però che
. Congiunzione fondamentalmente di tipo causale, abbastanza frequente nelle opere di D.: 48 volte nella Vita Nuova (tra le quali 9 casi di ‛ e p. che '), 19 nelle Rime (un caso di ‛ ma p. che '), una nelle Rime dubbie, 202 nel Convivio (tra le quali 46 ‛ e p. che ' e 24 ma p. che '), 61 nella Commedia (di cui 2 ‛ e p. che ', 3 ma p. che ', e 2 ‛ ma non p. che '), e infine 3 volte nel Fiore, per complessive 334 occorrenze (tra le quali in complesso 57 ‛ e p. che ', 28 ‛ ma p. che ', e 2 ‛ ma non p. che ').
La variante antevocalica ‛ p. ched ' in ‛ fonetica sintattica ', si ritrova solo in Fiore CCXXV 2.
Si ha l'integrazione di ‛ che ' da parte degli editori in Cv IV V 5 e 8, e VI 12; mentre per il secondo caso vi è sostanziale accordo tra gli editori, per gli altri due casi la Simonelli discorda dai restanti editori moderni in quanto ritiene immotivata e non necessaria l'integrazione perché, secondo quanto afferma, " la forma però per però che è così frequente in Dante che non mette conto di documentarla "; così nel commento a Cv IV V 5; e ancora, in nota a VI 12: " È il consueto uso del però con valore congiunzionale ". Si tratta per altro di un impiego alquanto difficilior anche nella prosa dantesca (cfr. Ehrliholzer, p. 66), per cui sarà preferibile seguire la tradizione ecdotica maggiormente diffusa (pur tenendo presenti le osservazioni della Simonelli, le quali sono tutt'altro da sottovalutare), e di conseguenza esaminare qui i casi in questione.
Un ultimo caso in Cv IV XXVI 12, in cui per l'integrazione di p. che (richiesto dal senso complessivo del periodo, a riscontro del ‛ p, che ' precedente, e che probabilmente ha dato origine a una lacuna du même au même) non vi sono divergenze tra gli editori.
1. Il valore che la congiunzione più generalmente riveste nel fiorentino dantesco è quello di congiunzione (composta) causale: " per questo che ", " per il fatto che ", conforme al valore storico-etimologico del sintagma (per hoc quod).
Anche se, come si è già fatto rilevare, i diversi editori rendono sempre graficamente la congiunzione scissa nelle due principali componenti (però che), il nesso è già in quest'epoca (e doveva parimenti esserlo da tempo: cfr. Ehrliholzer, pp. 42 ss.) funzionalmente inscindibile, un tutto unico ormai anche semanticamente coagulato. In questo senso, una riprova la si può addurre dal fatto che in nessun caso si può rinvenire nell'opera dantesca l'inserzione di elementi allotri fra ‛ però ' e ‛ che ', per l'appunto sempre immediatamente concatenati. Per i casi in cui il ‛ che ' ha un netto valore causale a sé stante (cioè di " ché ", " perché ", come in Rime CIV 105 e in If XIX 97), e di conseguenza non forma sintagma con il ‛ però ' precedente (che quindi può venire anche separato da esso mediante altre parole), va confrontato quanto detto sotto Però; e anche Ehrliholzer, p. 42, e Che II.
1.1. La congiunzione introduce in genere una proposizione esprimente la motivazione causale di quanto affermato in precedenza (ed equivale allora a " perciocché ", " perché "), con il verbo all'indicativo; in tal caso, analogamente a quanto osservato per Però (cfr. 1.), può istituirsi, ai fini di una comprensione maggiormente approfondita delle funzioni di ‛ p. che ' al livello sintattico-logico, una classificazione in base ai differenti legami intercorrenti tra la sovrordinata e la causale che da quella dipende. In sostanza si tratterà quindi di distinguere i legami suddetti in base a come questi sono stati ‛ sentiti ' dai diversi editori, cioè resi graficamente mediante diverse forme d'interpunzione: anche qui va però avvertito come siano obbligatorie, in tale analisi, un'estrema cautela e puntuali riscontri testuali, proprio per la necessità di rifarsi a lezioni che rinviano a criteri ecdotici non sempre omogenei o comunque reciprocamente comparabili.
1.1.1. Con legame ‛ forte ' (cioè con pausa ‛ breve ' tra le due proposizioni, rappresentata nella grafia dalla virgola): Vn XVII 1 Poi che dissi questi tre sonetti, ne li quali parlai a questa donna [così la '21, ma non la '32 che elimina la virgola], però che fuoco narratori di tutto quasi lo mio stato, credendomi tacere e non dire più [comesopra], però che mi parla di me assai avere manifestato, avvegna che sempre poi tacesse di dire a lei, a me convenne ripigliare matera nuova e più nobile che la passata, esempio assai interessante per l'intrecciarsi delle proposizioni a diversi livelli di subordinazione; e ancora XIII 2 buona è la signoria d'Amore, però che trae lo intendimento del suo fedele da tutte le vili cose (di nuovo al § 3, e per un modulo sintattico-logico similare, anche in XL 7); XXXIX 7 Questo sonetto non divido, però che assai lo manifesta la sua ragione (lo stesso in XIV 13 e XL 8; cfr. anche XXXVII 5); XLI 13 13 So io che parla di quella gentile, / però che spesso ricorda Beatrice; Rime LXVII 4 E' m'incresce di me sì duramente / ... però che dolorosamente / sento contro mia voglia / raccoglier l'aire del sezza' sospiro (e ancora ai vv. 42 e 55); Cv I IV 6 invidia è cagione di mal giudicio, però che non lascia la ragione argomentare per la cosa invidiata; V 14 [le parole... più debitamente si rispondono] in latino che in volgare, però che lo volgare seguita uso, e lo latino arte; II III 15 quanto lo cielo più è presso al cerchio equatore tanto è più nobile per comparazione a li suoi [poli], però che ha più movimento e più attualitade e più vita e più forma; XIII 3 ciascuna scienza si muove intorno al suo subietto, lo quale essa non muove, però che nulla scienza dimostra lo proprio subietto, ma suppone quello (ancora ai §§ 14 e 16; per il tipo ‛ non... ma ', in queste proposizioni, cfr. anche I IX 3); III IV 7 non dovemo vituperare l'uomo perché sia del corpo da sua nativitade laido, però che non fu in sua podestà farsi bello; XIV 10 l'altre anime dire non si possono donne, ma ancille, però che non per loro sono ma per altrui; IV IV 7 questo officio per eccellenza Imperio è chiamato, sanza nulla addizione, però che esso è di tutti li altri comandamenti comandamento. E così chi a questo officio è posto è chiamato Imperadore, però che di tutti li comandamenti elli è comandatore; If XXI 107 Più oltre andar per questo / iscoglio non si può, però che giace / tutto spezzato al fondo l'arco sesto; Pg XVI 98 Le leggi son, ma chi pon mano ad esse? / Nullo, però che 'l pastor che procede, / rugumar può, ma non ha l'unghie fesse; Pd XI 41 De l'un dirò, però che d'amendue / si dice l'un pregiando, qual ch'om prende, / perch'ad un fine fur l'opere sue; Fiore CCXXV 2 Venus allora già più non attende, / però ched ella sì vuol ben mostrare / a ciaschedun ciò ched ella sa fare.
Cfr. ancora Vn IV 1 e 2, IX 2, XII 4 e 17, XIV 5, XVIII 1, XXI 8, XXII 4 e 11, XXIII 9 e 16, XXIV 2 e 4, XXIX 1 e 3, XXX 2, XXXVIII 6, XLI 7; Rime LXXI 11, LXXV 11, LXXX 7, LXXXVII 14, XCI 10, XCIII 3, XCV 5 (si confronti il perché del v. 7), C 35; Cv I I 12 (in variatio con perché: vedi anche II VII 4, III I 6), II 5, IV 7, VI 5 e 9, VIII 12 e 16, IX 3 (con l'inserimento del modulo ‛ non... ma '), XI 14, XII 4 (due volte), II III 14, VI 9, VIII 15, IX 7, X 9, XI 2, XII 8, XIV 6, III II 11, IV 3, 6 e 12, VII 5, 8, 9, 11 e 12, IX 6, XII 5, 12 e 13 (due volte), XIII 2, 4, 7 e 8, XV 10 (la ragione..., però che...); IV II 18 (dice..., però che...), VI 2 e 14, IX 10, X 11, XI 10, XII 3, XIV 12, XVI 8, XVII 2, XIX 9, XXIV 5, XXV 1, XXVIII 2 e 19, e inoltre XVI 1 (in citazione biblica da Ps. 62, 12 " laudabuntur omnes qui iurant in eo, / quia obstructum est os loquentium iniqua "), e XXX 4; If IV 44 e 146, XV 116, XVI 126, XVII 122, XIX 6, Pg I 105, II 104, XXI 30, XXXII 92 (però che già... m'era), Pd IV 41, 51 e 96, V 38, VII 38, IX 132, XIV 125, XXVIII 39 (si rilevi la particolare consecutio dei tempi verbali), XXXI 102; Fiore CXIX 8.
1.1.2. In in legame di subordinazione più ‛ debole ', indicato nella grafia con il punto e virgola: Vn XXXIX 3 d'allora innanzi cominciai a pensare di lei sì con tutto lo vergognoso cuore, che li sospiri manifestavano ciò molte volte; però che tutti quasi diceano nel loro uscire quello che nel cuore si ragionava, e 10 12 Questi pensieri... / diventan ne lo cor sì angosciosi, / ch'Amor vi tramortisce, sì lien dole; / però ch'elli hanno in lor li dolorosi / quel dolce nome di madonna scritto; Rime LXXX 27 quanto vuol nasconda e guardi lui, / ch'io non veggia talor tanta salute; / però che i miei disiri avran vertute / contra 'l disdegno che mi dà tremore; Cv I I 19 se lo convivio non fosse tanto splendido quanto conviene a la sua grida, che non al mio volere ma a la mia facultade imputino ogni difetto; però che la mia voglia di compita e cara liberalitate è .qui seguace; II VIII 2 sempre quello che massimamente dire intende lo dicitore si dee riservare di dietro; però che quello che ultimamente si dice, più rimane ne l'animo de lo uditore; III XIII 5 la umana intelligenza ciò fare non può; però che l'umana natura... abbisogna di molte cose a suo sustentamento; IV IX 6 perché noi volessimo che le cose gravi salissero per natura suso, e perché... e perché... non sarebbe; però che di queste operazioni non fattori propriamente, ma li trovatori semo; XVI 1 Queste parole posso io qui veramente proponere; però che ciascuno vero rege dee massimamente amare la veritade; If XXXI 65 di giugnere a la chioma / tre Frison s'averien dato mal vanto; / però ch'i' ne vedea trenta gran palmi / dal loco in giù dov'omo affibbia 'l manto; Pg XXIV 79 già non fïa il tornar mio tantosto, / ch'io non sia col voler prima a la riva; / però che 'l loco u' fui a viver posto, / di giorno in giorno più di ben si spolpa; Pd XXI 94 quell'alma nel ciel che più si schiara, / quel serafin che 'n Dio più l'occhio ha fisso, / a la dimanda tua non satisfara; / però che sì s'innoltra ne lo abisso / de l'etterno statuto quel che chiedi, / che da ogni creata vista è scisso (così la '21; ma il Petrocchi preferisce interpungere con la virgola prima di però che); Fiore CLXIX 10 Né non amar già oste trapassante; / però che mutan tante ostellerie / ch'aver non posson cuor fermo né stante.
Si vedano ancora i casi di Vn XII 11 11, Rime LVII 5, XCI 4 (alla causale è ulteriormente subordinata una consecutiva, come in Cv III II 14 e in Pd XV 76; altrove la subordinata è un'ipotetica, come in Rime XCI 59 e in Cv II VIII 8, o concessiva, come il lungo intreccio di proposizioni di questo tipo in III VII 16); CXVII 9, Cv I II 8, VI 11, IX 6 (assai interessante, perché immediatamente dopo lacuna), X 12, XI 6, II IX 6, III III 13, VI 3, VIII 9 e 18 (due volte; la '21 preferisce interpungere nel primo caso con i due punti, nel secondo con la virgola), X 6, XIII 9, IV I 4 (cagione...; però che...), IV 8, VII 4 e 5, XIV 3 (però ch'è impossibile, in una dimostrazione dialettica), XV 9, XVII 2, XIX 9 (dice...; però che...), XXVI 10 (è necessario...; però che...; identico modulo al § 12, e cfr. XXVII 12), XXVIII 11; If IX 35, XXVIII 41, XXXI 40 (con ‛ come... così ' nella subordinata), Pg XVI 112, XVIII 37 (‛ p. che forse '), Pd XX 10, XXV 10, XXXIII 103 (è impossibil...; / però che...).
1.1.3. Con i due punti solo in Cv I IX 10 darà lo volgare dono non dimandato, che non l'averebbe dato lo latino: però che darà se medesimo per cemento; II XII 8, IV V 2 la Sapienza dice ne li suoi Proverbi: " Udite: però che di grandi cose io debbo parlare " (Prov. 8, 6 " audite, quoniam de rebus magnis locutura sum "); XXVI 14 Lealtade... massimamente si conviene a lo giovane: però che lo adolescente... per minoranza d'etade merita perdono; e ancora II XI 7 dico la cagione... Prima: però che faticosa [cioè la canzone] parli... poi: però che forte parli.
1.1.4. La proposizione reggente e la proposizione ad essa subordinata (sintatticamente, o anche solo da un punto di vista logico) possono presentarsi in due periodi distinti (cioè con pausa segnata da un punto fermo): Cv I IX 6, II II 4 convenne... molta battaglia intra lo pensiero del suo nutrimento [di questo nuovo amore] e quello che li era contraro, lo quale... tenea ancora la rocca de la mia mente. Però che l'uno era soccorso da la parte [de la vista] dinanzi... e l'altro de la parte de la memoria di dietro; XIII 30, IV IV 11, XII 6 (citazione da Cic. Par. I 1 " Neque enim unquam expletur, nec satiatur cupiditatis sitis "); XXIX 6 la statua... si dissimiglia ne lo effetto molto dal malvagio discendente. Però che la statua sempre afferma la buona oppinione... lo ma[l]estr[u]o figlio... fa tutto lo contrario.
Questo tipo di nesso interproposizionale è assai caratteristico nell'enumerazione di concause plurime, come in Cv I VIII 7-14 intendo mostrare quattro ragioni per che di necessitade lo dono, acciò che in quello sia pronta liberalitade, conviene essere utile a chi riceva. Primamente, però che la vertù dee essere lieta... in alcuna sua operazione... Secondamente, però che la vertù dee muovere le cose sempre al migliore... Terziamente, però che la operazione de la vertù per sé dee essere acquistatrice d'amici... Ultimamente, però che la vertù dee avere atto libero e non sforzato (e si vedano pure i casi di Cv II I 9-12 ‛ è impossibile, p. che ', secondo la Simonelli; la '21 e Busnelli-Vandelli sopprimono la virgola).
1.2. In taluni particolari contesti il legame logico-sintattico tra principale e dipendente è strettissimo, tale da non essere indicato graficamente: Vn XXV 6 lo primo che cominciò a dire sì come poeta volgare, si mosse però che volle fare intendere le sue parole a donna; Cv II IX 5 avvegna che più cose ne l'occhio a un'ora possano venire, veramente quella che viene per retta linea ne la punta de la pupilla... si vede... E questo è però che 'l nervo, per lo quale corre lo spirito visivo, è diritto a quella parte; si noti come in questi casi la subordinata è immediatamente dipendente dal verbo, quasi a formare un sintagma unico, come ad esempio, per l'ultimo caso esaminato, ‛ essere p. che '; si confronti qui anche Pg XIII 72 un fil di ferro i cigli fòra / e cusce si, come a sparvier selvaggio / sì fa però che queto non dimora (così dalla '21 in poi; si confronti anche If XVIII 78).
Sostanzialmente diverse sembrano le occorrenze della congiunzione in subordinate incidentali totalmente parentetiche, come Cv III II 7 e VIII 8.
1.3. In luogo dell'indicativo nella dipendente può comparire il condizionale, a sottolineare la possibilità (più o meno ipotetica) della causa supposta (conforme al normale impiego del modo verbale): Vn XXV 10 né li poete parlavano così sanza ragione, né quelli che rimano deono parlare così non avendo alcuno ragionamento in loro di quello che dicono; però che grande vergogna sarebbe a colui che rimasse cose sotto vesta di figura o di colore rettorico, e poscia, domandato, non sapesse denudare le sue parole da cotale vesta; If XXXIV 24 Com'io divenni allor gelato e fioco, / nol dimandar, lettor, ch'i' non lo scrivo, / però ch'ogne parlar sarebbe poco; Pg XXV 120 Per questo loco / si vuol tenere a li occhi stretto il freno, / però ch'errar potrebbesi per poco; Pd IV 65 L'altra dubitazion che ti commove / ha men velen, però che sua malizia / non ti poria menar da me altrove.
Vanno esaminati a parte i casi il cui il condizionale nella subordinata è richiesto per consecutio dall'identico modo della reggente, come in Vn XL 4, Cv I IX 2, III XV 9 (da rilevare anche la variatio con imperò che del § 8), e IV VIII 15.
2. La dipendente introdotta da ‛ però che ' può presentarsi, con impiego prolettico, anche prima della reggente di cui rende ragione o spiega la causa; secondo l'Ehrliholzer (p. 43), " questo caso è particolarmente frequente nel Convivio, e sicuramente spiegabile qui col fatto che la comprensione del ragionamento complicato, fortemente logico, deve venire agevolata adducendo in anticipo quanto si conosce già, e solo allora introducendo la nuova nozione che da quello procede ": Vn XXVIII 3 però che molte volte lo numero del nove ha preso luogo tra le parole dinanzi... convenesi di dire quindi alcuna cosa (da rilevare l'impiego di quindi in ‛ ripresa ' della subordinata prolettica; il presente è l'unico esempio di prolessi ‛ pura ' in prosa, in quanto negli altri numerosi casi cui fa riferimento il passo appena citato, si tratta sempre di ‛ p. che ' introdotti da ‛ e ' o da ‛ ma ' e simili: cfr. qui sotto, 4. e 5.); If IV 91, XXXI 22 Però che tu trascorri / per le tenebre troppo da la lungi, / avvien che poi nel maginare abborri (modulo analogo in Pg XV 64); Pg XXV 100 segue lo spirto sua forma novella. / Però che quindi ha poscia sua paruta, / è chiamata ombra; Pd VII 61 però ch'a questo segno / molto si mira e poco si discerne, / dirò perché tal modo fu più degno (similmente in XXIX 139); e infine VIII 85 Però ch'i' credo che l'alta letizia / che 'l tuo parlar m'infonde... / per te si veggia come la vegg'io, / grata m'è più.
3. La congiunzione è chiaramente finale in Pd XI 31 La provedenza... / però ch'andasse ver' lo suo diletto / la sposa... / due principi ordinò (la posizione prolettica rafforza la connotazione di aspettazione dell'azione della principale): da rilevare la presenza obbligatoria del con-congiuntivo nella subordinata. Analoghi casi in Vn XII 16 ne la prima [parte] dico a lei [cioè alla ballata] ov'ella vada, e confortola però che vada più sicura, e Rime dubbie XVII 6 Tu... l'aiuti e conforti, / però che sospirando si disfaccia.
4. Preceduta da ‛ e ' la congiunzione introduce in genere (anche mediante più di una subordinata) la conseguenza logica di quanto segue immediatamente (la dipendente è quindi prolettica), collegandole tuttavia in un certo qual legame logico con quanto precede: Vn II 10 E però che soprastare a le passioni e atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; Cv I III 2 E però che lo mio pane è purgato da una parte, convienlomi purgare da l'altra; II X 8 Cortesia e onestade è tutt'uno: e però che ne le corti anticamente le vertudi e li belli costumi s'usavano... si tolse quello vocabulo da le corti; III VIII 6 E però che potrebbe alcuno aver domandato... distinguo (si rilevi l'impiego del condizionale); IV XXIII 8 E però che lo maestro de la nostra vita Aristotile s'accorse di questo arco... parve volere...; e infine, unico esempio in poesia, Pg XXI 73 Così ne disse; e però che si gode / tanto del ber quant'è grande la sete, / non saprei dir quant'el mi fece prode.
Si vedano ancora (sempre in prosa!) i casi di Vn III 2, XVI 11 (moduli simili in XIX 21, XXII 17, XXXV 4), XVII 2, XXII 7 (con subordinata ipotetica), e XXXVIII 4; Cv I IV 4, VII 4 (E però che a l'amaro comandamento è impossibile dolcemente obedire, impossibile è...; cfr. anche I VIII 10), XI 7 (con negazione, come in II VIII 5), e 20, III II 7 (due volte) e 8, III 5, VI 5 (in un lungo sviluppo dialettico, ancora ai §§ 8, 10 e 11), VII 6, VIII 8 e XIII 2, IV I 2 e 10, IV 2 e 10, V 4, 5 e 8 (questi due ultimi casi in integrazione; cfr. quanto detto in apertura della voce), VI 7, 8, 12 (integrazione), 15 e 16, VIII 14, XII 1 e 14, XXI 7 e 11, XXII 2, XXIII 15, XXIV 2 e 5 (cfr. il Ma però che precedente), XXV 3 (con successiva subordinata introdotta da perché), XXVI 4 e 12 (in integrazione).
Di un certo interesse Cv II VI 9 E però che li raggi non sono altro che uno lume che viene dal principio de la luce per l'aere infimo a la cosa illuminata, e luce non sia se non ne la parte de la stella.., dico..., per l'alternanza indicativo-congiuntivo nelle due subordinate (non del tutto analoghe, a quanto pare).
5. La subordinata introdotta da ‛ ma p. che ' ha in genere valore causale (come ‛ ma poiché ' e simili), ed è spesso prolettica (soprattutto in prosa): Rime LXXXIII 4 Amor del tutto m'ha lasciato, / non per mio grato / ... ma però che pietoso / fu... del meo core; Cv I I 8, VIII 6, X 14, II I 4 li teologi questo senso [allegorico] prendono altrimenti che li poeti; ma però che mia intenzione è qui lo modo de li poeti seguitare, prendo lo senso allegorico secondo che per li poeti è usato.
Si vedano inoltre: Cv Il II 3, VI 6 e 8, VIII 7, XI 6, III XI 1, 7 e 16, XIV 5 Ma però che qui è fatta menzione di luce, a perfetto intendimento mostrerò differenza di questi vocabuli; IV 14, II 3 dico che ciò non è per intendimento di più non rimare d'amore, ma però che ne la donna mia nuovi sembianti sono appariti; IV I 4 (con il condizionale), VII 8, VIII 10, XVII 3 le morali vertudi... diversamente da diversi filosofi sono distinte e numerate; ma però che in quella parte dove aperse la bocca la divina sentenza d'Aristotile da lasciare mi pare ogni altrui sentenza... brevemente secondo la sua sentenza trapasserò; XXI 3, XXIII 7, XXIV 5 e 18, e XXVII 11; If XXVII 64 S'i' credesse che mia risposta fosse / a persona che mai tornasse al mondo, / questa fiamma staria sanza più scosse; / ma però che già mai di questo fondo / non tornò vivo alcun... / sanza tema d'infamia ti rispondo.
5.1. Si può registrare un solo caso di ‛ p. che ' finale che sia introdotto dall'avversativa ‛ ma ', in Cv II I 1 Ma però che più profittabile sia questo mio cibo... voglio mostrare come mangiare si dee.
6. Il sintagma ‛ non + p. che ' ha in genere valore causale (e tuttavia in questo caso il però sembra essere alquanto autonomo, e con una connotazione limitativo-concessiva): Pg VII 55 sola questa riga / non varcheresti dopo 'l sol partito: / non però ch'altra cosa desse briga, / che la notturna tenebra, ad ir suso (notevole la presenza del congiuntivo, non facilmente interpretabile; si veda anche l'esempio di Rime LXXXIII 55 come al furto il ladro, / così vanno a pigliar villan diletto; / e non però che 'n donne è sì dispento / leggiadro portamento, / che paiono animai sanza intelletto).
7. Il gruppo ‛ ma non p. che ' va interpretato senz'altro in direzione avversativo-concessiva (da cui l'obbligatorietà del congiuntivo): If XIII 104 Come l'altre [anime] verrem per nostre spoglie, / ma non però ch'alcuna sen rivesta, e Pg XIV 119 Ben faranno i Pagan, da che 'l demonio / lor sen girà; ma non però che puro / già mai rimagna d'essi testimonio.
Bibl. - H.-P. Ehrliholzer, Der sprachliche Ausdruck der Kausalität im Altitalienischen, Winterthur 1965, in partic. alle pp. 42 ss. Per il problema delle integrazioni, si veda anche M. Simonelli, Materiali per un'edizione critica del " Convivio " di D., Roma 1970, 333.