Pene
Il pene (dal latino penis, "coda, pene"), detto anche asta, verga o membro virile, è l'organo esterno dell'apparato urogenitale maschile (v. Pelvi, Organi genitali maschili). È costituito essenzialmente da corpi composti di tessuto erettile che, con il loro inturgidimento, rendono possibile la funzione copulatoria. La fisiologia dell'erezione si basa su importanti modificazioni funzionali del sistema orto- e parasimpatico, che consentono un iperafflusso ematico, con aumento di pressione negli spazi cavernosi, nella fase precedente il coito.
Il pene è costituito da tre corpi cilindrici di tessuto erettile: i due corpi cavernosi del pene e il corpo cavernoso (o spongioso) dell'uretra, impari e mediano. I corpi cavernosi, separati da un sottile setto e circondati da una guaina di collagene, decorrono affiancati formando i due terzi dorsali del corpo del pene. Sulla superficie dorsale, lungo la loro linea di giunzione, è presente una doccia longitudinale occupata da due arterie e da una vena, dette dorsali; in corrispondenza della superficie ventrale si trova il corpo spongioso, che si origina tra le radici dei corpi cavernosi e si estende fino alla parte distale del pene circondando l'uretra, un condotto proveniente dalla vescica e in comune tra l'apparato urinario e quello genitale, poiché non solo convoglia verso l'esterno l'urina, ma rappresenta anche la via di emissione dello sperma. All'estremità distale il corpo spongioso forma un rigonfiamento, il glande, costituito da tessuto connettivo compatto contenente un plesso di grosse vene anastomizzate. Il corpo del pene è rivestito da un manicotto cutaneo, che all'altezza del glande si flette all'interno formando il sacco prepuziale o prepuzio. Il pene viene definito organo erettile perché, per deporre le cellule spermatiche nelle vie genitali femminili, passa da uno stato di riposo a uno stato in cui raggiunge una notevole rigidità, aumenta di dimensioni e assume una posizione eretta. Questo meccanismo è dovuto alla disposizione e alla struttura dei vasi sanguigni afferenti ed efferenti dei corpi cavernosi. Il tessuto erettile del pene riceve il sangue dalle arterie profonde del pene, che si originano da quelle dorsali. La maggior parte del sangue lascia i corpi cavernosi seguendo le vene profonde del pene. L'erezione comincia con il rilasciamento della tunica muscolare delle arterie e del tessuto, che provoca la vasodilatazione delle arterie stesse e quindi l'afflusso di sangue nelle lacune dei corpi cavernosi. Mano a mano che i tessuti iniziano a dilatarsi comprimono le vene impedendo al sangue di defluire. Questo si accumula, la sua pressione aumenta e il tessuto erettile, soprattutto quello dei corpi cavernosi, diventa rigido. Il corpo spongioso del pene, invece, non raggiunge mai, durante l'erezione, una completa rigidità, perché le alte pressioni potrebbero schiacciare l'uretra e impedire il passaggio del liquido seminale. Dopo l'eiaculazione, cioè l'espulsione dello sperma, le tuniche muscolari arteriose riacquistano il loro tono: l'afflusso di sangue si riduce e quello accumulato viene lentamente spinto nelle vene.
La riproduzione sessuale, quella mediante la quale il nuovo organismo prende origine dalla fusione di specifiche cellule dette gameti (v. fecondazione), è la più diffusa nel regno animale, in quanto aumentando la variabilità genetica costituisce un vantaggio evolutivo per la specie. La riproduzione sessuale avviene secondo due modalità: i gameti vengono rilasciati nell'ambiente (fecondazione esterna) o gli spermatozoi sono introdotti nelle vie genitali femminili (fecondazione interna). Quest'ultima modalità rappresenta un adattamento riproduttivo essenziale per gli organismi terrestri, in quanto se i gameti fossero rilasciati in un ambiente asciutto morirebbero rapidamente per disidratazione. Inoltre, la fecondazione interna, oltre a garantire le condizioni ottimali per l'incontro, offre l'opportunità di proteggere la prole nelle prime fasi di sviluppo. Nel corso dell'evoluzione è stata messa a punto una straordinaria varietà di strutture e strategie allo scopo di realizzare questo tipo di fecondazione. Data la loro importanza nella fecondazione interna, gli organi copulatori sono notevolmente diffusi nel mondo animale, a partire dai Platelminti, o vermi piatti, il cui apparato riproduttore mostra un pene, o cirro, estroflettibile che può anche essere provvisto di spine. In genere, in molti Invertebrati e in varie specie di Insetti, nei quali il pene si è evoluto indipendentemente, il maschio presenta un organo copulatore che gli permette di depositare i gameti nelle vie genitali femminili. Il trasferimento dei gameti può essere anche indiretto, come avviene, per es., negli scorpioni: il maschio depone gruppi di spermatozoi rivestiti di una capsula e le femmine assumono questi aggregati con strutture anatomiche specializzate. Le sanguisughe ricorrono, invece, a quella che viene chiamata fecondazione ipodermica: il maschio deposita lungo il dorso della femmina il liquido spermatico che, oltre agli spermatozoi, contiene un enzima che corrode la parete del corpo della femmina e vi produce un'apertura attraverso cui lo sperma può penetrare e raggiungere gli ovari. Alcuni animali sono invece privi di organi copulatori. Il maschio dei ragni deposita una goccia di seme sulla tela, 'impacchettandola'; successivamente raccoglie il pacchetto con una porzione specializzata dell'arto anteriore e lo trasferisce nell'organo genitale femminile. Il maschio del polpo, invece, produce masse di spermatozoi che immette nella femmina per mezzo dell'apice di uno dei suoi otto bracci; una volta inserito nella cavità del mantello della femmina, l'apice del braccio si spezza e una pioggia di spermatozoi si riversa sulle uova; successivamente, l'apice perduto si rigenera.
Negli Insetti sono presenti organi copulatori costituiti da parti sclerificate di varia forma, che spesso assumono una notevole importanza per la classificazione.
Per quanto riguarda i Vertebrati, tutti gli animali terrestri e quelli acquatici vivipari (che mantengono l'embrione all'interno del corpo materno) attuano necessariamente la fecondazione interna e quasi tutti sviluppano organi copulatori per l'introduzione degli spermatozoi nelle vie femminili. Queste strutture sono presenti nei Pesci cartilaginei, in alcuni Rettili, in alcuni Uccelli e in tutti i Mammiferi. Nella maggior parte dei Rettili e degli Uccelli, invece, la cloaca, una tasca nella regione posteriore del tronco, comunicante con l'esterno e nella quale si aprono gli orifizi dei sistemi digerente, genitale e urinario, serve al passaggio delle uova e degli spermatozoi oltre che all'eliminazione dei prodotti di rifiuto. In questi animali l'accoppiamento avviene con la sovrapposizione delle cloache. Negli squali e nelle razze, l'organo copulatore o gonopodio deriva dalla modificazione della pinna pelvica: si tratta di un'appendice digitiforme dotata di una doccia lungo la quale corre lo sperma. Anche nei pochi Pesci ossei vivipari, nei quali è necessaria la fecondazione interna, si sviluppa nella pinna anale una struttura simile al gonopodio. I maschi delle lucertole e dei serpenti possiedono strutture peculiari chiamate emipeni, costituite da un paio di diverticoli che possono essere estroflessi al momento della copulazione; uno di essi viene inserito nella cloaca femminile per guidare lo sperma. Nelle tartarughe e nei coccodrilli vi sono strutture impari che possono essere considerate precursori del pene dei Mammiferi: derivano da un ispessimento della parete della cloaca e comprendono un glande e un tessuto erettile, dotato di una rete vascolare che permette il turgore del pene e la fuoriuscita del glande dall'apertura cloacale. Negli Uccelli, come già detto, di regola mancano gli organi copulatori, che sono tuttavia presenti nel maschio del cigno e dell'anatra. Si ritiene che questa assenza non sia un carattere primitivo ma un adattamento secondario. In tutti i Mammiferi è presente il pene che si estende all'esterno del corpo e il glande è avvolto da una plica di cute, il prepuzio. Una struttura ossea, ovvero l'osso del pene, si può sviluppare, quasi esclusivamente nei Carnivori, nel tessuto connettivo del pene.
Durante lo sviluppo embrionale, la formazione dell'organo copulatore avviene solo dopo la produzione, da parte dell'abbozzo testicolare, dell'ormone sessuale maschile, il testosterone. La presenza o l'assenza di questo ormone indirizza la formazione dell'embrione in senso maschile o femminile. L'embrione si differenzierà in femmina se non viene sottoposto all'azione degli androgeni, indipendentemente dal sesso genetico, cioè dall'avere come cromosomi sessuali due cromosomi X oppure un cromosoma X e un cromosoma Y. Il principale responsabile del dimorfismo sessuale è, quindi, il testicolo embrionale, mentre l'ovaio non ha alcuna partecipazione. Il pene origina dal seno urogenitale, la porzione ventrale della cloaca embrionale nella quale sboccano i dotti ureterale e genitale. La parte superiore di questa struttura, il canale vescicouretrale, entra a far parte dello sviluppo della vescica, mentre il destino della porzione inferiore, il definitivo seno urogenitale, è intimamente correlato con lo sviluppo dei genitali esterni.
In embrioni ancora nella fase indifferenziata, quest'area è delimitata anteriormente da un rigonfiamento, il tubercolo genitale, il quale si continua posteriormente in due pieghe che formano i bordi laterali della membrana urogenitale. Mentre il tubercolo si allunga, lateralmente alle pieghe uretrali si formano altri due rigonfiamenti: le pieghe labioscrotali. Nell'ulteriore sviluppo, il tubercolo si accresce notevolmente e le pieghe genitali confluiscono e si chiudono sulla linea mediana individuando, però, un canale in continuità con l'uretra: si forma così il pene. Da questo stadio in poi la determinazione del sesso del feto non presenta difficoltà, poiché nelle femmine le pieghe non si fondono.
4. Patologia (Red.)
Le anomalie congenite del pene riguardano l'abnorme ristrettezza del sacco prepuziale (fimosi), tale da non permettere lo scoprimento del glande, e la posizione del meato uretrale che, anziché sul glande, può aprirsi sulla faccia inferiore (ipospadia) oppure su quella superiore (epispadia) del corpo del pene. Fra le lesioni traumatiche assumono importanza le cosiddette fratture del pene, consistenti in una rottura trasversale dei corpi cavernosi, che impedisce l'erezione dell'organo. Vi sono inoltre lesioni di carattere infiammatorio, fra cui quelle che colpiscono il canale uretrale (uretriti). L'eziologia è varia e soprattutto importanti sono le infezioni da gonococco. Tra le neoplasie (rare quelle benigne), il cancro del pene a partenza dal prepuzio o dal glande, a tipo cancro cutaneo, impone l'amputazione del pene e nei casi più avanzati anche l'asportazione dei testicoli. Esistono poi patologie funzionali di origine psicologica, sia riguardo alla funzione erettiva sia a quella eiaculatoria. Un'interpretazione psicodinamica ricondurrebbe la prima a un timore di castrazione con rimozione conseguente del desiderio sessuale; la seconda sarebbe originata dall'associazione della sessualità con tutto ciò che è sporco e contaminante, oppure dal bisogno di controllo dei propri impulsi aggressivi e sadici verso la partner. Altra componente potrebbe essere l'angoscia della temporanea 'perdita dell'Io' che si verifica durante l'orgasmo e che impedirebbe a quest'ultimo di prodursi (v. impotenza).
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