perdimento
Vale propriamente " perdita ", e ricorre due volte nel Fiore: XCVIII 11 Se Dio non vi vuol metter argomento, / la guerra sì fie tosto capitata, / sì ch'ogne cosa andrà a perdimento, e CXXIII 14 tutto 'l mondo ha preso con noi guerra; / ma tutti gli mettiamo a perdimento.
In entrambi i passi la voce appare impiegata nel significato figurato di " rovina ", in due sintagmi pressoché equivalenti (‛ andare a p. ' vale " andare in rovina "; ‛ mettere a p. ' è " gettare in rovina "), di uso non raro nella poesia coeva; ad es. nel Tesoretto (v. 2534) di Brunetto Latini si legge: " E poi ch'io veggio e sento / ch'io vado a perdimento, / saria ben for di senso / s'i' non proveggio... ".