perdita
Ricorre solo nella prosa del Convivio e una volta nel Fiore. In Cv IV XIII 16 E però seguita che l'animo che è ‛ diritto ', cioè d'appetito, e ‛ verace ', cioè di conoscenza, per loro perdita [delle ricchezze] non si disface, il sostantivo vale " scomparsa ", " dissoluzione ", ed è concettualmente assai vicino a un passo famoso di s. Tommaso (Sum. theol. I II 67 5 ad 3 " ille qui amittit pecuniam, non amittit possibilitatem habendi pecuniam: et ideo convenienter remanet habitus liberalitatis ", ma anche II II 134 3 ad 4), matrice più o meno remota della sentenza dantesca.
Uso sottilmente figurato in Cv II IX 2 Ben può dire ‛ consolata ', ché la sua grande perdita [di Beatrice] questo pensiero, che in cielo salia, le [all'anima] avea data molta consolazione, passo che contempera l'idea di morte con quella di partita (cfr. Vn XXVIII 2 e 3) di valori spirituali connessi a Beatrice.
Situazione ben diversa nel Fiore, dove la perdita è inserita in un contesto di ‛ gioco ': s'a coderon giocaste, pigni a ambassi, / e fa ched ella sia la vincitore: / della tua perdita non far sentore (LXIII 7).