penare
Con il significato di " far tutto il possibile ", " operare con sollecitudine " per conseguire un fine, ricorre due volte nel Fiore: LXXXII 12 Molto penò di tòrrelmi Ragione, Ragione " fece di tutto " per sottrarre Amante alla mia signoria (parla Amore). Anche con la particella pronominale: CCXXXI 4 tutti i mie' benfattori ringraziai / ... che molto si penar di far mi' grado.
Per entrambe le costruzioni è accezione largamente attestata nella lingua del tempo: Seneca volgare: " Paolina mia moglie... si sforzava, e penava di ritenermi, ch'io non andassi "; Giordano da Rivalta: " l'uomo misero, malivolo e ingrato... non si pena di conoscere il suo benefattore " (esempi tratti dal Manuzzi).
In Rime LX 2 Amore / ... tra 'mi d'ira, che mi fa pensare, il Fraticelli (che però considerava spurio il sonetto) leggeva penare in luogo di pensare; la variante interessa come indiretta conferma del valore di " essere preoccupato, afflitto ", e cioè di " penare ", che spesso ‛ pensare ' ha in Dante.