penombra ischemica
Porzione di tessuto cerebrale danneggiato da ictus, potenzialmente recuperabile tramite intervento tempestivo. L’evento scatenante in un ictus ischemico è il decremento nell’apporto di sangue (perfusione) al cervello che può risultare in un danno permanente del tessuto cerebrale. L’area cerebrale danneggiata dall’evento ischemico può essere suddivisa in due zone: un’area gravemente ischemica (corrispondente all’area la cui perfusione è direttamente dipendente dal vaso occluso) che evolve inesorabilmente verso l’infarto, e una zona periferica di ipoperfusione la cui evoluzione verso l’infarto non è inevitabile. L’identificazione di quest’area potenzialmente salvabile è importante in quanto si ritiene che la sua estensione sia un indice della probabilità di risposta a trattamenti neuroprotettivi da parte dei pazienti colpiti da ictus ischemico. Il trattamento in questi casi consiste nella terapia trombolitica, una procedura non scevra da rischi (sanguinamento) tesa a sciogliere il trombo ostruente il vaso interessato. Poiché maggiore è l’estensione della penombra ischemica rispetto all’area infartuata, maggiore è la probabilità di successo (cioè di salvare tessuto e funzione nervosa), un’esatta caratterizzazione del danno è fondamentale per calcolare i rischi e i benefici della terapia trombolica, caso per caso. Per questo motivo si cerca di identificare un corrispettivo radiologico a questa definizione di carattere pratico. La tomografia a emissione di positroni (PET) è il metodo tradizionalmente usato per quantificare la penombra ischemica. La risoluzione anatomica fornita dalla PET è tuttavia inferiore a quella della risonanza magnetica. Recentemente si è assistito alla diffusione di tecniche di risonanza magnetica basate su meccanismi di contrasto come la diffusione e la perfusione, entrambi altamente sensibili alla presenza di infarto cerebrale acuto. L’utilizzo combinato di questi metodi ha evidenziato una discrepanza fra l’area ischemica identificata dalle due modalità di immagine. Tale zona identificata come danneggiata da immagini pesate in perfusione, e come sana da immagini pesate in diffusione, è definita diffusion-perfusion mismatch, ed è da molti considerata una buona approssimazione della penombra ischemica.
→ Risonanza magnetica nucleare: applicazioni biochimiche e biologiche