrice di soffermarsi su considerazioni di ordine morale.
Fonti e Bibl.: Adunanza tenuta dagli Arcadi per l'elezione della sacra reale maestà Giuseppe II Re de' Romani, Roma 1764, p. 79; F. S. Quadrio, Della storia e della ragione di ogni poesia, III, 2, Milano 1744, p. 492; G. C. Passeroni, Il Cicerone, II, 4, Bassano 1775, p. 151; D. Scinà, Prospetto della storia letteraria di Sicilia nel secolo decimottavo, II, Palermo 1825, pp. 365-366; P. L. Ferri, Biblioteca femminile ital., Padova 1842, p. 71; G. Mira, Bibliogr. sicil., I, Palermo 1875; S. Reitano, La poesia in Sicilia nel sec. XVIII, Palermo 1920, p. 220; F. Colnago, Un canzoniere del Settecento, in Giornale di Sicilia, Palermo 11-12 luglio 1923; G. Sorge, Iteatri di Palermo nei secoli XVI-XVII-XVIII, Palermo 1926, pp. 268, 403; M. Foresi, F.Petrarca e la donna. Una moderna Laura del Settecento, Rocca San Casciano s.d.; G. Resta, Una risposta di Madonna Laura alle Rime di Messer Petrarca, in Presenza, I, Messina 1947, pp. 266-274; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1960, ad Indicem.