pelo
È usato in senso proprio, per indicare genericamente i p. di cui sono ricoperte alcune parti del corpo umano, o nell'unica occorrenza al plurale - Già mi sentia tutti arricciar li peli / de la paura, If XXIII 19 -, o al singolare collettivo, mortal pelo, efficacemente contrapposto alle etterne penne dell'angelo nocchiero (Pg II 36; v. anche If XXV 119).
Il pel del capo è la " capigliatura " (If XXXII 42; cfr. anche XII 109 quella fronte c'ha 'l pel così nero, e Pd IX 99, dove Folchetto di Marsiglia afferma di essere stato singolarmente incline alla passione amorosa infin che si convenne al pelo, finché fu giovane); altrove il termine indica capelli e barba insieme - l'antico pelo di Caronte, If III 83 -, o i p. della barba, che Catone aveva lunga... e di pel bianco mista (Pg I 34).
Di un folto pelo è ricoperto tutto il corpo di Lucifero (If XXXIV 75; cfr. anche vello e vellute coste, ai vv. 74 e 73); tanto folto e lungo, che Virgilio può aggrapparsi al pel del mostro com'om che sale, facendosene cioè scala per passare nell'altro emisfero (vv. 80 e 199; cfr. anche il v. 108).
Anche con riferimento ad animali: la lonza di pel macolato era coverta (If I 33).
Al Porena sembra " metafora un po' strana " quella di Pg XVI 6 Buio d'inferno... / non fece al viso mio sì grosso velo / come quel fummo ch'ivi ci coperse, / né a sentir di così aspro pelo; ma cfr. Benvenuto: " et dicit bene, quia velum solet habere pilum mollem et levem, ut non laedat oculum nobilem; sed velum istud habebat pilum durum et asperum nimis, ita quod durum erat et videre et sentire fumum istum ". Analogamente gli altri commentatori: " continuando la immagine del velo, chiama così le pungenti particelle del fumo, che non solo impediva di vedere, ma dava forte molestia agli occhi: cfr. Inf IX, 75 " (Scartazzini-Vandelli).