PENTAPOLI (Πεντάπολις)
Questo nome, che significa "riunione di cinque città", si è applicato a varie zone e gruppi di città nel mondo antico e medievale. Pentapoli è detta in Sap., X, 6 la zona della Palestina in cui al tempo di Abramo sorgevano Sodoma, Gomorra, Adama, Zeboim e Zoar. Una "pentapoli" dorica sulle coste dell'Asia Minore formarono nel sec. VI-V le città di Lindo, Ialiso, Camiro, Eo, Cnido. Nell'Africa settentrionale si disse pentapoli nel periodo ellenistico l'unione delle città di Cirene, Tolemaide, Apollonia, Teuchira, Berenice; una pentapoli pontica, continuata fino in età romana (e diventata esapoli più tardi, con l'aggiunta di Mesambria) è quella di Tomi, Callati, Odesso, Dionisopoli, Istro.
Infine si disse Pentapoli una delle provincie dell'Italia bizantina, press'a poco corrispondente all'antica Flaminia. Si può credere che fosse organizzata all'epoca dell'invasione longobarda, quando ebbe origine l'esarcato bizantino in Italia, ma niente sappiamo della sua estensione originaria e della sua costituzione. È probabile, ma non certo, che Rimini ne fosse la capitale e che il duca di Rimini (attestato già alla fine del sec. VI; Greg. M., Ep., I, 58) fosse preposto all'intera provincia. Il suo nome farebbe credere che essa si limitasse a cinque città, e si è sempre pensato alle cinque città episcopali della costa (Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, a cui è da aggiungere Numana); ma poiché documenti posteriori parlano di due Pentapoli e anche di una "Decapolis", indicazioni che si sogliono riferire alla parte marittima e a quella montana (formata da Urbino, Fossombrone, Cagli, Iesi, Osimo, Gubbio), può darsi che fin dall'origine la Pentapoli fosse bipartita. Certamente le due Pentapoli nella loro massima estensione compresero le città indicate, e per un certo tempo anche Perugia; una lettera di Adriano I del 775 ne designa i limiti appunto con i nomi delle città estreme: "ab Arimino usque Eguvium". Occupata nel 752 dai Longobardi (ma già Liutprando ne aveva varcato i confini), fu poco dopo compresa nella donazione di Pipino; col cessare della sua storia bizantina, durante il lungo periodo in cui fu sottoposta alla triplice influenza dei papi, degli arcivescovi di Ravenna e dei re franchi, non perdette il suo nome greco, che s'incontra ancora in una lettera di Gregorio VII del 1080.
L'anonimo ravennate ricorda col nome di Annonaria Pentapolensis la "provincia Castellorum", ossia la regione montana; il nome non ha riscontro nei documenti, ma currisponde a quello dell'antico Picenum Annonarium. Che il nome di Pentapoli passasse poi a designare la Flaminia unita all'Esarcato, poi anche il solo Esarcato, è ipotesi che sembra poggiare soltanto su incerte interpretazioni di documenti e su confusioni di antichi testi.
Bibl.: Berretti, De Italia medii aevi, in Rerum Ital. Script., X, coll. CLXVII-CLXX; L. Tonini, Storia civile e sacra riminese, II, Rimini 1856, pp. 153-155; Ch. Diehl, Études sur l'administration byzantine dans l'exarchat de Ravenne, Parigi 1888, pp. 25-26, 59-63; A. Gaudenzi, Lo studio di Bologna ecc., in Annuario della R. Univ. di Bologna, anno 1900-1901, Bologna 1901, pp. 73 n., 79 n., 82 e passim.