Pellirosse
I guerrieri dipinti di rosso
I Pellirosse erano giunti in America Settentrionale forse dalla Siberia, quasi 40.000 anni fa, quando l’Asia e l’America non erano separate dal mare. Vissuti liberamente fino all’arrivo degli europei, nonostante i loro valorosi tentativi di difendersi furono sterminati dai bianchi o costretti a vivere nelle riserve indiane
Il termine pellirosse fu coniato dal navigatore Giovanni Caboto, nel 1497, per indicare le popolazioni di Terranova, che si dipingevano il volto e il corpo di rosso. In seguito fu esteso a tutti gli indigeni dell’America Settentrionale. All’arrivo degli europei i Pellirosse erano meno di due milioni, dispersi nei territori degli odierni Stati Uniti e Canada e divisi in 250 tribù, quasi tutte seminomadi. Avevano un’economia di sussistenza, fondata sulla caccia al bisonte, la pesca, la raccolta e una rudimentale agricoltura che produceva soprattutto mais.
Il bisonte era una risorsa fondamentale: forniva carne per il nutrimento, pelle per gli abiti e le tende in cui vivevano, ossa per armi e utensili e tendini per le corde degli archi. I Pellirosse conobbero il cavallo solo in seguito all’arrivo degli europei, ma il nuovo animale diventò un compagno inseparabile per la caccia, la guerra e gli spostamenti. Le tribù conducevano una vita comunitaria, senza proprietà privata. Le donne erano sottomesse agli uomini e lavoravano la terra, mentre gli uomini andavano a caccia. I Pellirosse parlavano diverse lingue, ma non avevano la scrittura: solo alcune tribù, come i Dakota, usavano forme di pittografia su pelle o scorze di betulla. Per questo i loro miti e canti si sono perduti.
I Pellirosse avevano religioni animistiche (animismo): credevano nell’esistenza di un Grande Spirito, presente con la sua anima in tutta la natura, per cui anche gli animali e le piante dovevano essere rispettati. Veneravano la Terra, il Sole, la Luna, le stelle e i totem, grandi pali scolpiti e dipinti che rappresentavano gli dei. Nelle cerimonie indossavano abiti riccamente ornati e fumavano una lunga pipa, il calumet della pace. I riti erano scanditi da canti e danze, accompagnati da flauti e tamburi.
All’arrivo degli europei, i Pellirosse furono costretti a combattere per difendere il proprio territorio. Essi avevano bisogno di grandi spazi per la caccia, ma i nuovi coloni volevano impadronirsi delle loro terre per coltivarle. Nel 18° secolo gli Inglesi e poi gli Stati Uniti riconobbero i diritti dei Pellirosse sui territori a Ovest dei Monti Appalachi, ma già alla fine del secolo i pionieri iniziarono la conquista dell’Ovest (Far West). I primi scontri e massacri di Pellirosse avvennero a Fallen Timbers (1794) e Tippecanoe (1811). Anche le nuove malattie portate dai bianchi fecero strage dei Pellirosse, che non avevano difese immunitarie.
Nel 1830 iniziarono le deportazioni a ovest del Mississippi: percorrendo la pista delle lacrime, i Pellirosse furono trasferiti in Oklahoma e Dakota e costretti a vivere miseramente nelle riserve, territori desertici e isolati. Le tribù che cercarono di difendersi furono massacrate nelle ‘guerre indiane’ tra il 1860 e il 1890. Al valore dei Pellirosse, i ‘visi pallidi’ opponevano la superiorità delle armi, come i fucili a retrocarica Winchester. Una ragione di debolezza dei popoli delle Grandi Pianure furono le divisioni tribali, che impedirono loro di unire le forze contro il comune nemico.
I Sioux, guidati da Cavallo Pazzo e Toro Seduto, ottennero una storica vittoria sul generale George A. Custer a Little Big Horn nel 1876, ma alla fine furono sconfitti e sterminati nella battaglia di Wounded Knee (1890). Il capo apache Geronimo era stato invece catturato nel 1886.
Al termine delle guerre indiane, i sopravvissuti erano solamente 250.000, costretti a vivere nelle riserve. Anche i bisonti, principale risorsa dei Pellirosse, furono massacrati. I bianchi fecero anche qualche tentativo di integrazione, convertendo i Pellirosse al cristianesimo, ma senza successo: le popolazioni indigene d’America volevano vivere secondo le tradizioni dei propri antenati e non rinunciavano alla propria religione. Negli anni Sessanta del Novecento, il presidente John F. Kennedy aprì una fase di maggior rispetto per la cultura dei Pellirosse, che però vivono tuttora in condizioni di inferiorità economica e sociale.