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persona

Dizionario di filosofia (2009)
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persona


Dal lat. persona; voce prob. di origine etrusca, che propr. significava «maschera teatrale» e poi prese il valore di «individuo di sesso non specificato», «corpo», e fu usata come termine grammaticale e teologico.

Nella teologia trinitaria

Il termine latino persona fu usato anzitutto nella teologia trinitaria e servì a designare quello che i Greci indicavano con i termini ὑπόστασις (➔ ipostasi) e πρόσωπον; sembra sia stato Tertulliano a usarlo per primo. Sono state formulate tre ipotesi a proposito dell’introduzione di tale termine nel linguaggio teologico: la prima lo considera mutuato dal linguaggio giuridico, nel quale il termine indica il soggetto di diritto; la seconda, cosiddetta prosopologica, lo vuole derivato dall’esegesi biblica dei Padri, rivolta talora a individuare la p. a nome della quale fossero pronunciati alcuni passi biblici (in partic. dei Salmi); la terza ipotesi, infine, ritiene il termine derivante dal lessico comune del tempo, cioè come equivalente di individualità umana concreta ed empirica. Quest’ultima ipotesi (Nédoncelle) sembra la più probabile. Tertulliano fa del termine p. un uso non solo trinitario, ma addirittura cristologico, anticipando di due secoli la definizione del Concilio di Calcedonia: «Videmus duplicem statum, non confusum sed coniunctum in una persona, Deum et hominem Iesum» («Osserviamo una duplice condizione, non confusa ma congiunta in una sola persona, Dio e l’uomo Gesù»; Adversus Praxean, 27, 11). Il chiarimento definitivo del termine in ambito teologico si ebbe a Calcedonia nel 451, quando il Concilio distinse φύσις da ὑπόστασις e da πρόσωπον. La φύσις indica che cosa è Gesù Cristo, designando la sua duplice natura, umana e divina, mentre la ὑπόστασις e il πρόσωπον indicano chi è Gesù, designando la sua unica p. divina. A partire da Boezio, a cui risale la famosa definizione «persona est rationalis naturae individua substantia», la teologia scolastica ha sottolineato di più la sussistenza che la relazionalità dell’essere personale.

Nella filosofia moderna

In ambito filosofico le critiche al concetto di p. sono determinate soprattutto dal carattere d’identità temporale a essa considerato intrinseco. In partic., la critica humiana, movendo dal concetto che la sostanza pensante si riduce a un semplice fascio di sensazioni interne, nega per ciò stesso la stabilità oggettiva della ‘persona’, e apre la via al nuovo concetto dell’Io trascendentale, avanzato da Kant ed elaborato dai postkantiani. Le caratteristiche di ‘dignità’ e di ‘insostituibilità’ della p. in quanto p. umana sono state particolarmente sottolineate nel pensiero etico di Kant; uno degli imperativi della ragion pratica suona infatti: «Agisci in modo da trattare l’umanità, così nella tua come nella p. di ogni altro, sempre contemporaneamente come fine e non mai soltanto come mezzo». I temi della finitezza, della libertà e della responsabilità della p. hanno acquistato particolare rilievo nell’ambito del pensiero contemporaneo, soprattutto in quello francese (esistenziale, spiritualista, ecc.; valgano come esempio le teorizzazioni di Marcel e Lavelle). Una distinzione tra p. e individuo ha tentato Maritain, intendendo per individuo la materialità, per p. invece le caratteristiche spirituali, mantenendo peraltro l’inscindibilità delle due componenti. Una posizione originale, influenzata dalla tesi husserliana, è quella di Scheler, che definisce la p. fondamentalmente come «rapporto al mondo»; ne consegue che ciascuna p. in quanto individualità ha a suo correlato un mondo individuale ed è connotata dalla possibilità di agire sul proprio corpo e attraverso il proprio corpo. Questo concetto di p., intesa come «rapporto al mondo», ha costituito poi il punto di partenza dell’esistenzialismo heideggeriano, il quale si incentra appunto nella categoria del Dasein («esserci», «esserci nel mondo», ecc.). Il concetto di p. è stato riproposto, nell’ambito del dibattito sulla natura degli stati mentali tipico della filosofia analitica (➔), soprattutto da Sellars, Hampshire e Strawson, che con esso hanno inteso riferirsi all’individuo in quanto parte di un contesto socio-culturale e in quanto unità psicofisica cui si attribuiscono coscienza, desideri, credenze e responsabilità morale, caratteristiche non eliminabili a favore di una considerazione strettamente neurofisiologica dell’attività mentale, come vorrebbero i sostenitori del riduzionismo di tipo neopositivistico.

Vedi anche
ipostasi medicina Ristagno di sangue nelle parti più declivi del corpo. Il fenomeno si osserva soprattutto nei cadaveri, nei quali si formano chiazze violacee, bluastre o rosso-vinose (macchie ipostatiche) a carico della cute o anche di organi interni, e talora anche in vita, nei casi di grave collasso circolatorio. ... cristologìa cristologìa Parte della teologia dogmatica che tratta della persona di Gesù Cristo in quanto Figlio di Dio incarnato. Storicamente le controversie cristologiche più note sono le discussioni sulle due nature di Cristo (umana e divina) accese a partire dal 4° sec., nel corso delle quali maturò il distacco ... oggetto Ogni cosa che il soggetto percepisce come diversa da sé ed esterna, quindi tutto ciò che è pensato, in quanto si distingue sia dal soggetto pensante sia dall’atto con cui è pensato (per lo più contrapposto a soggetto). In senso concreto, ogni cosa che cada sotto i sensi dell’uomo, in particolare che ... Max Scheler Scheler ‹šéelër›, Max. - Filosofo (Monaco di Baviera 1874 - Francoforte sul Meno 1928). Professore nelle univ. di Jena, di Monaco, di Colonia e di Francoforte. Dopo un saggio ispirato ancora alle prospettive del suo maestro R. Eucken (Die transzendentale und die psychologische Methode, 1900), Scheler, ...
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Vocabolario
persóna
persona persóna s. f. [lat. persōna, voce di origine prob. etrusca, che significava propr. «maschera teatrale» e poi prese il valore di «individuo di sesso non specificato», «corpo», e fu usata come termine grammaticale e teologico]. –...
non-persona
non-persona (non persona), s. f. Essere al quale non è riconosciuto lo statuto di soggetto responsabile, titolare di determinati diritti e doveri. ◆ Si è detto troppo sulla natura dell’embrione: se sia fin dall’inizio del concepimento una...
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