TRIASSICO, PERIODO
. Divisione della storia della Terra compresa fra i periodi Permico, antecedente, e Giurassico, successivo. Il nome, usato per la prima volta da von Alberti nel 1834, allude all'essere i terreni in questione divisibili, in Germania, in tre gruppi di strati già da tempo noti sotto le denominazioni locali, divenute classiche, di Buntsandstein l'inferiore, Muschelkalk l'intermedio, Keuper il superiore. Si hanno così le basi per una tripartizione del periodo; tanto più che l'indagine paleontologica ha avvalorato la primitiva classificazione stabilita da un punto di vista litologico. Lo schema si è potuto applicare utilmente ad altre regioni dell'Europa continentale, per es., in Francia, dove le denominazioni di Grès bigarré, calcaire conchylien, marnes irisées, corrispondono esattamente, per significato e contenuto, ai corrispondenti termini tedeschi. Ma il progresso degli studî ha d'altra parte fatto conoscere, dapprima nelle Alpi Orientali, quindi su estese zone della superficie terrestre - seguenti con buona approssimazione l'andamento dei corrugamenti alpini - un Trias di tipo notevolmente diverso da quello che possiamo chiamare germanico", sia per essere di natura più decisamente marina e calcarea (mentre nel Trias germanico prevalgono i depositi lagunari e subaerei) sia per contenere faune incomparabilmente più ricche. In altre parole, la conoscenza del Trias ha preso le mosse da terreni meno caratteristici e di tipo, in un certo senso, eccezionale, per estendersi poi ai terreni di facies normale. Tuttavia lo schema di classificazione adottato per i primi ha potuto abbastanza naturalmente applicarsi ai secondi, tanto da divenire di uso generale. Dividiamo così il periodo in tre epoche (Trias inferiore, medio, superiore); ciascuna di esse poi a sua volta in varie età (e qui i tipi caratteristici appartengono al Trias alpino) come appare dal seguente schema:
L'attribuzione al Trias del Retico è soggetta a qualche controversia, poiché i geologi francesi preferiscono farne la base del periodo seguente (Giurassico): questione, però, d'interesse puramente tassonomico, in quanto la successione cronologica dei singoli piani, così come indica lo schema, è bene accertata.
Distribuzione delle terre e dei mari. - Non osserviamo grandi variazioni dal Permico, né durante il corso del periodo. Lasciando alle cartine annesse il compito di rispecchiare graficamente la paleogeografia all'inizio e alla fine del Trias secondo una delle più recenti ricostruzioni, notiamo in forma riassuntiva i seguenti dati di fatto: i depositi marini, salvo pochissime eccezioni, sono allineati lungo due zone o fasce che cingono, variamente ondulate, l'intero globo terrestre, e precisamente una fascia peripacifica e una fascia (che potremo chiamare mediterranea in senso lato) decorrente dall'Atlantico al Pacifico attraverso alle regioni mediterranee e asiatiche; al difuori di dette zone, il Trias è sviluppato in facies continentale, e deve ritenersi mancante. In base a queste e ad altre considerazioni sulle affinità faunistiche, ecc. (v. paleogeografia), stabiliamo come segue gli elementi paleogeografici fondamentali, che ricorderemo più volte nel seguito dell'argomento: 1. un continente settentrionale, abbracciante l'America Settentrionale, l'Europa continentale e l'Asia a eccezione della penisola indiana e birmana; 2. un continente meridionale o di Gondwana (di cui, nel Trias, vediamo iniziarsi lo smembramento, come testimonia la fauna marina, riferibile allo Scitico, del Madagascar); 3. un Mediterraneo o Mesogeo, interposto fra le due masse continentali ora dette; 4. un Oceano Pacifico lungo i cui margini, come nel Mesogeo, si deponevano sedimenti di geosinclinale. Dobbiamo considerare inoltre un mare artico, per quanto non completamente conosciuto (per la ricostruzione paleogeografica secondo la teoria della deriva continentale, v. paleogeografia).
Fenomeni principali. - Il Trias è un periodo di calma orogenica. Esso inizia un ciclo (che si sviluppa in seguito col Giurassico e il Cretacico) di prevalente sedimentazione, compreso tra le due orogenesi del Paleozoico superiore (epoca di formazione dei corrugamenti erciniani) e del Terziario (epoca di formazione dei corrugamenti alpini). Col Trias assistiamo al rinnovamento del Mesogeo o Tetide o Mediterraneo primitivo, che già nel Paleozoico aveva attraversato una prima fase della sua esistenza, chiusasi appunto con l'orogenesi ercinica. Dopo il rinserramento da questa determinato, dopo i movimenti che ebbero come effetto di restringere il dominio del mare lungo le aree geosinclinaliche correnti fra l'Eurasia e l'Indoafrica, s'inizia un'oscillazione opposta, talassocratica, pur segnata da pause o da minori oscillazioni inverse, per la quale si vengono preparando i vasti bacini ove andranno accumulandosi i sedimenti del Mesozoico. Si avverta che l'accennato fenomeno si riconosce già nel Permico: non v'è cioè mai, o quasi mai, un limite ben definito fra i terreni permici e quelli triassici, di regola concordanti fra di loro. Anzi possiamo dire che dove non sussistessero importanti ragioni d'ordine paleontologico, si potrebbe non innaturalmente far terminare il Paleozoico al Carbonico superiore e fare del Permico il primo periodo dell'era secondaria. Dall'asse della geosinclinale, per limitarci a considerare quella mediterranea, si dipartono i movimenti d'invasione del mare sulle aree continentali circostanti, ossia le trasgressioni, di cui più importante sembra essere quella verificatasi in corrispondenza del Trias superiore (norico-retico) specie nelle regioni asiatiche; trasgressioni che non raggiungono però, nel Trias, l'estensione e l'importanza che riconosciamo loro in altri periodi, per es., nel Giurassico. Molto interessante, se pure limitata, l'invasione marina nel Trias medio, cui è dovuta la deposizione del Muschelkalk su parte dell'Europa continentale. In conseguenza della quiete orogenica non si hanno serie cristalline originatesi in età triassica. Notevole invece l'attività vulcanica (per non parlare delle ofioliti dei Pirenei, sulla cui età e natura restano dubbî da chiarire) nella regione delle Alpi Dolomitiche. Nel Ladinico e nel Carnico assistiamo infatti all'emissione di abbondanti prodotti endogeni: lave (porfiriti, melafiri) e relativi tufi, che si espandono e si accumulano in forma di coltri e colate in mezzo alle barriere coralligene. Più importante ancora è il vulcanismo triassico circumpacifico (specialmente Columbia Britannica).
Facies. - Distingueremo anzitutto le formazioni subaeree da quelle marine. In armonia con lo schema paleogeografico che abbiamo imparato a conoscere troviamo le prime sull'area dei massicci continentali dell'Indoafrica, a sud del Mesogeo, come pure a nord di questo nell'Eurasia e nell'America Settentrionale. Si tratta, per lo più, di arenarie e argille a stratificazione incrociata e a colorazione spesso vivace, con resti di vegetali e di Vertebrati terrestri, conservanti le impronte fisiche: tracce di pioggia, ecc. Insieme con le formazioni continentali, considereremo i depositi lagunari, oltremodo caratteristici del nostro periodo: basterà ricordare il termine superiore del Trias germanico, ossia il Keuper (argille variegate, ricche di prodotti di evaporazione come anidrite e salgemma, con fauna di Vertebrati e piante terrestri, e talora, quando la salinità delle acque raggiungeva un grado sufficiente, di molluschi marini). I depositi marini sono rappresentati da formazioni neritiche e da formazioni batiali. Le prime hanno varia natura: d'origine clastica sono arenarie, marne, argille, tufi vulcanici stratificati e ricchi di resti di Lamellibranchi (particolarmente caratteristici, questi ultimi, delle Alpi Dolomitiche, al cui proposito abbiamo ricordato l'attività vulcanica del Trias medio). Dovute all'attività di organismi calcarigeni sono invece potenti masse di calcari e dolomie a Diplopora, Gyroporella, Zoantari, con ricca fauna associata, specie di Gasteropodi; subordinatamente calcari a Brachiopodi, Lumachelle. Le formazioni batiali si sono depositate a profondità maggiore, e quindi, di regola, a maggior distanza dalla spiaggia. Esempio tipico ne sono i calcari rossi a cefalopodi di Hallstatt; i brachipedi associati mostrano, in confronto ai rappresentanti neritici, caratteri speciali all'ambiente (povertà di ornamenti, guscio sottile, ecc.). Tipici anche i calcari ad Halobia, Daonella, Monotis. Non si conoscono con sicurezza depositi abissali di età triassica (ciò non ne esclude naturalmente l'esistenza, ma indica soltanto che le deformazioni orogeniche successive non hanno incorporato nelle terre attualmente emerse i fondi oceanici del Trias).
Caratteri paleontologici. - Il Trias segna, nella storia del regno animale, uno dei periodi di rinnovamento delle faune. Premesso che, come di regola, non si tratta di fenomeni bruschi nel senso assoluto della parola (e quando hanno l'aria di esserlo non può escludersi che ciò sia più nella conoscenza nostra delle cose che nelle cose stesse), e che di tale rinnovamento già si avvertono tracce nelle ultime assise paleozoiche, vediamo di precisarne con qualche particolare modi e carattere. Anzitutto osserviamo i caratteri negativi: sono scomparsi fra i Brachiopodi i Productidi, il gruppo più rappresentativo della classe nel Paleozoico superiore; sono scomparsi i Tetracoralli, le Goniatiti; i Trilobiti e i Gigantostraci fra i Crostacei; fra gli Anfibî gli Stegocefali quasi per intero, fra i Rettili i Teromorfi. Non ha grande importanza, dal punto di vista generale, la persistenza di alcune forme di gruppi in via di decisa estinzione che sopravvivono nelle faune triassiche (e alcune oltrepassano anche, se pur di poco, il termine superiore del periodo), in cui rappresentano un elemento, in un certo senso estraneo e antico, quali Spiriferina (Brachiopodi), Murchisonia, Bellerophon (Gasteropodi), Orthoceras (Cefalopodi), Conularia (Pteropodi?), alcuni Stegocefali. Le forme elencate appartengono ai tipi più caratteristici delle faune paleozoiche; e, considerandole nell'insieme, la loro estinzione o quanto meno la forte riduzione si verifica in un corto intervallo di tempo; semplificando, in relazione alla durata delle epoche geologiche, possiamo dire contemporaneamente.
Un fenomeno opposto è dato dalla comparsa di tipi nuovi. Sono, questi, di varia importanza tassonomica; si hanno cioè nuove specie (elemento troppo tenue e di valore troppo convenzionale perché lo si abbia a considerare qui), nuovi generi, nuove famiglie, ordini, classi. Valga, come esempio, ricordare la comparsa dei Mammiferi aplacentali, di molti ordini di Rettili (Dinosauri, Chelonî, Crocodiliani, Sauropterigi), dei Crostacei Decapodi, degli Esacoralli. Grande sviluppo acquistano le Ammonoidi a setti ceratitici. Se esaminiamo l'ulteriore storia di tali forme o gruppi nuovi, troviamo che quasi tutti i maggiori e buona parte dei minori sopravvivono al Trias, ma ne troviamo anche un certo numero limitati al periodo: Encrinus (Crinoidi), Tiarechinus (per questo genere di blastoide è stato creato l'apposito ordine dei Blastechinidi), Coenothyris, Halorella (Brachiopodi), Daonella, Halobia, Monotis (Lamellibranchi); numerosi generi di Ammonoidi che ci permettono, in virtù del loro rapido e regolare succedersi, di distinguere i varî livelli del Trias.
Coi concetti che abbiamo esposti sarà più facile interpretare la composizione generale della fauna triassica, rispecchiata per sommi capi nell'elenco seguente:
Protozoi. - Sono rappresentati dalle classi dei Foraminiferi e dei Radiolarî (praticamente le sole suscettibili di essere conservate allo stato fossile), con tipi poco significativi.
Spongiarî. - Caratteristiche le Calcisponge (Peronidella, Corynella Cryptocoelia, Stellispongia).
Celenterati. - Il gruppo dei Tetracoralli annovera il genere superstite Gigantosiylis. Numerosi invece gli Esacoralli (Astreidi, Tamnastreidi, Stilofillidi, ecc.). Inoltre ricorderemo i caratteristici Eterastridi (Heterastridium, Stoliczkaia).
Echinodermi. - Encrinus, Dadocrinus (classe dei Crinoidi); Tiarechinus, Cidaris, Rhabdocidaris (Echinoidi); Ophioderma, Aspidura (Asteroidi).
Trimetameri. - Delle due grandi divisioni di questo tipo forse poco naturale, Briozoi cioè e Brachiopodi, ricorderemo fra i primi Monotrypa; dei secondi, Mentzelia, Spiriferina, Retzia, Halorella, Coenothyris, ecc.
Molluschi. - a) Lamellibranchi: Pseudomonotis, Monotis, Daonella, Halobia, Gervilla, Pecten, Lima, ecc.; Myophoria, Megalodon; b) Gasteropodi: ai tipi arcaici che già abbiamo ricordati fanno riscontro Neritidi e Naticidi; c) Cefalopodi: numerosi e di grande importanza stratigrafica, come abbiamo accennato. Il fatto più saliente è dato dal grande sviluppo dei cosiddetti Ceratitidi, che una volta si ritenevano formare un gruppo unitario limitato al Trias. Oggi possiamo riconoscervi diverse serie che siamo in grado di ricollegare più o meno naturalmente con forme stipiti del Paleozoico superiore. La maggioranza dei gruppi triassici non passa nel Giurassico, a eccezione dei Phylloceratidae. Riguardo alla successione nel tempo, osserviamo che la comparsa delle varie forme è avvenuta in diverse riprese: incontriamo infatti nello Scitico i primi Ceratitidi (Dinarites, Tirolites); nell'Anisico, Monophyllites, Ptychites e i primi Arcestidi, mentre i Ceratitidi si sviluppano con forme sempre più riccamente ornate e a setti frastagliati; nel Carnico i primi Haloritidi e Tropitidi; nel Norico finalmente abbiamo Halorites, Didymites, ecc., accanto a generi così detti regressivi come Cochloceras e Rhabdoceras dalla spira evoluta. Da notare che la comparsa successiva delle singole forme, la maggior parte delle quali sono criptogene, avviene pressoché simultaneamente in regioni della Terra molto distanti.
Vertebrati. - Rappresentati nel Paleozoico dalle tre classi dei Pesci, degli Anfibî e dei Rettili, si arricchiscono nel Trias dei Mammiferi, che, compaiono con forme a organizzazione molto bassa, atipiche: Dromatherium, Microlestes, Microconodon (Mammiferi aplacentali). Assistiamo inoltre, nel Trias, a fatti importanti nella storia delle tre prime classi: alla comparsa cioè dei Teleostei fra i Pesci, alla forte riduzione degli Stegocefali fra gli Anfibî, e alla comparsa di numerosi ordini, anche altamente specializzati, di Rettili, come i Chelonî.
In conclusione, faremo notare che i mutamenti che distinguono la fauna triassica nei confronti della precedente sono di quattro categorie, ordinate come segue quasi secondo un valore tassonomico decrescente: 1. mutamenti di prim'ordine. Sono dati dall'estinzione e dalla comparsa di phyla: così si estingue il phylum dei Trilobiti e dei Gigantostraci, compare il phylum dei Mammiferi; 2. mutamenti di second'ordine. Nella successione di un phylum si notano brusche discontinuità, in quanto una serie viene sostituita da un' altra: i due tronchi però sono legati da evidenti analogie morfologiche, cosicché possiamo argomentarne, se non documentarne, la parentela (esempio, la successione degli Esacoralli ai Tetracoralli); 3. comparsa di nuove famiglie, generi, specie, legate fra loro da relazioni tali di tempo e di organizzazione che possiamo formarne dei phyla; 4. mutamenti di quart'ordine, dati dall'improvviso fiorire di generi già rappresentati in terreni più antichi (Megalodon, Myophoria).
La flora. - Tipi oltremodo caratteristici, anche per l'importanza litogenetica che assumono nel Trias (specie nel Trias medio), sono le alghe calcaree del gruppo delle Sifonee verticillate (Diplopora, Gyroporella). Fra i vegetali terrestri accanto a numerose crittogame vascolari (Filicine, Licopodine, Equisetine) troviamo come elemento caratteristico le Gimnosperme, tra cui ricorderemo in modo particolare le Conifere. Notiamo poi che il mondo vegetale ci presenta l'interessante fatto di una uniformità notevole raggiunta nel Trias superiore mediante la diffusione di elementi settentrionali nelle flore a Glossopteris del continente di Godwana.
Provincie Biogeografiche. - Le faune terrestri dei due grandi continenti settentrionale e meridionale non permettono di riconoscere differenze regionali ben definite. Dati abbastanza precisi ci forniscono invece le faune marine. Constatiamo la permanenza nel complesso dei tempi triassici, permanenza più o meno controllabile nelle varie epoche, di tre vaste regioni zoogeografiche: una regione mediterranea, una regione pacifica, una regione artica. Si avverta subito che la qualifica di mediterranea è qui intesa in senso lato, estendendola a tutta la lunga geosinclinale fra l'Atlantico e il Pacifico. Così definita, la regione mediterranea dimostra a sua volta, nelle due porzioni occidentale (o alpino-mediterranea s. s.) e orientale (o himalaiano-malese) tratti peculiari, specialmente evidenti nella prima parte del periodo. Nel Trias inferiore gli elementi proprî della fauna alpina non si riscontrano in quella del Himālaya. Nell'Anisico lo stesso fenomeno si mantiene come ci dimostra il confronto delle faune a Ceratites trinodosus nelle due regioni. A partire dal Carnico, le differenze sono tendenzialmente attenuate per l'affermarsi di tratti comuni, come la comparsa contemporanea dall'Atlantico al Pacifico del gruppo criptogeno dei Tropites. Così pure nel Norico, accanto a elementi specifici delle due sottoregioni, non si possono disconoscere elementi comuni a tutta la fascia del Mesogeo. La regione pacifica è definita nel Norico dalla diffusione lungo tutto il contorno del Pacifico delle caratteristiche faune a Pseudomonotis ochotica e P. richmondiana, affatto estranee ai mari mediterranei. La regione artica, sulla quale non abbiamo dati completi, è abitata dal Trias inferiore da generi proprî di Ammoniti (Keyserlingites, Sibirites).
Non si conoscono nel Trias elementi che possano riferirsi a varietà di climi. Con sufficiente sicurezza si possono attribuire a una temperatura media più elevata dell'attuale le condizioni necessarie alla formazione dei depositi di evaporazione così diffusi nel periodo. Anche le potenti masse rocciose dovute all'attività di Zoantarî e di Alghe calcaree devono essersi costituite in acque sufficientemente calde.
Tipi regionali. - Nel sommario esame dello sviluppo regionale dei terreni triassici seguiremo un ordine paleogeografico, esaminando cioè prima i depositi del continente settentrionale quindi, da est a ovest, i depositi marini della geosinclinale mediterranea e delle coste pacifiche, e da ultimo i depositi continentali della Gondwana.
In Inghilterra il Trias è interamente continentale e succede in concordanza trasgressiva al Permico. Vi si distinguono due divisioni in gran parte arenacee, detta l'inferiore "arenaria variegata" la superiore "nuova arenaria rossa"; contengono resti di vegetali e Vertebrati terrestri (Rettili: Thecodontosaurus, Palaeosaurus, ecc.). Seguono quindi, trasgressivi su un'area ancora più vasta, i depositi del Retico (marne e scisti neri ad Avicula contorta e strati a ossami, i cosiddetti bone beds, contenenti resti di Mammiferi primitivi). Terreni di analoga natura, ma sforniti di resti fossili, sono attribuiti in Bretagna al Trias. Se ci spostiamo ora alquanto a SE., cioè nella Germania centrale e meridionale, ci troviamo in presenza di quel tipo che è stato denominato "Trias germanico", dal quale, come si è detto in principio, ha preso le mosse la conoscenza del periodo. Qui l'uniformità della serie continentale è rotta da un'invasione marina nel Trias medio (epoca del cosiddetto Muschelkalk) e nel Trias superiore subentra un regime lagunare ricco di depositi di evaporazione. La fauna marina del Muschelkalk è costituita da molti tipi speciali e distinta dai tratti caratteristici nella composizione (ad es., scarsità di Ammoniti rispetto alle faune del Mediterraneo alpino); un confronto accurato mostra però rapporti positivi tra le due faune, cosicché appare evidente doversi considerare quella germanica come un insieme specializzato e impoverito di tipi mediterranei, emigrati nelle regioni del continente settentrionale invase dalle acque nel Trias medio. Le comunicazioni, tuttavia, non dovevano essere molto facili né ampie. In particolare troviamo, nel Trias germanico, la seguente successione dal basso all'alto. 1. Buntsandstein, o "arenaria variegata". Oltre alle arenarie e scisti argillosi, vi incontriamo banchi di calcari oolitici. Fossili marini indicano temporanee invasioni del mare; così un livello abbastanza costante è dato nella parte media della serie dagli strati a Beneckeia tenuis (un'ammonite). Alla base e alla sommità predominano invece depositi terrestri o lagunari (arenarie con impronte di passi, e resti di Capitosaurus, Trematosaurus, ecc.). 2. Muschelkalk o "calcare conchigliare". Il carattere marino è ora generale, pur avendosi intercalazioni a carattere lagunare. Sempre seguendo la successione stratigrafica nell'ordine ascendente abbiamo: a) il Wellenkalk con Spiriferina Mentzeli, Lingula tenuissima, Coenothyris vulgaris, Retzia trigonella, ecc. Fra i Cefalopodi oltre a Ceratites trinodosus interessanti i Ceratitidi dei generi Balatonites, Acrochordiceras, Ptychites, presenti anche nel Trias alpino; b) il gruppo dell'anidrite, formazione lagunare con anidrite, salgemma, dolomie cavernose; i rari fossili appartengono a tipi eurialini; c) il Muschelkalk propriamente detto. Nuovamente calcari marini (calcare a entrochi con Encrinus liliiformis, calcare con Ceratites nodosus, Hoernesia socialis, Pecten discites, ecc.); d) la Lettenkohle, formazione salmastra arenaceo-marnosa talora con strati di carbone. Vi s'incontrano anche, verso la sommità, strati marini con Myophoria Goldfussi. Nella parte salmastra, Anodontophora, Esteria minuta, impronte vegetali, Vertebrati (Ceratodus, ecc.). 3. Keuper o "marne iridate". È una formazione lagunare costituita in prevalenza di argille alternanti con banchi di arenaria, depositi di salgemma e anidrite. I fossili sono dati da Rettili (Psammochelys, Aetosaurus) e da vegetali terrestri. Qua e là, ove la salinità delle lagune si accentuava, potevano vivere Lamellibranchi marini (Myophoria raibliana). Sempre al tipo germanico con maggiori o minori variazioni locali appartiene il Trias del Massiccio Centrale, della Bassa Provenza, dei Pirenei (notevole quest'ultimo per gli affioramenti di ofiti nelle marne gessifere e salifere del Trias superiore), dell'Andalusia, dell'Africa settentrionale. Sulla vasta area del continente sinosiberiano, che dal Paleozoico superiore, per la scomparsa del braccio di mare uralico, formava una massa unica con la Paleoeuropa, mancano affatto i depositi del Trias; li ritroviamo invece con caratteri continentali nell'America Settentrionale, lungo un'area allungata nella regione atlantica degli Stati Uniti. Si tratta di una formazione detritica tinta prevalentemente rossa (dovuta all'alterazione subaerea in clima arido degli elementi clastici) con ripple marks e fessure di disseccamento. Abbondano le impronte di passi di Dinosauri e Labirintodonti, nonché i vegetali terrestri.
Abbiamo così indicato i principali depositi formatisi sull'area del continente settentrionale. Vediamo ora i principali e più caratteristici affioramenti lungo la striscia del Mesogeo. Riserbando all'esame del Trias italiano il Trias delle Alpi Occidentali e delle Alpi Calcaree meridionali (Dinaridi s. l.) iniziamo la nostra rassegna dalle Alpi Austriaco-Bavaresi (Alpi Calcaree settentrionali). Occorre premettere che secondo moderni studî sulla tettonica alpina si sarebbero verificati qui grandiosi fenomeni di scorrimento per effetto dei quali la serie triassica sarebbe composta da almeno tre falde sovrapposte e provenienti dal sud. La "falda di Baviera" comprende tutti i varî piani del periodo. Il Trias inferiore è rappresentato dal Werfeniano: arenarie e conglomerati, cui segue il Virgloriano (= Anisico) con marne a Modiola e Myophoria, e quindi calcari con Mentzeha, Spiriferina, Coenothyris vulgaris, Encrinus liliiformis, le specie cioè del Muschellkalk, e inoltre Ptychites, Monophyllites, Gymnites, ecc. Il Ladinico ha due facies: scisti neri di Partnach l'inferiore, e calcari di Wetterstein la superiore. Nei primi si rinvengono Daonella parthanensis, Koninckina Leonhardi, Megaphyllites; i secondi, potenti fino a mille metri, sono costituiti da masse a Diplopore e Zoantari. Il Carnico comprende gli strati a Cardita, arenacei o marnosi, il Norico la potente massa stratificata della Hauptdolomit (dolomia principale) con Gyroporella e Megalodon, e finalmente il retico gli strati di Kössen (alternanza di calcari marnosi e scisti con Avicula contorta, Dimya intus-striata, Spiriferina Emmrichi, ecc.; talora il Retico assume invece la facies calcarea con Megalodon e Dicerocardium). La "falda di Hallstatt" è meno completa, e assume un carattere di mare profondo nei livelli superiori. I terreni più caratteristici sono: il Werfeniano (conglomerati e marne con depositi di salgemma; vi si incontrano fossili presenti anche nel Werfeniano delle Dolomiti: Naticella costata, Tirolites cassianus); i calcari di Reifling dell'Anisico, ricchi di Cefalopodi, e soprattutto i calcari di Hallstatt, che si sviluppano nel Carnico e nel Norico, e di cui abbiamo già fatto cenno: hanno una potenza (per quanto se ne può giudicare dalla loro posizione in scaglie e lembi laminati) di circa 200 metri, e rappresentano un deposito francamente batiale. Alla "falda del Dachstein" appartengono le masse calcaree che formano la sommità di molte vette e massicci. Comprende soltanto i livelli superiori del Trias: Ladinico (dolomie della Ramsau), Carnico (strati a Cardita Gümbeli) e Norico (calcare del Dachstein), potente serie di scogliera con Brachiopodi gasteropodi (Megalodon, Gyroporella, Zoantari, ecc.). Depositi triassici marini più o meno analoghi per natura a quelli esaminati e comprendenti di regola formazioni calcaree e dolomitiche si allineano lungo gli archi dei corrugamenti alpini: li ritroviamo cioè nei Carpazî, nelle Alpi Dinariche, nella Penisola Balcanica, nell'Asia Minore; quindi, dopo un ampio intervallo dove le nostre conoscenze sono incomplete o mancanti, nel Caracorum e nell'Himālaya. In quest'ultima catena anzi il Trias assume uno sviluppo caratteristico, e ci fornisce una serie ricca di livelli fossiliferi che riesce assai utile confrontare con quelle che abbiamo imparato a conoscere nelle Alpi: siamo cioè nella seconda provincia della grande regione mediterranea (v. sopra). Prenderemo a modello la serie seguente, che si osserva nella regione di Spiti (Himālaya centrale). 1. Trias inferiore: calcari e scisti a Otoceras, ricchi di ammoniti di specie esclusivamente himalayane, calcari a Hedenstroemia; Anisico: calcari neri nodulari copiosamente ammonitiferi corrispondenti alla zona a Ceratites trinodosus (= Muschelkalk inferiore); Ladinico: calcari e scisti a Daonella; Carnico: calcari e scisti a Halobia comata, Joannites cymbiformis e Carnites floridus, calcari a Lamellibranchi (Pomarangina) e Brachiopodi (Dielasma julicum, Spiriferina gregaria), scisti a Tropites; Norico: calcari ammonitiferi a Halorites, calcari a Spiriferina griesbachi e Rhynchonella bambanagensis; Retico: quarziti a Spirigera manüensis, calcari a Megalodon. L'elenco è sufficiente a dimostrare la varietà e continuità della sedimentazione, effettuatasi in una zona evidentemente a carattere geosinclinale, con uno spessore totale della serie di un migliaio di metri. In varie località del Tibet occidentale e della Birmania è noto il Trias, specie dei livelli superiori; e ultimamente si sono studiate varie importanti serie nell'area dell'Arcipelago della Sonda. Segue la regione del Pacifico il cui contorno è segnato da importanti affioramenti triassici. Al Giappone sono presenti il Ladinico e il Norico, quest'ultimo con scisti a Pseudomonotis ochotica. Nella Siberia orientale (Baia di Ussuri) una serie clastica trasgressiva contiene una fauna di Cefalopodi e Lamellibranchi del Trias inferiore affine alle faune coeve delle Alpi. Nella California, il Trias è molto potente e continuo: la fauna ad Ammoniti del Carnico rivela affinità alpine, mentre il Norico è rappresentato dagli scisti a Pseudomonotis subcircularis. È ancora conosciuto il Trias marino ad Ammoniti nella Nevada, nell'Idaho, nel Messico, mentre nell'America Meridionale (Colombia, Perù), nella Nuova Zelanda, nella Nuova Caledonia, persiste nel Norico la facies degli scisti a Pseudomonotis ochotica, richmondiana, subcircularis, caratteristica della regione pacifica. Resta da accennare ai depositi continentali sull'area della Gondwana, di cui l'America Meridionale, l'Africa, l'India peninsulare, l'Australia, rappresentano i frammenti. In tutte queste regioni il Trias è in forma di coltri detritiche, talora molto potenti, con intercalazioni carboniose. Nell'Africa australe una parte della serie di Karrù è triassica: i cosiddetti strati di Beaufort ricchi di Rettili terrestri (Cynodraco, Lycosaurus, Aelurosaurus, Dicynodon, ecc.). Nell'India peninsulare è triassica la parte media nella serie di Gondwana (quella da cui ha preso il nome il continente): strati di Damuda con carbone e flora a Glossopteris, strati di Panchet con Glossopteris e fra i Vertebrati Dicynodon).
Il Trias in Italia. - I terreni triassici italiani si possono ripartire in due categorie a seconda che hanno carattere di depositi epicontinentali o di depositi di geosinclinale. I primi posseggono moderato spessore e sono rimasti poco dislocati; nei secondi a uno spessore maggiore si accompagna un'intensa dislocazione. La seconda categoria è di gran lunga la più importante: carattere epicontinentale hanno infatti soltanto, si può dire, gli affioramenti triassici della Sardegna, tra i quali quelli della Nurra e di Alghero (prov. di Sassari). Si tratta di terreni a facies germanica manifesta: conglomerati e arenarie alla base, cui fanno seguito calcari con intercalazioni di banchi dolomitici. Interessante è il fatto della presenza di Ammoniti alpine associate a forme del Trias medio germanico, il che ci permette di stabilire l'età delle formazioni in parola equiparando al Rothliegendes (Trias inferiore) i conglomerati e le arenarie, e al Muschelkalk i calcari. Ma di gran lunga più importanti sono, come si è detto, i terreni a carattere di geosinclinale, cui si può ascrivere la totalità degli affioramenti triassici della penisola. Cominciando dalle Alpi, si nota come caratteri diversi abbia il Trias delle Alpi Occidentali rispetto a quello delle Alpi Orientali. Tale ripartizione geografica dei due tipi di Trias alpino non ripete però la sua causa da condizioni originarie di formazione, bensì, secondo ogni probabilità, da successive intense dislocazioni combinate con le modalità dell'erosione determinatasi in seguito all'orogenesi terziaria. Astraendo da questa, constatiamo come il Trias delle Alpi Occidentali formasse una fascia più o meno continua situata più a settentrione dei bacini ove si deponevano i terreni triassici alpino-orientali; fascia separante, con bassi fondi o aree addirittura emerse, il mare epicontinentale dell'Europa centrale (sede dei depositi a facies di Trias germanico) dalle aree della geosinclinale mediterranea. La serie triassica vi comprende dal basso all'alto (e prendendo a modello il Trias del Brianzonese): Trias inferiore: quarziti chiare, concordanti col Permico; Trias medio: gessi e dolomie cavernose o calcari marmorei spesso decisamente mineralizzati (contengono albite, cloritoide, ecc.), calcari a Diplopora e Encrinus; Trias superiore: ancora dolomie gessifere e scisti ardesiaci. Nella cosiddetta zona del Piemonte ove domina nel Giurassico la facies degli scisti lucidi con pietre verdi, appartengono al Trias superiore calcari dolomitici con Worthenia solitaria e Gervillia exilis, specie caratteristiche della dolomia principale delle Alpi Orientali. La facies ora esaminata si ritrova anche nelle Alpi Orientali nelle cosiddette finestre dell'Engadina e degli Alti Tauri. Molto più ricco e fossilifero è il Trias alpino orientale che s'incontra in una potente fascia (la cosiddetta zona dinarica) a partire dal Lago Maggiore verso est. Non potendoci soffermare neppure brevemente a menzionare gli svariati e importanti tipi locali, ci limiteremo a ricordarne due fra i più caratteristici: quello lombardo e quello tridentino-bellunese.
Nella zona delle Grigne, a est del Lago di Como, la serie triassica si presenta come segue. Spettano al Trias inferiore (localmente detto "Servino"), che riposa normalmente sui conglomerati e porfidi del Permico, conglomerati, arenarie e argilloscisti, superiormente dolomie farinose giallastre. Il Servino non ha finora fornito fossili; ma altrove nella Lombardia la stessa formazione contiene una fauna povera, composta quasi esclusivamente di Molluschi (in gran parte Lamellibranchi: Claraia Clarai e le cosiddette Myacites, e Gasteropodi: Turbo rectecostatus e Naticella costata). L'Anisico è rappresentato dalle seguenti facies: f. calcareo-arenacea, f. del calcare nero di Varenna, f. dolomitica, e, talora, f. clastica scistosa simile a quella sul Servino. Da ricordare l'interessante fauna di Rettili degli scisti di Perledo. Il Ladinico è rappresentato tipicamente dalla dolomia di Esino (potente massa male stratificata, con ricca fauna il cui elemento più caratteristico è costituito da grossi Gasteropodi); subordinatamente da facies clastiche e piroclastiche ("pietre verdi", ecc.): è il cosiddetto fenomeno dell'eteropia, che si trova sviluppato in modo tipico e imponente nella serie triassica delle Dolomiti. Al Carnico o Raibliano corrisponde un orizzonte di marne e calcari, cui succede la potente massa della "dolomia principale" (Norico). Il Retico è dato da pochi lembi sfuggiti all'erosione di scisti e calcari sovrastanti alla dolomia principale; altrove nelle Prealpi Lombarde è invece tipicamente sviluppato con i caratteristici livelli degli scisti marnosi con Avicula contorta (fossile caratteristico del piano retico), dei calcari a coralli cosiddetti dell'Azzarola, e della dolomia a Conchodon (spettante probabilmente già al più basso Lias, o Infralias).
Nelle Alpi Dolomitiche la serie triassica è più ricca, in quanto il fenomeno delle rapide variazioni di facies nello stesso piano assume una importanza di prim'ordine. Il Trias inferiore o Werfeniano corrisponde esattamente, per facies e faune, al Servino lombardo. Vi si distinguono due sottopiani, di Siusi l'inferiore (a Claraia Clarai), di Campil il superiore (a Naticella costata). Nell'Anisico troviamo generalmente la facies calcarea, talora anche la facies dolomitica o più raramente l'arenacea. Il Ladinico segna il piano classico delle eteropie: accanto e framezzo alle barriere coralligene, compatte masse calcareo-dolomitiche edificate da Zoantari e Alghe, si deponevano arenarie, scisti argillosi, marne e prodotti varî dell'intensa attività vulcanica che si manifestò nel periodo: tufi e lave di tipo porfiritico e basaltico. Pertanto abbiamo, nel Ladinico, una facies dolomitica, facente passaggio laterale a una tufaceo-arenacea, costituente, quest'ultima, le formazioni di Livinallongo o delle pietre verdi (tufi compatti stratificati) e di La Valle. Nel Carnico si ripetono gli stessi fenomeni: si ha cioè una dolomia (dolomia dello Sciliar) cronologicamente equivalente all'orizzonte marnoso di S. Cassiano, noto per la sua ricchissima fauna di Lamellibranchi e Gasteropodi. Il carattere particolare del paesaggio dolomitico è dato, appunto, dal contrasto fra le torri e le pareti dei massicci dolomitici e i morbidi e verdi declivî delle conche incise dai corsi d'acqua nelle più facilmente erodibili assise arenacee e marnose. Il Carnico superiore è costituito dal Raibliano (marne rosse con gessi, calcari marnosi giallastri, ecc.) notevolmente costante e, come facilmente erodibile, bene evidente nella topografia; specie quando, come non di rado avviene, tutti i livelli inferiori sono sviluppati in facies dolomitica (che si suole indicare allora con la generica denominazione di dolomia infraraibliana): il Raibliano allora dà luogo a ripiani erbosi più o meno estesi, cui si accede valicando la balza dovuta alla dolomia inferiore e dominati dalla dolomia superiore o principale, bene stratificata, che appartiene al Norico. Con questo piano cessa il fenomeno dell'eteropia o variabilità delle facies. Il Retico non è distinto da particolari formazioni, ma è probabilmente compreso nella parte superiore della dolomia principale.
Nella penisola il Trias compare spesso nel nucleo delle zone corrugate. Ricorderemo nelle Alpi Apuane i "grezzoni" (Trias medio) e la formazione soprastante, cui spettano i ben noti marmi di Carrara, con Gervillia exihs e Pleurotomaria solitaria. Nelle stesse Alpi Apuane come nella prossima regione spezzina è ben rappresentato e fossilifero il Retico (calcari e scisti scuri con Avicula contorta, Dimya intusstriata, Choristoceras nanum, ecc.). Al Retico si ascrivono pure, nella stessa regione, calcari con lenti di marmo detto portoro e nella Maremma Toscana calcari dolomitici talora cavernosi, talora compatti. Scendendo a sud nella penisola, troviamo ancora il Trias, limitatamente però ai livelli superiori: non possiamo però da questa circostanza dedurre la mancanza del Trias inferiore e l'esistenza nella regione italiana di una trasgressione neotriassica, per il fatto che detti terreni appariscono come il termine più basso della serie stratigrafica visibile. Nell'Umbria in più luoghi si conosce il Retico (scisti a Bactryllium, calcari dolomitici); il Norico (dolomia a Gervillia exilis) nell'alta valle dell'Aniene come pure nel gruppo del Gran Sasso; nel Salernitano ricorderemo, oltre alle diffuse dolomie con Gervillia exilis e Pleurotomaria solitaria, ecc., gli scisti bituminosi di Giffoni contenenti un'interessante fauna di Pesci intercalati nella dolomia. Nel promontorio del Gargano si ascrive al Trias superiore (Carnico) un piccolo lembo di calcari neri bituminosi fossiliferi. A Lagonegro in Basilicata è presente la dolomia norica e, sotto di questa, calcari con selce a Halobia, scisti silicei e calcari di scogliera. Calcari a Halobia e Daonella styriaca affiorano anche nella Sicilia occidentale insieme con calcari neri fossiliferi (Monte Iudica) riferibili al Carnico.