PERICLE (Περικλής, Pericles)
Uomo politico ateniese, nato ai primi del V sec. a. C. da Santippo e da Agariste. Dopo l'ostracismo di Cimone e l'assassinio di Efialte (462), divenne capo del movimento democratico e di Atene, come stratega, fino al 430; richiamato poi al potere nel 429, morì di peste lo stesso anno, dopo i figli Santippo e Paralo. A lui si devono i grandiosi progetti di ricostruzione monumentale dell'acropoli di Atene, aiutato da Fidia (v.). Plutarco (Pericl., 3) raccoglie la diceria che P. avesse il cranio allungato e che perciò quasi tutte le sue immagini avevano l'elmo, per coprire tale difetto. Pausania (i, 25, i) ricorda una statua di P. sull'Acropoli insieme a quella del padre Santippo (anche i, 28, 2), senza dirne l'autore, mentre Plinio (Nat. hist., xxxiv, 74) ricorda un ritratto fatto da Kresilas.
Sull'Acropoli fu trovata una base con l'iscrizione frammentaria ... κλέος Κρεσίλας ἐποίε (I. G., i, 528), ma l'integrazione Περι]χλέος rimane ipotetica, se pur probabile; fu sostenuta da A. Furtwängler, che ritenne l'originale un'erma e non una statua. Ma il riferimento di questa base al ritratto di P. opera di Kresilas sarebbe da escludere perché il frammento è stato accostato ad un altro che verrebbe ad indicare un monumento votivo ad Atena dedicato da un Peikon secondo l'ipotesi del Raubitschek.
Di P. conosciamo un tipo di ritratto diffuso in epoca romana in erme, di cui la migliore iscritta al Vaticano, Sala delle Muse 525 (altre: British Museum 549, museo di Berlino K. 127, Museo Barracco 96 e un frammento nel mercato antiquario), con l'elmo corinzio alzato, attraverso le aperture del quale si è presunto di riconoscere la particolare forma della testa di P., che ha tratti idealizzati e impersonali, il cui stile potrebbe riportarsi a Kresilas (v.). La testa girata farebbe pensare a una statua di tipo eroico. Secondo alcuni (E. Pfuhl) la statua sarebbe stata eretta verso il 440; secondo altri (G. Lippold) dopo la morte di Pericle.
Fidia aveva raffigurato P. nella scena dell'amazzonomachia sullo scudo della Parthènos come un guerriero in atto di vibrare un'asta con il braccio alzato secondo alcune fonti, ma forse l'artista aveva voluto rappresentare Teseo.
Bibl.: L. Laurenzi, Ritratti greci, Firenze 1941, p. 89-90; G. Lippold, Vat. Kat., III, p. 86, n. 525; C. Blümel, Berl. Mus. Kat., IV, K. 127; J. J. Bernoulli, Griech. Ik., I, 108; A. Furtwängler, Meisterwerke, Berlino-Lipsia 1893, p. 270; Brunn-Bruckmann, Denkmäler, p. 156; Arndt-Bruckmann, 413-414; A. E. Raubitschek, Dedications form the Athenian Akropolis, Cambridge 1949, n. 131, pp. 139-141; 510-511.