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pensoso

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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pensoso

Alessandro Niccoli

Pur essendo attestato anche nel Purgatorio, è vocabolo peculiare del lessico della Vita Nuova e delle Rime, dove ricorre frequentemente per indicare uno stato d'animo turbato da una trepidazione dolente; sicché nel lessico dantesco non vale tanto " immerso nei propri pensieri ", quanto " gravato da un'angosciosa malinconia ". Quest'accezione non è rara nella lirica d'amore del tempo; tra gli esempi portati a riscontro dal Barbi (nel commento a Vn VIII 8 5) valga per tutti quello di Vat. 3793, n. 968, 1 " Sed io vivo pensoso ed ho dolore ", al quale, se non altro come documento di un'eco dantesca nell'ulteriore svolgimento dello Stil nuovo, può essere accostato quello di Cino: " Omo smarruto che pensoso vai, / or che ha' tu che se' così dolente? " (in Contini, Poeti II 645).

Questo tormentoso senso di affanno e di mancamento che l'aggettivo di per sé mira a esprimere, è anzi spesso reso più evidente dall'accostamento a p. di altri vocaboli ugualmente allusivi a uno stato d'animo dolorosamente turbato: Rime LXX 1 Onde venite voi così pensose? / Ditemel... / ch'i' ho dottanza che la donna mia / non vi faccia tornar così dogliose; Vn VIII 8 5 Morte villana... / hai data matera al cor doglioso / ond'io vado pensoso; XXXIII 5 9 Anima mia... / li tormenti che tu porterai / ... mi fan pensoso di paura forte; XXXV 1 molto stava pensoso, e con dolorosi pensamenti, tanto che mi faceano parere de fore una vista di terribile sbigottimento. E si veda anche IX 7, 9 2 e 10 7, XXIV 1, XXXVIII 10 9, Rime LXVII 87, Rime dubbie XIV 1.

Se non altro perché riferito a un singolo atto del pensiero, ha valore lievemente diverso in Vn XL 9 1 Deh peregrini che pensosi andate, / forse di cosa che non v'è presente (ripreso ai §§ 2 e 5), ma resta pur vero che il sonetto sembra ispirato a " un senso di perdita per tutto il mondo " (Singleton) e che anche qui, come negli esempi già citati, il dolente del v. 6 conferma il significato già detto di ‛ pensoso '.

Con la sola eccezione di Rime dubbie XIV 1 (un sonetto, del resto, d'incerta attribuzione fra D. e Cino), tutti gli esempi di p. finora esaminati appartengono, come si è visto, alla Vita Nuova o a rime attribuibili al tempo del ‛ libello '; né nel Convivio né nelle rime della maturità, p. ritorna più; ma ancora più singolare è il fatto che anche almeno due dei tre esempi del Purgatorio in qualche modo si collegano ai modi espressivi della Vita Nuova o alla formazione culturale e poetica della giovinezza di Dante. Che Pg XXIII 16 Si come i peregrin pensosi fanno, / giugnendo per cammin gente non nota sia un documento esemplare della memoria che il D. della Commedia ha di sé stesso, è di per sé evidente; ma altrettanto importante è che p. torni anche nell'episodio del Guinizzelli: XXVI 100 sanza udire e dir pensoso andai / lunga fiata rimirando lui, e giustamente il Mattalia sottolinea " quel rapido ripensamento " che " della propria vicenda artistico-letteraria " qui D. compie.

Ha il valore consueto di " meditabondo ", in Pg XX 151 così m'andava timido e pensoso, e quello di " reso grave dai pensieri ", in Fiore LXXXIX 3 que' religïosi / ... che fan la cera lor pensosa e trista / per parer a le genti più pietosi.

Bibl. - C. Singleton, Saggio sulla ‛ Vita Nuova ', traduz. ital. Bologna 1968, 35.

Vocabolario
pensóso
pensoso pensóso agg. [der. di pensare]. – 1. Assorto in pensieri, immerso in qualche riflessione: se ne stava tutto p. in un angolo; s’incamminò con aria p. verso casa; Solo e p. i più deserti campi Vo mesurando a passi tardi e lenti (Petrarca);...
pensosità
pensosita pensosità s. f. [der. di pensoso], non com. – L’essere pensoso, lo stare pensoso, atteggiamento pensoso: guardava nel vuoto, con la sua abituale p.; si sprofondava in una p. scura e silenziosa, e diventava immobile come un idolo...
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