pellegrino (pelegrino; peregrino)
Sostantivo e aggettivo registrato con frequenza in tutte le opere di D. fuorché nella prima cantica della Commedia. Compendia nei suoi diversi significati l'eccezionale vicenda dell'exul inmeritus, errante per l'Italia peregrino, quasi mendicando (Cv I III 4).
Il sostantivo, secondo quanto chiarisce D. stesso nella razo prosastica del sonetto Deh peregrini che pensosi andate (Vn XL 9 1, anticipato al § 5), può essere assunto in due distinte accezioni: peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori de la sua patria; in modo stretto non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di sa' Iacopo [il santuario di Santiago de Compostela in Galizia] o riede (XL 6, dove il termine ricorre ancora un'altra volta).
In D. la voce si registra prevalentemente nel primo significato (che si connette all'originaria forma classica peregrinus): " forestiero ", " viandante ", " straniero ", chi cioè, per diverse ragioni, si trova lontano dalla propria terra e, per i disagi del cammino, viaggia in abiti dimessi; mentre il più limitato valore religioso divide il campo con ‛ palmiere ' (v.), p. di Terra Santa, e romeo (v.), p. che va a Roma, secondo falsa etimologia (XL 7).
Per l'uso lato del termine, che D. arricchisce di suggestivi particolari, relativi alla condizione materiale e spirituale del p., si vedano: Vn IX 9 4 trovai Amore in mezzo de la via / in abito leggier di peregrino (" come uno che aveva fatto gran viaggio, in cattivo arnese ", Barbi-Maggini; cfr. anche E.G. Parodi, in " Bull. " XIX [1912] 158-159); Pg II 63 Voi credete / forse che siamo esperti d'esto loco; / ma noi siam peregrin come voi siete (" stranieri' da questo luogo, venuti di nuovo ", Buti; riferito a D. e alle anime che passano per la montagna per salire al cielo); XXIII 16 Sì come i peregrin pensosi fanno, / giungendo per cammin gente non nota, / che si volgono ad essa, e non restanno; XXVII 110 li splendori antelucani /... tanto a' pellegrin surgon più grati, / quanto, tornando, albergan men lontani. Nell'ambito di tale significato, il novo peregrin di Pg VIII 4 sarà da intendere come il viandante " non abituato, non indurito alla lontananza dei viaggi " (Pagliaro, Ulisse 776).
In senso lato, v. anche Vn IX 3, XL 1, 2 (due volte), e 7 (seconda occorrenza), XLI 5 (seconda occorrenza), Cv IV XXV 8. Secondo la più limitata accezione, in Vn XL 7 (prima occorrenza), Pd XXXI 43.
Nel Fiore il sostantivo è sempre usato in allusione a falsi o simbolici ‛ pellegrinaggi ' (v.): CI 9 Ancor mi fo romito e pellegrino (rassegna degli stati sociali assunti da Falsembiante); CXXXI 2 la buona pellegrina e 'l pellegrino (in riferimento a Falsembiante e Costretta-Astinenza, che, travestiti da religiosi, si recano come p. da Malabocca, col proposito di ucciderlo; cfr. anche CXXXII 1); CCXXVIII 5 v'andai come buon pellegrino (pellegrinaggio erotico di Amante).
Più limitato, ma non privo di rilevanti accezioni, l'uso aggettivale del termine. Ai valori propri si richiamano Pd VI 135 Romeo, persona umìle e peregrina " imperò che andava in abito di peregrino per lo mondo, et era straniero da Provenza ", Buti), ed, estensivamente, Rime C 15, ove l'Austro è detto vento peregrin, poiché si leva dalle lontane sabbie etiopiche per giungere in Europa.
Ma interessante è soprattutto l'assunzione traslata dell'aggettivo. Fondamentale è qui la simbologia della vita umana quale cammino colmo di prove e fatiche, e del mondo, sede di un temporaneo pellegrinaggio volto al raggiungimento della patria celeste; principio basilare del cristianesimo, che dalla tradizione biblica si estende a tutto il pensiero scolastico, e cardine dell'impianto stesso della Commedia (cfr. anche Cv IV XII 15): Pg XIII 96 ciascuna [anima] è cittadina / d'una vera città [la Gerusalemme celeste]; ma tu vuo' dire / che vivesse in Italia peregrina: " Omnes sumus viatores et peregrini in mundo. Vita ergo humana est quaedam peregrinatio et militia in terra " (Benvenuto; cfr. Ps. 138, 13; Ecli. 16, 15; ecc.). Frequenti, a tal proposito, gli accenni contenuti nelle opere di s. Agostino, nei Moralia di Gregorio Magno e nei passi tomistici di commento ai testi sacri; v. G.B. Ladner, in " Speculum " XLII (1967) 233-259.
Secondo l'uso traslato, in relazione a concetti e valori propri del mondo spirituale, v. ancora: Vn XLI 11 8 peregrino spirito (è il pensiero del poeta, che esce quasi dal mondo per mirare nell'Empireo Beatrice trionfante; cfr. § 5, prima occorrenza); Rime dubbie XI 5 la biltà vostra, peregrina / qua giù fra noi, soverchia mia natura (" compendio della situazione della donna-angelo ", Contini); Pg IX 16 la mente nostra, peregrina / più da la carne e men da' pensier presa (all'alba la mente dell'uomo è " magis remota et abstracta a sensibus et passionibus ", Benvenuto).
Controversa è la spiegazione di Pd I 51 E sì come secondo raggio suole / uscir del primo e risalire in suso, / pur come pelegrin che tornar vuole, dove, contro l'interpretazione tradizionale di p. nel senso di " viandante che, raggiunta la meta, anela a tornare in patria " (proposta, fra i primi, dal Buti), il Chimenz, rifacendosi a una precedente ipotesi del Del Lungo, ha sostenuto che D. parli del " falcone pellegrino ". Benché fondata su buone argomentazioni, a tale lettura viene però comunemente preferita l'interpretazione tradizionale, quale meglio intonantesi " ai concetti sottintesi alla comparazione e al più ampio giuoco delle analogie allegoriche da essa ricavabili " (Mattalia). Va ricordato, peraltro, che i commentatori antichi precedenti al Buti riferirono p., con funzione aggettivale, allo stesso raggio solare che, allontanatosi dalla fonte di luce, tende a ritornarvi.
Bibl. - N. Zingarelli, in " Studi Filol. Romanza " I (1884) 44; P. Rajna, in " Giorn. stor. " VI (1885) 157-162; G.R. Sarolli, Prolegomena alla D.C., Firenze 1971, 56-61, 67, 126-128. In particolare, per Pd I 51: S.A. Chimenz, in " Giorn. stor. " CXXXIII (1956) 180-185; U. Bosco, D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 304-305; E. Brown, Proserpina, Matelda and the Pilgrim, in " D. Studies " LXXXIX (1971) 33-48.