PERO (lat. scient. Pirus communis L.; fr. poirier; sp. peral; ted. Birnbaum; ingl. peartree)
È un arbusto, un alberetto o un albero alto fino a 20 m. della famiglia Rosacee-Pomoidee, con rami sparsi, spinescenti allo stato selvatico, glabri o pelosi. Le foglie, sparse, hanno un lungo picciolo e il lembo è ampiamente ovale, rotondato alla base, acuto all'apice, glabro, lucente e verde cupo nella pagina superiore, verde bluastro nell'inferiore. Le stipole lineari-lanceolate sono caduche. I fiori, riuniti in ombrelle pauciflore, hanno il calice peloso-tomentoso, la corolla con petali bianchi o leggermente rosei, stami con antere rosse, stili lunghi quanto gli stami. Falso frutto a pomo, di forma caratteristica detta appunto a pera, raramente tondeggiante.
Questa specie, secondo G. Hegi, si divide in 3 sottospecie:
1. piraster L. (volg. pero selvatico), rami spinosi, foglie con picciolo uguale o più breve della lamina che nello stato giovanile è pelosa, quindi glabra. Vive nell'Europa centrale e orientale e nell'Asia occidentale; comprende parecchie forme e varietà.
2. nivalis Jacq. (− P. eriopleura Rchb. = P. cuneifolia Vis.), albero di media altezza, foglie dei rami sterili ovali lungamente picciolate, quelle dei rami fertili ovali cuneate con breve picciolo. Frutti piccoli piriformi o globosi gialli, rossi o gialloscuri punteggiati, generalmente non eduli. Vive nelle Alpi orientali, Carpazî, Ungheria, Bosnia, Croazia, Asia Minore.
3. salvifolia DC. simile alla sottospecie precedente, ma con foglie più piccole, più larghe nella metà superiore che nella inferiore, rotondate alla base, più o meno seghettate, quasi glabre. Vive in Francia e nella Svizzera occidentale.
Non è facile riconoscere i rapporti che passano fra le forme spontanee, complicate da molti ibridi, e le forme coltivate dei peri; su questo argomento sono necessarie ancora molte accurate indagini.
Il pero fu poco conosciuto dai Greci, perché il clima della Grecia non è adatto alla sua coltura; i Romani invece lo coltivarono ampiamente e preparavano dai frutti conserve e bevande e conobbero anche il modo d'innestarlo. Catone il Vecchio ne distinse parecchie varietà; Plinio, due secoli dopo, ne elencava 35 forme diverse; nel sec. XVI Valerio Cordo ne registrava 50 coltivate nella sola Germania centrale. Oggi si conoscono oltre 1500 diverse forme di peri coltivate che si riuniscono nella sottospecie: Sativa Lam. et DC., ma molto probabilmente derivano dai peri asiatici (P. cordata e P. persica) ibridati fra loro e con le forme del P. communis.
Secondo D. Tamaro le pere si possono distinguere nei seguenti gruppi di forme: I, Butirre; II, Semibutirre; III, Bergamotte; IV, Semibergamotte; V, Verdilunghe; VI, Caravelle o Ampolliformi; VII, Campane o Buoncristiane; VIII, Rossette; IX, Moscate; X, Grosse; XI, Aromatiche; XII, Pere lunghe da cuocere; XIII, Pere tonde da cuocere; XIV, Pere lunghe da sidro; XV, Pere tonde da sidro.
Il pero fiorisce generalmente in aprile e matura i frutti a seconda delle varietà da luglio al marzo dell'anno successivo. Non si deve coltivare nei paesi caldi perché soffre molto per la siccità. Prospera bene nelle regioni temperate un po' umide e non teme troppo il freddo, tanto che si spinge fino a 55° lat. N. e a oltre 1200 m. s. m. resistendo fino a -40° e fiorendo alla temperatura di 7°. Preferisce le vallate riparate, ma aperte, non troppo esposte ai venti; nei paesi caldi è opportuno scegliere varietà precoci.
In Italia l'area di coltivazione comprende: Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia e la parte interna della Toscana, delle Marche, dell'Umbria, del Lazio, dell'Abruzzo, della Campania, della Lucania e della Calabria.
Ha molte esigenze per il terreno, che deve essere fresco e profondo per la grande lunghezza del fittone (specie se innestato sul franco), di natura argillo-siliceo-calcare un po' umoso.
Si moltiplica per seme (per avere nuove varietà o soggetti da innesto) o per innesto sul franco (a spacco) o sul cotogno (a gemma dormiente) e in tal caso si ottengono tutte le forme da frutteto (mezzovento, piramide, spalliera, fuso, cordone, ecc.). Nei paesi caldi, secondo Molon, converrebbe innestare sul Pirus salicifolia specie originaria del Caucaso. Il pero a pieno vento vive in media 65 anni, ma i primi 15 sono improduttivi.
Nei frutteti di speculazione si usa allevare i peri in forme ristrette (piramide, fuso, cordone, palmetta), ma allora conviene rinnovare le piante ogni 20-25 anni. Il terreno dei frutteti deve essere lavorato profondamente; è necessario alternare le concimazioni organiche con quelle chimiche e bisogna avere gran cura delle piante nei riguardi delle malattie crittogamiche e degl'insetti.
Le pere si raccolgono quando si staccano senza sforzo, ma poiché sono ancora immature si fanno maturare in locali adatti avendo cura che non siano troppo ammucchiate.
Allo stato fresco contengono: 78-86% d'acqua, 6-13% di zuccheri (levulosio e destrosio), 0,1-0,6% di acidi organici liberi (ac. malico e citrico), 0,27-0,69% di sostanze azotate, 1,6-3,6% di lighina, inoltre tannino, pectina, invertina, asparagina, ecc. I semi contengono 33-36% di olio grasso, che in talune regioni (Turingia) è utilizzato, e sono privi di amigdalina o di altro glucoside cianogenetico.
Le pere sono meno digeribili delle mele, perché in moltissime varietà sono contenute nella polpa delle granella durissime dovute a gruppi di cellule pietrose. Le pere si mangiano crude, cotte, fresche, secche, se ne fanno conserve, marmellate, canditi e con alcune varietà anche sidro e sciroppi. Alcune varietà costituiscono le pira muscatellina dei vecchi farmacisti che avevano uso medicinale.
Il legno è molto pregiato per il suo colore rossastro, la sua durezza e compattezza; è suscettibile di bella pulitura e serve per lavori d'intaglio e per mobili di lusso.
Malattie e cause nemiche. - Danneggiano i peri i venti impetuosi, le gelate tardive, le grandinate violente. Fra i parassiti vegetali: Gymnosporangium sabinae Wint., Polyporus sulphureus Bull., Nectria cinnabarina Fries., Taphryna bullata Berk. et Br., Septoria piricola, Stigmatea mespili, ecc. Attaccano i frutti: Fusicladium pirinum Fuck, molte muffe come il Penicillium glaucum che ne determinano il marcimento, e la Monilia fructigena che produce la mummificazione. È pure frequente il vischio (Viscum album var. platyphyllum), e si producono spesso sui rami gli scopazzi.
Fra gli animali arrecano danni scoiattoli e topi, l'Heterodera radicicola che attacca le radici, molti insetti che attaccano le foglie, i fiori, i frutti, il legno; questi insetti sono principalmente coleotteri, lepidotteri, ditteri allo stato larvale.
Il genere Pirus (Linneo, 1737) è di difficile limitazione sistematica, perché collegato con Malus, Crataegus, Sorbus; quindi a seconda dei diversi autori può comprendere 50 o 60 specie se si considera estensivamente o solo 14, limitate all'Asia e all'Europa, se si considera in senso ristretto. Fra le specie coltivate nei giardini a scopo ornamentale ricordiamo: P. amygdaliformis Vill. dell'Europa meridionale; P. eleagrifolia Pall. della Crimea, Armenia e Caucaso; P. salicifolia L. della Transcaucasia, Caucaso, Crimea, Armenia.