PENTACOSIOMEDIMNI (Πεντακοσιομέδιμνοι)
È la prima delle quattro classi in cui Solone divise la popolazione attica in base al censo. Mentre le altre classi dei "cavalieri" (ιππεῖς), degli "zeugiti" (ζευγῖται) e dei "teti" (ϑῆτες) preesistevano alla riforma del legislatore, si ritiene che la classe dei pentacosiomedimni fosse creata da Solone a scopo puramente fiscale, per regolare cioè la riscossione dell'imposta diretta (ἐισϕορά) in modo che i più ricchi fra i cavalieri dovessero contribuire in ragione del loro maggior reddito.
Etimologicamente considerata, la parola pentacosiomedimni significa "dal reddito di (almeno) cinquecento medimni", il che, secondo Aristotele, doveva intendersi in senso molto generico: "cinquecento misure complessive fra aridi e liquidi" considerando equivalenti il medimno d'orzo e il metrete d'olio e di vino. La notizia aristotelica presenta delle difficoltà per la ragione che dai dati di cui disponiamo si ricava che il prezzo dell'olio era molto superiore a quello dell'orzo, a meno che non si supponga col De Sanctis che il rapporto di prezzo fra olio e orzo si sia spostato a favore dell'olio solo nel periodo postsoloniano.
Il medimno corrisponde a poco più di mezzo ettolitro. Calcolando il reddito del terreno attico sulla base ragionevole di 12 ettolitri per ogni ettaro di terreno, e tenendo conto che, a causa degli imperfetti sistemi di concimazione, si seminava un anno sì e un anno no, una proprietà terriera coltivata a orzo per assicurare un reddito di 500 medimni doveva avere un'estensione fra i 40 e i 50 ettari.
Le profonde mutazioni avvenute in Atene nel periodo posteriore a Solone, in ordine sia all'economia (incremento del commercio, il sorgere di una classe ricca di ricchezza mobiliare), sia alle finanze (la capacità contributiva dei cittadini ragguagliata al valore capitale dei loro patrimonî, non al reddito in natura), sia alla politica (svalutazione delle classi soloniane in conseguenza della tirannide di Pisistrato), tolsero importanza alla classe dei pentacosiomedimni.
Bibl.: G. De Sanctis, 'Ατϑί, 2ª ed., Torino 1912, p. 234 segg.; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., I, i, Strasburgo 1912, p. 302 segg.