PELVIPERITONITE
. È una malattia, essenzialmente ginecologica, consistente nell'infiammazione del peritoneo pelvico. Essa fu individuata e descritta per la prima volta da G. L. R. Bernutz e J. E. Goupil (1857), i quali, peraltro, compresero sotto questa denominazione gli ascessi pelvici d'ogni genere, opinando che tutti i processi infiammatorî del piccolo bacino avessero precisamente la loro origine nel peritoneo pelvico e solo in secondo tempo, a volte, si propagassero agli organi viciniori o al cellulare sottosieroso. A tale concezione venne più tardi a contrapporsi una tendenza, sempre più diffusa negli autori, a disconoscere nella pelviperitonite un'individualità nosologica vera e propria, e a considerarla, invece, in ogni caso, come un episodio secondario, conseguente per lo più a una salpingo-ovarite. Oggidì la maggior parte degli studiosi, limitando notevolmente il significato che in origine si era attribuito alla parola, considerano la pelviperitonite come un processo primitivo, localizzato alla sierosa del piccolo bacino e a sé stante, cioè non accompagnato da lesioni importanti degli organi viciniori e, in particolare, degli annessi uterini. Così intesa, la pelviperitonite costituisce un'entità morbosa molto rara, anzi eccezionale e d'altronde difficile a dimostrarsi; mentre la forma secondaria, derivante quasi sempre dalla propagazione di un processo annessiale, è frequentissima, e si può anzi asserire che a ogni annessite si accompagna di regola un certo grado d'infiammazione del peritoneo pelvico circostante.
La forma primitiva, indipendente, può conseguire all'apertura traumatica diretta del peritoneo pelvico. Tra le forme secondarie, non derivanti da una flogosi genitale, va ricordata quella che rappresenta una più diffusa periappendicite, e quella (assai rara) derivante da un diverticolo della S iliaca. È ovvio, inoltre, che la pelviperitonite può costituire anche un fenomeno parziale di una peritonite generale. Questo è, appunto, molto spesso il caso della pelviperitonite tubercolare: la quale, peraltro, può conseguire anche alla rottura di ganglî linfatici caseosi del bacino, o può accompagnare (come si suole verificare di frequente) una tubercolosi tubarica.
All'origine di ogni pelviperitonite c'è sicuramente un'infezione. Questa, nelle forme primitive, può dipendere: o da cause ostetriche (p. es., ritenzione, nella cavità uterina, di residui ovulari), o da manovre operatorie, o dal dilagare di un processo blenorragico localizzato nel tratto genitale inferiore. La via seguita dai germi, per giungere a infettare il peritoneo pelvico, può essere: quella mucosa (attraverso, cioè, l'utero e le tube, che possono anche rimanere praticamente indenni), o quella linfatica. La prima costituirebbe il tramite di diffusione quasi esclusivo per il gonococco; mentre la seconda sarebbe prescelta più frequentemente dallo streptococco. Si tende, però, ad ammettere che l'invasione microbica per via linfatica sia il più spesso responsabile dei flemmoni pelvici, o, in altri termini, delle infiammazioni localizzate nel cellulare sottosieroso, mentre si debba ravvisare, nella propagazione per via mucosa, l'origine più consueta della flogosi peritoneale.
La pelviperitonite acuta è caratterizzata dalla formazione di un versamento, che all'inizio è sieroso, giallastro e trasparente, e solo più tardi - se nel frattempo non viene a riassorbirsi - diventa corpuscolato.
Allorché nello spazio del Douglas si è costituita una cospicua raccolta purulenta, si parla di piocele retrouterino. Dal punto di vista dell'estensione, si distinguono forme circoscritte e forme diffuse di pelviperitonite; queste ultime sono passibili di generalizzazione. Quando si è venuta a formare una sacca purulenta, questa si ulcera in uno o più punti, e il pus tende a farsi strada all'esterno: può verificarsi allora l'apertura spontanea attraverso il retto (ed è l'eventualità più frequente) o anche in altra porzione dell'intestino (S iliaca, cieco, tenue), oppure nella vescica, nella vagina e finanche (sebbene assai di rado) nell'utero. Eccezionale è, poi, lo svuotamento della raccolta attraverso la parete addominale; mentre è abbastanza frequente il passaggio del pus nella libera cavità peritoneale. Altro esito possibile è l'incistamento e l'indefinita persistenza dell'ascesso, in seguito al progressivo ispessirsi del guscio reattivo, che lo delimita. In ogni caso, la pelviperitonite lascia, come conseguenza lontana, aderenze più o meno tenaci fra gli organi del bacino e ispessimenti callosi.
Il trattamento della pelviperitonite acuta dev'essere puramente medico. La cura chirurgica può trovare indicazione solo in secondo tempo, e cioè: o quando s'impone lo svuotamento della raccolta ascessuale, perché questa tende ad aprirsi in uno dei visceri pelvici; o quando, fallite le cure fisiche atte a promuovere il riassorbimento degli essudati e perdurando i disturbi funzionali, si rende necessaria la demolizione uteroannessiale.