persona
È vocabolo largamente attestato in tutte le opere; ricorre anche nel Fiore e nel Detto.
Un esame del valore semantico della parola nel linguaggio dantesco; non può prescindere dalla definizione, rimasta classica per tutto il Medioevo, che della p. come individualità metafisicamente determinata aveva dato Boezio: " persona est rationalis naturae individua substantia " (De duabus naturis 3, Patrol. Lat. LXIV 1345). Tommaso, inoltre, per la p. in generale, ne identifica la differenza dall'individuo nel fatto che questi è di per sé indistinto, mentre la p., in una natura qualsiasi, significa ciò che è distinto in tale natura (" persona igitur in quacumque natura significat id quod est distinctum in natura illa; sicut in humana natura significat has carnes, haec ossa, et hanc animam, quae sunt principia individuantia hominem ", Sum. theol. I 29 4).
Allorquando p. ricorre in relazione al dogma trinitario (per rendere il concetto greco di ὑπόστασις o πρόσωπον), il suo significato è quello che la speculazione teologica era venuta definendo (cfr. Agost. Trin. VII IV 8 " Quod de personis secundum nostram, hoc de substantiis secundum Graecorum consuetudinem... oportet intelligi. Sic enim dicunt illi tres substantias, unam essentiam, quemadmodum nos dicimus tres personas, unam essentiam vel substantiam "). Così in Pd XXIV 139 credo in tre persone etterne, e queste / credo una essenza sì una e trina, / che soffera congiunto ‛ sono ' ed ‛ este '; Cv II V 7 e 9, Pg III 36, Pd VII 32 e 44, XIII 26 e 27. A questi esempi può essere accostato quello di Pg XXXI 81 la fiera / ch'è sola una persona in due nature, concernente il grifone-Cristo trainante il carro della Chiesa nel Paradiso terrestre.
Illuminante è la definizione tomistica per chiarire il valore del vocabolo allorquando è riferito alla p. umana; l'esempio più valido è offerto da Pd XIV 44 Come la carne glorïosa e santa / fia rivestita, la nostra persona / più grata fia per esser tutta quanta, anche per riflesso del contenuto dottrinario del passo (per il problema della fruizione della beatitudine dopo la resurrezione dei corpi, v. Tomm. Sum. theol. I II 4 5), ma pari peso per un'esatta determinazione semantica hanno Pg XI 51 troverete il passo / possibile a salir persona viva, e, qualora si accolga l'interpretazione proposta dal Pagliaro (Ulisse 17 ss.), anche If I 27 lo passo / che non lasciò già mai persona viva.
Il luogo è assai controverso, anche sintatticamente, potendosi considerare sia che sia persona come soggetto od oggetto, e viva come attributo o predicato; di qua le due interpretazioni tradizionali, così riferite da Benvenuto: " che, idest qui passus viciorum, non lasciò, idest nunquam dimisit personam vivam, quin occiderit ipsam spiritualiter... che, idest quem passum viciorum, persona viva non lasciò giammai, quia oportet omnem hominem venientem in mundum peccare communiter ". A queste interpretazioni, entrambe fondate sull'identificazione del passo con la selva, il Pagliaro ne ha contrapposto una terza: per passo deve intendersi il passaggio attraverso cui il viandante dalla selva si porta sul monte, che è oggetto, viva è attributo di persona e non ha il valore di predicato riconosciutogli dalla maggioranza dei commentatori; il luogo starebbe cioè a indicare che " il passaggio dalla vita bruta, dominata dagli istinti, alla pura vita contemplativa, illuminata dall'idea di Dio, non è dell'ordine normale delle cose: quel varco non è mai permesso a persona vivente, in cui la fisicità sorretta dalla ragione è condizione permanente di peccato " (Ulìsse 22). Sarebbe così confermato che p., " se non ha il significato... neutro di ‛ uomo, individuo ' e al plurale di ‛ gente, moltitudine '... ha costantemente in Dante il significato di ‛ persona fisica ' " (p. 19).
Quest'ultima affermazione merita però di essere vagliata e chiarita.
A difesa della lezione con la sua persona (contro la mia persona della '21), per Pg II 110 ti piaccia consolare alquanto / l'anima mia, che, con la sua persona / venendo qui, è affannata tanto, il Petrocchi (Introduzione 192) osserva: a D. preme " porre in rilievo che la sua anima affannata era giunta fin all'Antipurgatorio con ‛ la veste corporale che le appartiene, che è sua '. D'altronde qui persona è intesa non nel senso materiale di ‛ corpo ', ma in quanto unione del corpo all'anima '... (cfr. anche Barbi Problemi I 227) ". La tesi del Pagliaro va perciò precisata nel senso che in If I 27 p. non ha esclusivo riferimento corporeo, ma ricalca la definizione tomistica di " nesso di anima con il corpo ". Identico valore il vocabolo ha in un gruppo di esempi nei quali è, implicitamente o esplicitamente, posto in relazione con ‛ anima ': Cv IV Le dolci rime 117 solo Iddio a l'anima ... dona [questa grazia] / che vede in sua persona / perfettamente star (altro esempio al v. 127), XX 7 e 8, XXV 11; Pg XIV 19 (dove l'interpretazione qui proposta, diversa da quella consueta di " corpo ", è suggerita dal confronto con i vv. 10-11). Invece, in Vn XXXI 11 Partissi de la sua bella persona / piena di grazia l'anima gentile, il valore di " corpo " è chiaramente prevalente.
Il vocabolo non potrà perciò mai essere applicato a personaggi del poema diversi da D.; dannati e penitenti sono infatti simili corpi (Pg III 32), ma non sono p. nel senso ora indicato proprio perché solo dopo la resurrezione saranno reintegrati in tutti e due gli elementi costitutivi della loro personalità. Di qui la proprietà, dell'esempio di If VI 36 Noi passavam su per l'ombre... / e ponavam le piante / sopra lor vanità che par persona. Naturalmente dovrà essere considerato estensivo l'uso del vocabolo in If XVII 135 discarcate le nostre persone (altro esempio in Pg XII 109) dove, oltre che a D., è applicato a Virgilio.
D'altra parte, già nel latino medievale (se ne vedano gli esempi nel Du Cange), p. aveva acquistato il significato di " corpo ", specie come parola-emblema di una concezione cavalleresca e sensuale dell'amore e della bellezza (cfr. Odo delle Colonne Oi, llassa 17 " la sua persona bella / tolto m'à gioco e risa ", Monaci Crestomazia 108; Tristano Riccardiano " Isaotta la Bionda... iera tanto bellissima e tanto avenante di sua persona, che più neuna altra ", Segre-Marti Prosa 571). D. la riprende in quest'accezione in If V 101 Amor... / prese costui de la bella persona / che mi fu tolta, ma l'adotta di frequente anche al di fuori di qualsiasi particolare notazione psicologica: Pg III 118 io ebbi rotta la persona / di due punte mortali; Vn XIX 19 (due volte) e XXIII 1, Rime LXVIII 19, CIII 5, Rime dubbie VI 1 (dove ricorre il diminutivo persunuzza, burlesco, secondo un uso ‛ comico ' largamente attestato), XII 8, XIII 6; Cv III IV 8, VIII 6, XIV 8, IV XXIV 2, XXVI 2; If XXI 97, Pg XII 8, Pd XV 102; un esempio anche in Detto 439. È già stato detto perché dev'essere considerato estensivo l'uso di If XXIX 72 [i falsari] non potean levar le lor persone; e così pure in XXXI 43, Pg X 113.
Con un'accezione già largamente attestata nel latino classico, p. può anche designare l'individuo considerato nelle sue qualità intellettuali o morali o nei suoi rapporti con gli altri. Quest'uso è attestato per un numero non molto consistente di esempi con riferimento a p. effettivamente esistite o esistenti: If VIII 46 Quei [Filippo Argenti] fu al mondo persona orgogliosa; Vn III 4 Ne le... braccia [di Amore] mi parea vedere una persona dormire nuda... la quale... conobbi ch'era la donna de la salute; Pd XIII 87 l'umana natura mai non fue / né fia qual fu in quelle due persone, cioè in Cristo e in Adamo; e così pure Vn XIV 1 e 2, XXXIII 1, Cv III I 2, If XXVIII 139, Pd VI 135, Rime XCI 90. Più frequentemente, specie in prosa (un solo esempio nelle Rime), sia al plurale sia al singolare (e in quest'ultimo caso ha ovvio valore collettivo) indica una categoria d'individui, genericamente espressi, caratterizzati dal possesso di una determinata qualità; in questo caso è sempre accompagnato da un aggettivo qualificativo o da un participio con valore aggettivale o corrispondente a una proposizione relativa: Vn XXV 10 [di ciò] non... pigli... baldanza persona grossa; Cv III XI 8 quelli si dice amico la cui amistà non è celata a la persona amata e a cui la persona amata è anche amica; Rime LXXXIII 126 per sé caro è tenuto / e disiato da persone sagge; Vn XXV 1, XXIX 4, Cv I IV 4 e 7, XI 6, XII 5, III I 4 e 7, VI 10, X 9, XI 1, IV I 1 e 2 (due volte), VI 5, VIII 3, XXV 9.
Preceduto da ‛ come ' e seguito da un aggettivo qualificativo, da una proposizione relativa o da altra determinazione qualificante, compare in espressioni che determinano analogie, somiglianze o anche relazioni di causa ed effetto: Vn XXIII 4 cominciai a travagliare sì come farnetica persona; If IV 3 io mi riscossi / come persona ch'è per forza desta; Vn XXXVIII 1, Rime CIV 10, Cv III IX 3, If II 132, III 13, XXVIII 111, Pg X 87.
Ancor più frequente è il caso in cui ha significato, per così dire, neutro, di " uomo ", " individuo " (al singolare) e di " gente ", " moltitudine " (al. plurale); in quest'accezione può addirittura identificarsi con un pronome indefinito, con il valore di " qualcuno " in frasi affermative, e di " alcuno " o " nessuno " in quelle negative: Cv II X 7 tre cose... massimamente fanno la persona piacente; Pg IV 103 ivi eran persone / che si stavano a l'ombra dietro al sasso; XXIV 11 dimmi / s'io veggio da notar persona; Vn XXXIX 5 [i miei occhi] non potero mirare persona che li guardasse. E ancora: Vn VII 2, XVI 7 4, XXVI 1, XXXIII 2, XXXIX 8 4; C I I 4, IV 2, IX 10, II Voi che 'ntendendo 57, X 9, VII 12, XI 8, III X 2, IV XX 3; If II 109, XIII 23, XXVII 62, Pg XXII 17, 69 e 135, Pd XVII 104; Rime dubbie XXVI 3; esempi anche in Fiore XCVI 12, CXCI 13.
Sono qui da registrare due occorrenze nelle quali, usato al plurale, il vocabolo non indica semplicemente una moltitudine indefinita d'individui, ma piuttosto determinate categorie. Per spiegare la distribuzione dei violenti in tre gironi, Virgilio osserva (If XI 29) che si fa forza a tre persone, cioè a Dio, a sé, al prossimo; qui p. è il soggetto reale del diritto, in rapporto al quale la norma si pone e si configura: il vocabolo ha pertanto un valore categoriale del tutto particolare. In modo analogo, la deplorazione per il sovvertimento provocato nel consorzio civile dall'immigrazione disordinata di forestieri in una città è espressa in Pd XVI 67 con una sentenza che ha valore generale: Sempre la confusion de le persone / principio fu del mal de la cittade; anche qui persone non vale semplicemente " individui " ma piuttosto " gruppi d'individui ", " stirpi diverse ", corrisponde cioè al plurale di un sostantivo avente di per sé valore collettivo.
Discussa è l'interpretazione di Pg XXVI 126 Così fer molti antichi di Guittone, / di grido in grido pur lui dando pregio, / fin che l'ha vinto il ver con più persone; alcuni spiegano " finché la verità nel giudizio di molti letterati (con più persone) ha vinto il pregio a lui dato (l'ha vinto; ma ‛ lo ' potrebbe riferirsi anche a Guittone) "; altri intendono invece: " grazie alla fama assodata di molti poeti a lui superiori ". Per una diversa lezione del verso, v. Petrocchi, ad locum.
Il vocabolo ha valore anche più generico allorquando è accompagnato da un aggettivo dimostrativo, indefinito (o anche qualificativo usato con significato indefinito) e possessivo. In tutti questi casi il sintagma sostituisce il pronome corrispondente.
Se si eccettua Vn XL 9 quelle persone che neente / par che 'ntendesser, appartengono al primo gruppo esempi nei quali compare sempre il dimostrativo ‛ altro ', o al singolare (Pg XX 123) o al plurale (Vn XXXVII 6, Cv III I 3, Fiore CXLVII 8); in Fiore CXXXIII 5 si ha ogn'altra persona.
Con aggettivi indefiniti: alcuna persona, Cv IV I 4; ogne persona, If XXXIII 84; nessuna persona, Fiore LXXXIII 9; molte persone, Vn XVIII 1; tutte le persone, XXVI 15; più persone, V 3, Pg XV 87; cotante persone, Rime LXXXIII 103. Qui può citarsi anche una persona, ricorrente in Cv I VIII 14 con il significato di " qualcuno ", e posto in correlazione con un'altra, in III X 6. Con aggettivi qualificativi con significato indefinito: Vn XII 6 certe persone, " taluni ", " certuni "; Cv III XI 7 singolari persone, " i singoli " (altri esempi in IV XII 9, XX 5 [tre volte]); e vadano qui ricordate anche le locuzioni indiffinita persona (Vn VIII 12, XXIII 29) e persone ispeziali (Fiore CXIII 1), " determinate categorie d'individui ".
Assumono il valore del corrispondente pronome personale la mia persona (Vn XIV 9, Rime LXVII 60, Cv I III 5), la tua persona (Vn XII 6). Al contrario, io poggiai la mia persona... ad una pintura (XIV 4) dev'essere inteso " poggiai il mio corpo "; le due interpretazioni (" me " o " il mio corpo ") sono entrambe possibili per Fiore CCII 7 a me piace, se ciò che pigliaste, / o la persona mia ancora ingaggiaste, " deste in pegno ".
Ha valore puramente fraseologico in Cv IV XXIV 15 la persona del padre sempre santa e onesta dee apparere a li suoi figli.
Con significato più vicino all'etimologico, e quindi all'accezione fondamentale che il vocabolo ha nel latino classico, indica i personaggi introdotti a parlare in una lirica: Cv II XI 5 la bontade di questa canzone è malagevole a sentire per le diverse persone che in essa s'inducono a parlare; Vn XXXIII 2 e 4. Diverso ma analogo valore ha in XXV 9 Per Orazio parla l'uomo a la scienza... sì come ad altra persona... Per Ovidio parla Amore, sì come se fosse persona umana. Abbastanza comune è la locuzione ‛ in p. di ', seguita dal nome del personaggio che lo scrittore introduce a parlare: Cv IV XXVIII 6 dice Tullio, in persona di Catone vecchio; III XV 16, IV IV 11, V 2, XXI 9, XXVII 16. Con il significato di " in nome di ": Vn XXXII 6 13 Voi udirete lor [i miei sospiri]... / dispregiar talora questa vita / in persona de l'anima dolente; vale " in luogo di ", in Cv I VII 5 le canzoni, che sono in persona di comandatore, sono volgari.
Dal significato di " corpo " deriva quello di " vita ", frequentemente attestato nella lingua coeva; ne sono esempi Cv IV XIII 11 Quanta paura è quella [del ricco] ... non pur di perdere l'avere, ma la persona per l'avere!; II X 5 (dove si accosta al valore di " salvezza "); Vn V 2 cotale donna distrugge la persona di costui (che potrebb'essere anche semplice perifrasi per " costui ").
Ambiguo anche il senso di Fiore CCXX 7 non fia nessun che si difenda / ch'ella de la persona no gli affenda; enda; l'espressione limitativa de la persona si usava spesso in frasi come ‛ malato, ferito de la p. '; qui può valere " che ella non offenderà nel corpo " o " nella vita ".
Indica la categoria verbale: Cv IV XXV 11 ‛ adorna ' è verbo ... indicativo del tempo presente in terza persona; Vn XII 17, XIX 1.