Per quella via che la bellezza corre
Sonetto di D. (Rime CXVII) su schema abba abba; cdc cdc, cui rispose per le rime (Lisetta voi de la vergogna storre) il padovano Aldobrandino Mezzabati (v.), menzionato nel De vulg. Eloq. come unico poeta veneto in volgare illustre (I XIV 7), che fu capitano del popolo a Firenze dal maggio 1291 al maggio 1292.
Il sonetto ha una tradizione complessa, in cui interessano particolarmente le varianti relative al nome della donna. Hanno Lisetta ai vv. 3 e 12 il Rediano 184, il Palatino 315, il Chigiano L IV 131; soltanto al v. 3, un gruppo costituito dal Casanatense e affini, il Marciano italiano IX 191 e l'Ambrosiano o 63 sup.; altri hanno Ollisetta (Vaticano latino 4823) o Allisetta (Riccardiano 1103) o lisençia (Ashburnhamiano 569) o licentia (Riccardiano 1156, Laurenziano XL 44, II II 40 della bibl. Naz. di Firenze; cfr. l'apparato del Barbi in " Studi d. " I [1920] 20-21). Nella Giuntina del 1527 si ha una donna; ma, d'altra parte, Lisetta è lezione confermata sia dal sonetto del Mezzabati sia dal commento dell'Ottimo a Pg XXXI 58-60.
Non ancora risolta la questione cronologica. In un primo momento il Barbi assegnò il sonetto agli anni 1291-1292, identificando Lisetta con la Donna gentile della Vita Nuova; più tardi, invece, avendo analizzato una corrispondenza poetica fra Giovanni Quirini e altri rimatori veneti, in cui si celebrava una Lise o Elise o Isabetta (nel gruppo si trovano un sonetto e una canzone attribuiti dai codici, ma sembra senza fondamento, a D.), ammise la possibilità di assegnarlo a questa occasione, e quindi al tempo dell'esilio, e pertanto nella '21 lo pose alla fine delle Rime, come poesia di datazione del tutto incerta. I critici recenti propendono per la prima cronologia proposta dal Barbi, dato che, come ha scritto il Contini, con l' " accademia veneta " la Lisetta del sonetto " ha in comune, e neppur perfettamente, solo il nome; e forse per puro caso, non per imitazione ". Né, d'altra parte, alcun elemento del testo suffraga l'affermazione del Barbi che il sonetto si convenga all'età provetta di D. e alla disposizione di un animo " tutto volto a cose maggiori ". Quanto alle varie identificazioni di Lisetta con una delle donne schermo, con la bellezza femminile che distoglie l'animo dalla filosofia e dal culto severo della virtù, con la Pargoletta, con la Donna gentile, l'ultima ipotesi è forse quella che conta oggi maggior numero di sostenitori, pur presentandosi tutt'altro che certa.
La trama del sonetto - Lisetta, o meglio, la sua immagine che penetra con baldanza nella mente del poeta per insignorirsene, ma ne è ricacciata perché dentro di essa siede sovrana un'altra donna e si ritira tutta dipinta di vergogna - è connessa alla tematica del contrasto fra due opposte suggestioni amorose, ampiamente svolta dalla Vita Nuova a Voi che 'ntendendo. Ma più che a una particolare esperienza biografica, D. è, qui come altrove, attento alla dinamica dell'evento interiore, a un paradigma gnoseologico e psicologico (non immemore dell'emblematica cortese) cui riconduce, per autenticarla, la propria esperienza. Solo che qui l'operazione si attua in una dimensione ludica di galanteria sorridente e Lisetta appare immagine di gaia e leggiadra giovinezza intimamente e spontaneamente congiunta con la tematica del " cor gentile ". In tal senso il sonetto appartiene almeno idealmente alle rime giovanili; e come non occorre insistere nella ricerca dell'identità storica di Lisetta, così non importa più di tanto insistere su quella della donna vittoriosa, che potrà essere Beatrice o la Donna gentile, l'una e l'altra, comunque sia, astratte dalla configurazione mitica che ricevono nella Vita Nuova e nel Convivio.
Bibl. -D.A., Il canzoniere, a c. di P. Fraticelli, Firenze 1873, 153-154; D.A., Il Canzoniere, a c. di G. Zonta, Torino 1923, 80-81; Contini, Rime 211; D.A., Le Rime, a c. di D. Mattadia, Torino 1943, 222; Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, Oxford 1967, II 158; Barbi-Pernicone, Rime 653, e v. la bibl. alla voce LISETTA.