peptidi natriuretici
Famiglia di neurormoni codificati da differenti geni ma caratterizzati da numerose analogie strutturali, funzionali e metaboliche. I fattori natriuretici atriale (ANF), cerebrale (isolato per la prima volta nel tessuto cerebrale suino, BNP) e di tipo C (CNP), svolgono numerose funzioni per il mantenimento dell’omeostasi cardiovascolare. Sono rilasciati in seguito a un espansione del volume liquido circolante e al sovraccarico di pressione a cui viene sottoposto il cuore, per cui sono largamente coinvolti nella regolazione della pressione arteriosa, del volume ematico e dell’equilibrio idro-salino. Svolgono azione di antagonisti naturali del sistema renina-angiotensina-aldosterone e del sistema nervoso simpatico che, al contrario, promuovono l’assorbimento di sodio e acqua, sostenendo in tal modo la pressione arteriosa. Tra i fattori natriuretici il BNP differisce dall’ANF perché secreto prevalentemente a livello del tessuto ventricolare, piuttosto che atriale, in seguito a un incremento della pressione ventricolare e non a una distensione delle pareti atriali. Il peptide di tipo C è, invece, prodotto in modo prevalente a livello endoteliale (dalle cellule che costituiscono il rivestimento più interno dei vasi sanguigni). Questi neurormoni inibiscono il bisogno di cibi sapidi e il senso della sete oltre all’attivazione simpatica del sistema nervoso centrale. A livello periferico svolgono la loro azione riducendo le resistenze vascolari (vasodilatazione), della circolazione arteriosa e venosa, compresa quella polmonare e riducendo le pressioni di riempimento delle camere cardiache. Nell’insufficienza cardiaca sinistra, soprattutto il BNP rappresenta un sensibile marker di insufficienza ventricolare e i livelli sierici sono proporzionali al grado di insufficienza stessa, assumendo valore prognostico e diagnostico nella definizione della disfunzione contrattile del ventricolo. Sebbene i peptidi natriuretici siano massimamente attivati in corso di scompenso cardiaco congestizio, possono risultare aumentati anche in pazienti con insufficienza renale ed epatica, non rappresentando quindi dei marker assoluti di cardiopatia.