PERCEZIONE (gr. κατάληψις; lat. perceptio; ted. Wahrnehmung)
Questo termine è usato da alcuni filosofi in un significato molto largo: Cartesio, p. es., l'usa nel senso di atto conoscitivo (perceptio, sive operatio intellectus) e come modi diversi di percezione considera il sentire, l'immaginare e il comprendere. E in questo significato generico l'adopera anche il Leibniz, che distingue le percezioni insensibili o piccole percezioni, in cui si ha solo una coscienza oscura, dalle appercezioni, in cui si ha chiara consapevolezza. Ma nell'uso più comune del linguaggio filosofico e nella psicologia scientifica la parola percezione ha un significato più ristretto e sìgnifica l'atto della mente con cui si prende conoscenza d'un oggetto del mondo sensibile, attualmente dato; e si distingue perciò la percezione dall'immagine, in cui si ha la rappresentazione d'un oggetto che non è attualmente dato nella sensazione. Vi sono alcuni filosofi che identificano la percezione con la sensazione, perché ammettono un'immediata apprensione delle cose; ma la riflessione filosofica e l'analisi psicologica hanno messo in rilievo l'attività dello spirito nella percezione. Si può sentire senza percepire, come accade quando siamo distratti e nei casi patologici di sordità psichica e di cecità psichica, in cui si ha la sensazione del suono o del colore, ma non si riconosce l'oggetto da cui proviene quel suono o a cui appartiene quel colore. Gli empiristi inglesi hanno creduto di poter spiegare l'integrazione della sensazione attuale, che si ha nella percezione, per mezzo delle immagini delle sensazioni passate, che si richiamano per associazione; ma l'analisi psicologica dimostra che l'integrazione percettiva non è una semplice aggiunta meccanica di altre immagini alle sensazioni attuali, ma un processo attivo di costruzione d'una certa immagine tipica che si considera come la cosa reale, sostituendo e correggendo con quello schema le sensazioni immediate. Così noi percepiamo come un cubo un oggetto, anche se per effetto di prospettiva gli angoli delle sue facce ci appariscono alcuni acuti, altri ottusi. La costruzione di questi schemi tipici delle cose risponde all'esigenza logica di rendere coerente il mondo della nostra esperienza, conciliando in superiori sintesi le unilaterali prospettive delle diverse situazioni, e soddisfa il bisogno pratico d'intendersi con gli altri uomini e con sé stessi.